2007: un papà chiede aiuto telefonando ad un centro anti-violenza, racconta di subire violenze dalla moglie. RIFIUTATO. Aggiunge che ha subito tentati omicidi, che è preoccupato per i bambini, ci sono seri problemi, la moglie minaccia di buttarsi giù con la bambina. RIFIUTATO. Nessun aiuto per uomini e bambini. Solo per le donne. Tenta a tre numeri diversi, e la risposta è sempre la stessa. RIFIUTATO. Con la beffa finale: “sua moglie potrebbe chiamarci, lei no”. (Link al filmato).
2010: Inchiesta de Le Iene: una di loro telefona al numero anti-stalking, pagato con i soldi di tutti dalle Pari Opportunità, e le viene offerta anche assistenza legale. Uno di loro telefona allo stesso numero, ma è un uomo: nessun aiuto. RIFIUTATO. (Link al filmato). Le Iene riescono a parlare con la Ministra delle Pari Opportunità, che riesce a mettere in riga le telefoniste. Ben fatto.
Ma, temiamo, misura di facciata. Il vero problema è dietro le quinte, e l’unica soluzione sarà evitare che le femministe gestiscano la res publica. Da più parti viene chiesto che i centri anti-violenza femministi vengano rimpiazzati con centri pubblici gestiti da donne e uomini che collaborino per il bene di tutti, così come proposto dalla loro fondatrice Erin Pizzey e dal prof. Amendt, così come si fa in tutti gli altri campi, senza distinzione di genere, etnia, credo.
Si veda anche: Padre chiede aiuto a centro anti-violenza e subisce false accuse