Centro anti-violenza “denuncia” comune

Immaginiamo che un Comune paghi una ditta per realizzare siti web.  Ad un certo punto vuole verificare questi siti web, e la ditta risponde: ne abbiamo fatti 8, sono venuti bene, ma non ti diciamo gli indirizzi di questi siti; pagaci lo stesso, altrimenti ti denunciamo.  Impossibile?

Ebbene, un comune italiano paga 22000€ annui ad un locale centro anti-violenza.  La dirigente del settore Servizi Sociali chiede di verificare il loro operato, ma il centro rifiuta di fornire i nomi delle donne che hanno usufruito del loro servizio. Il comune smette di pagare.  Un Giudice ha dato torto al comune [link: la sentenza].

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Ingenti somme di denaro pubblico dovrebbero quindi essere lasciati ad una gestione privatistica basata sulla fiducia?  La riforma proposta dal prof. Amendt risolverebbe anche questo problema: chiudere questi centri e includere le loro competenze nel settore pubblico, affidandole a uomini e donne capaci di collaborare sulla base dell’etica professionale nell’aiutare famiglie con problemi di violenza.

Il motivo principale addotto dal sociologo prof. Amendt non è di carattere economico (ed ovviamente non ha niente a che fare con il caso particolare); ben altre conseguenze negative egli vede nell’aver abbandonato tali compiti a centri che definisce “focolai  di misandria” per via della loro matrice femminista e anti-famiglia.

In sostanza oggi sembra esistere una sorta di “polizia privata” (ma a spese dello Stato, privato del diritto di controllo in base al principio della “privacy”) operata da solo donne per solo donne.   Bambini di cui era stata denunciata la scomparsa sono stati ritrovati mesi dopo in questo tipo di centri.  Quando poi risulta che il “padre cattivo” da cui difenderli esiste solo nel paraocchi dell’ideologia femminista, chi ripaga questi bambini della vita persa?  E se hanno subito un danno biologico, quale l’alienazione genioriale, saranno le femministe o i Comuni e quindi noi tutti ad essere responsabili del male fatto a questi bambini ed a rimborsarli?

Per approfondire:

  • la fondatrice dei centri anti-violenza ci racconta che le femministe se ne sono appropriati trasformandoli in “copertura per odiare gli uomini” [link]
  • inchiesta della giornalista Donna Lafambroise su “centri antiviolenza: supermarket di divorzi per donne” [link]

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