Ai giudici, agli assistenti sociali, agli psicologi, ai tribunali…

Dedicato a tutti coloro che non si rendono conto di cosa significhi togliere un figlio ad un genitore.

Per sempre.

L’ultima Neve Di Primavera (Raimondo Del Balzo 1973)

Perché sono tanti, troppi, i bambini tolti ai genitori. Bambini che muoiono con i loro genitori sulla giostra del SISTEMA dei Tribunali Italiani


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Tribunale di Torino "contro" la tutela dei diritti del minore

La Francia condanna, l’Italia avalla… Cronostoria di una sottrazione.

La città di Torino e il suo tribunale, ultimamente, sono balzate agli onori della cronaca giudiziaria in materia di famiglia e affidamento dei figli. Purtroppo, non in positivo. La vicenda che vi raccontiamo è ancora in corso, e ci è stata notiziata dal diretto interessato. Ne parleremo citando le persone con nomi di fantasia, ma i fatti sono qui, nudi e crudi.

Giovanni, di nazionalità Italiana, si è sposato nell’agosto 2004 con Camille, di nazionalità Francese. Fin dal 2001 i coniugi risiedono, vivono e lavorano in Italia, a Torino. Nel febbraio 2007 nasce a Torino la figlia della coppia, Michelle. La coppia, insieme alla figlia, continua a vivere in Torino, in costanza di matrimonio, fino al mese di giugno del 2008. La vita si svolge normalmente. Mai nessun accenno è stato fatto circa una crisi di coppia o una possibile volontà di separazione.

Camille fa sapere al marito di voler recarsi nel nord della Francia per una settimana con la figlia, al fine di far visita a sua madre e alcuni parenti che non vede da tempo. Il marito non ha nulla da eccepire, e la signora fissa la data di partenza al 18/6/08 e quella di rientro al 25/6/08.

Ma il 24/6/08, la signora, dalla Francia, comunica telefonicamente al marito, del tutto ignaro, di aver chiesto la separazione e di avere già depositato in tribunale il relativo ricorso il 16/6/2008. In molteplici e concitati contatti telefonici il marito la prega di rientrare immediatamente in Italia con la bambina. Lei oppone un netto rifiuto e dichiara di voler trattenere la bambina in Francia presso di se, come in effetti fa.

Il 27/6/08 Giovanni parte in macchina sperando di riportare la bambina in Italia, ma rientra in Italia senza riuscire a convincere la moglie a rientrare in Italia, né a farsi riconsegnare la bambina.

La madre di Michelle ha fatto anche di più. Con un esposto rilasciato alla Polizia francese lo stesso 27/6/08, da un lato ammette di avere annunciato al marito la propria intenzione di separazione solo dopo essersi trasferita in Francia con la figlia, ma dall’altro fornisce alla Polizia i tratti somatici identificativi del marito, poiché dice di temere che il marito voglia “rapire” la figlia e riportarla in Italia.

Inoltre, mentre già si trova all’estero, fà depositare dal proprio legale di Torino – che quindi ben sapeva della sottrazione – una richiesta ex. art. 709 ter di autorizzazione a trasferirsi con la figlia in Francia. Tale richiesta invita esplicitamente il giudice a pronunciarsi anche “inaudita altera parte,” cioè senza contraddittorio e senza nulla far sapere al marito.

L’ 8/7/08, il Presidente rigetta il ricorso e fissa la data dell’udienza presidenziale al 30/10/08 (…). Nessun ordine di rimpatrio, nè altro, solo un bel rinvio all’autunno chè l’estate, si sa, a Torino è troppo afosa. Nel frattempo Camille permane tranquillamente in Francia con la bimba.

Come accade spesso agli uomini – meditate, padri, meditate…- Giovanni inizialmente non compie alcun atto giudiziale, pensando che la situazione sia dovuta ad un momento di passeggera confusione della moglie, e spera che il tutto possa risolversi con una riconciliazione. Intanto la madre, forte della propria condizione di forza attribuita dal giudice italiano, detta al marito le condizioni con le quali potrà vedere la figlia, e si riesce a riportare la figlia in Italia per le vacanze estive, per due settimane in agosto.

A fine agosto 2008, Camille si reca in Calabria, dove la minore trascorreva le vacanze con il padre, per riportare la figlia in Francia. Qui,  fa credere al marito di volere una riconciliazione, rinuncia agli atti di separazione in essere presso il Tribunale di Torino, ed ottiene dal marito autorizzazione a recarsi Generic Cialis in Francia con la minore fino alla fine di settembre 2008 per sistemare alcune faccende di lavoro, prima di poter rientrare definitivamente in Italia dal marito.

In realtà, non appena rientrata in Francia, Camille presenta in Francia richiesta di divorzio, senza nulla dire al marito, che ne attende invano il rientro. Per guadagnare tempo, propone un primo rinvio ai primi di Ottobre, che presto diventa la metà del mese con il pretesto di un’improvvisa malattia della figlia.

Infine, il 20 ottobre 2008, Camille dice finalmente al marito di non sentirsela di rientrare. Giovanni parte nuovamente in macchina, e intanto la moglie, che nessuna autorità aveva ancora autorizzato a trattenere in Francia la minore (nata in Italia, residente in Italia), ottiene incredibilmente dal Ministero dell’Interno Francese un provvedimento restrittivo per non fare uscire la minore dal territorio Francese, il tutto sempre in assenza di qualunque contraddittorio, e senza che il padre ne sapesse nulla.

Giovanni arriva nel nord della Francia, si reca al domicilio della moglie (che viveva con la madre), ma non trova nessuno. Per due giorni cerca in tutti i modi la moglie e la figlia, senza averne alcuna notizia. Quindi rientra in Italia, con le pive nel sacco. Non avrà alcuna notizia per più di sette giorni.

A questo punto, rientrato in Italia e compresa la realtà della situazione, Giovanni fa ciò che andava fatto prima: sporge querela per sottrazione di minore presso il Tribunale di Torino e presso la Camera Penale del Tribunale francese; presenta ricorso per separazione giudiziale presso il Tribunale di Torino; scrive all’autorità centrale Italiana del Ministero della Giustizia, al fine di ottenere il rientro coatto della minore in Italia, ai sensi della convenzione dell’Aia del 25/10/1980 e del Regolamento CE n. 2201/2003; presenta una istanza in Francia presso il Giudice per gli affari famigliari al fine di ottenere il riconoscimento della competenza del Tribunale di Torino nella propria causa di separazione e affidamento della minore.

E così facendo, Giovanni ottiene ampia soddisfazione presso i Tribunali Francesi, ma non altrettanta presso il Tribunale di Torino. In particolare, il Giudice per gli affari famigliari Francese stabilisce che la competenza per la causa di separazione e affidamento della minore è del Tribunale di Torino, e afferma esplicitamente che il trasferimento della minore in Francia costituisce un atto illecito, e che la minore sarebbe dovuta rientrare in Italia, ma Il Presidente della VII Sez. Civile del Tribunale di Torino, pur essendo a conoscenza dell’ordinanza del Tribunale Francese, e pur riconoscendo esplicitamente che il trasferimento della minore in Francia da parte della madre costituisce un atto illecito, avalla il comportamento della madre, disponendo che la minore mantenga “la residenza anagrafica e la dimora abituale presso la madre.”

Tra l’altro, l’intervenuta ordinanza presidenziale di cui sopra fà decadere gli effetti del procedimento di rientro della minore avviato presso le Autorità Centrali dei Ministeri Italiano e Francese, che viene così archiviato.

Pertanto Giovanni, pur godendo nominalmente e solo formalmente di un “affidamento condiviso” della minore, viene di fatto condannato ad una vita impossibile fatta di continui e onerosi viaggi verso in Nord della Francia per poter vedere la figlia.

Ad aprile 2010 una consulenza tecnica di ufficio (CTU) ordinata dal Tribunale di Torino stabilisce, tra le altre cose, che le frequentazioni della minore con il padre debbano essere ampliate (in particolare, che la minore possa trascorrere cinque settimane in estate in Italia con il padre), e che nulla osta affinché la minore sia collocata in via definitiva in Italia presso il padre.

Ma le sorprese non finiscono qui. Il GIP di Torino dispone l’archiviazione del procedimento penale intentato da Giovanni contro la moglie, motivando tale decisione con la non procedibilità, trattandosi di reato commesso da cittadino straniero non presente sul territorio Italiano.

Il 1 aprile 2010, la Camera Penale del Tribunale francese condanna invece Camille ad un mese di reclusione, e al pagamento dei danni morali a Giovanni, ma questo non è sufficiente a far cambiare le cose, che sembrano cristallizzate da quando la madre ha messo tutti di fronte al fatto compiuto.

A maggio 2010, infatti, il nuovo GI presso il Tribunale di Torino dispone un ampliamento del diritto di visita della minore con il padre, ma senza ancora ordinare il rientro in Italia della minore, e senza concedere le cinque settimane estive previste dalla stessa CTU: le settimane estive rimangono tre, per giunta divise in due periodi, mantenendo  anche sul padre, per nulla responsabile del fatto che la minore si trovi all’estero e a grandissima distanza dalla residenza paterna, parte dell’onere economico e morale degli spostamenti.

Adesso Giovanni chiede il ritorno definitivo della figlia in Italia. E’ il suo paese, è lì che è nata.

A Torino la dea Giustizia spesso non esce dal palazzo e non viene distribuita tra la gente, fa troppo caldo. Meglio rimanere al fresco dei condizionatori, oppure migrare verso le fresche terre di Francia.

[Fonte: adiantum.it]

Scriviamo al Trubunale dei Minorenni di Lecce. Una mamma cerca suo figlio…

L’interesse superiore del minore e’ di crescere a casa con i propri genitori. Che lo Stato tuteli ed aiuti le famiglie in difficolta’.

Ognuno può usare le parole che crede. Non si deve offendere nessuno. Si deve solo ricordare a chi sembra averlo dimenticato che ogni bambino ha il diritto alla propria infanzia con i propri genitori e che lo Stato deve aiutare affinché questo diritto di ogni bambino sia rispettato.

Bastano pensieri semplici e spontanei che esprimano ed accolgano l’appello della mamma di Kristian.

La storia ed i documenti li trovate su FaceBook qui:

http://www.facebook.com/pages/Aiutatemi-a-ritrovare-mio-figlio-Kristian/134984073181163

Cialis center;”>Inviare mail o fax a:

Tribunale per i Minorenni di Lecce

Fax: 0832 307874

email: tribmin.lecce@giustizia.it

SPECIFICANDO NELL’OGGETTO:

APPELLO PERCHE’ KRISTIAN SIA RESTITUITO ALLA MADRE NATURALE

La foto di Kristian diffusa dalla mamma Cristina Conte (risale a 3 anni fa)

Si prega dare notizia dell’invio nei commenti a questa pagina che pubblicheremo.

Quando per educare un figlio la madre chiama i carabinieri

Un ragazzino di 13 anni era ossessionato dai videogiochi. I militari gli hanno sottratto la Playstation

Che cosa fare con un figlio adolescente che rimane per giorni attaccato al suo videogioco, rintanato in camera, rinunciando ad andare a scuola e rifiutando persino il cibo? Che cosa fare? Troppo tardi per minacciarlo con il classico: guarda che chiamo il lupo cattivo! Un tredicenne non si fa certo intimorire da così poco, e oggi forse anche un bambino di tre anni ci farebbe su una sana risata. Troppo presto per urlare: o la smetti o ti sbatto fuori di casa! Troppo pericoloso cercare di farlo rinsavire con due schiaffoni: i ragazzi di quell’età, oggi, non si sa mai come possono reagire. E poi le sberle sono decisamente fuori moda. Dunque, che fare? Una mamma dei dintorni di Genova, dopo averle provate tutte, ha deciso di chiamare i carabinieri, come facevano una volta le mogli di fronte a unmarito violento. E pare, infatti, che il ragazzo ricorresse alla violenza allorché la madre cercava di distoglierlo dalla sua ossessione. Insomma, i carabinieri sono arrivati e, dall’alto della loro autorità, hanno fatto quel che i genitori, a quel punto, non sarebbero mai riusciti a fare: hanno sequestrato al ragazzino la console con alcuni «wargame», il cui uso, peraltro, era autorizzato solo agli adulti. Pare che il giovane avesse da poco scoperto la possibilità di collegarsi online con altri utenti per giochi della durata di diversi giorni.

La notizia è di quelle degne di far riflettere a più livelli, e sono domande pressoché tutte scontate: sulla dipendenza psichica indotta da certi congegni elettronici; sulla reclusione volontaria cui si sottopone un ragazzo isolandosi dal mondo esterno; sul potere (quasi nullo?) che ha la famiglia di rompere questa rassicurante ed estraniante coazione a ripetere; sulle relazioni «deboli» di padri e madri con i figli; sul nuovo rapporto degli adolescenti con la realtà (virtuale e/o fisica) eccetera. Diciamo la verità, anche in tempi di famiglie in bilico come i nostri, non è facile accettare alla cieca l’escamotage di quella madre quarantenne (probabilmente in preda a una crisi di nervi): delegare all’autorità costituita la propria responsabilità, per richiamare al mondo il figlio inebetito o in fuga verso altri pianeti non necessariamente felici, anzi. Ma pur riconoscendo che non è un gran segno di autorevolezza, non è neanche difficile mettersi nei suoi panni (a proposito, dov’era il padre, nel frattempo?): per rompere la routine autistica dell’isolamento adolescenziale, diciamo alla disperata, possono andar bene anche i carabinieri. In fondo sappiamo che negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di adolescenti depressi rimasti Generic Cialis Online barricati nella propria stanza per anni, vittime di giochi elettronici o di altre prigioni online: ne è nata anche un’ampia bibliografia che classifica questi fenomeni generazionali con il termine giapponese hikikomori, che letteralmente significa «confinati», «chiamati fuori».

Chiamati fuori da chi? Da se stessi, al punto da scegliere una non-vita eremitica (con i piedi in casa delle famiglie d’origine e la testa nella blogosfera) piuttosto che affrontare la velocità angosciante del mondo. E non c’è da meravigliarsi che dal Giappone, dove è nata, questa sindrome ( che porta nei casi più gravi all’ospedalizzazione o al suicidio) sia arrivata da anni nei Paesi occidentali, e dunque in Italia. Certo, il ricorso al carabiniere ha tutta l’evidenza dell’ultima spiaggia per genitori disperati: la stessa che induce, appunto, una moglie maltrattata a chiamare il 118. Una terapia choc. Sarebbe stato molto meglio non arrivare a tanto, ovvio: evitare l’apartheid domestico (è il sociologo Zygmunt Bauman a ritenere che ormai si vive in tanti bunker privati autosufficienti anche all’interno delle proprie case) e magari favorire nei figli un senso della realtà attraverso l’imposizione di qualche limite senza necessariamente aborrire tutto ciò che crea conflitto e divisione. È pur vero che se in passato si sbagliava per eccesso di sicurezza autoritaria (che si chiamava autoritarismo), oggi i genitori sbagliano perché hanno troppo timore di sbagliare: e preferiscono eclissarsi o evitare di prendere posizione. Una telefonata tempestiva ai carabinieri risolve le emergenze (e può essere una fortuna), non aiuta certo a crescere i propri figli.

Paolo Di Stefano


[Fonte: corriere.it 13 giugno 2010]

Il grido di una donna "maltrattata" DUE volte. Insieme al figlio.

Su FaceBook da qualche giorno è nato un gruppo “Aiutatemi a ritrovare mio figlio Kristian!!!” che ha già superato i 5.000 iscritti.

L’indirizzo del gruppo è questo http://www.facebook.com/group.php?gid=108052742574337

E’ il grido di una donna e di un minore “maltrattati” DUE volte.

Prima il convivente che maltratta lei e il figlioletto.

Poi il dipanarsi della vicenda che vede le Istituzioni SORDE a qualsiasi appello.

5 Anni fa la donna riesce a sottrarsi ai maltrattamenti: intervengono i carabinieri e dopo il ricovero in ospedale, il Tribunale dei minorenni di Lecce le toglie il figlio ricoverandolo in Istituto.

Adesso la mamma sta cercando il figlio e lancia l’appello affinché le ISTITUZIONI riesaminino il suo caso.

Questa volta sotto gli occhi di tutti.

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Uno screenshop della bacheca del gruppo “Aiutatemi a ritrovare mio figlio Kristian!!!”

Accuse di pedofilia strumentalizzate per colpire impunemente qualunque "nemico".

il clima culturale imperante colpevolizza la categoria maschile. La morbosa ossessione mediatica, puo’ incentivare l’utilizzo strumentale di segnalazioni per colpire impunemente qualunque “nemico”

[Fonte: http://www.gesef.it/documento.htm]

AL COMUNE DI ROMA

Assessorato Città delle Bambine e dei Bambini

Tavola Rotonda sulla Pedofilia

L’Associazione di Volontariato GESEF – Genitori Separati dai Figli – ha per scopo statutario la tutela dei minori figli di genitori separati/divorziati, e la difesa dei loro diritti.

In oltre sette anni di attività, nel corso dei quali ha monitorato migliaia di casi, ha altresì maturando una profonda conoscenza ed esperienza del fenomeno separazione/divorzio e relative implicazioni, con particolare riguardo alle nefaste conseguenze sui minori derivanti dalla conflittualità tra ex coniugi.

La GESEF pertanto CONDANNA QUALUNQUE FORMA DI ABUSO E VIOLENZA IN QUALUNQUE MODO PERPETRATA SUI MINORI.

In riferimento al fenomeno della pedofilia, argomento dell’odierna tavola rotonda organizzata dell’Assessorato all’Infanzia, la GESEF si fa interprete del punto di vista di genitori e figli vittime non della pedofilia ma delle devastanti conseguenze di false accuse in tal senso.

I DATI

  • Annualmente vengono forniti i dati circa il numero di denuncie di abuso sessuale su minori pervenute alle competenti Autorità, ma non viene fornita alcuna statistica ufficiale circa l’esito di dette denunce.
  • Da ricerche effettuate a livello clinico, scientifico e giurisprudenziale risulta che: a) l’abuso sessuale costituisce il 9% di tutte le segnalazioni di violenza fisica o psichica su minore b) oltre il 90% delle segnalazioni di abuso sessuale su minore risultano infondate c)dei rimanenti casi sottoposti a giudizio penale, sembra che solo 0,8% si concluda con una condanna definitiva dell’imputato.
  • Le informazioni ufficiali non distinguono mai il livello di gravità e la consistenza degli abusi denunciati: cosicché una qualunque situazione di vita quotidiana (fare la doccia insieme ad un bambino) o di accudimento (inserire una supposta di tachipirina ad un bambino febbricitante) mistificata, viene parificata ad azioni intenzionali di molestia ed abuso.

IL CONTESTO

Il funzionamento dei Tribunale dei Minorenni, il meccanismo attivato dalle vigenti norme (intervento dei Servizi Territoriali – immediato allontanamento del genitore presunto abusante per un tempo indefinito senza alcuna audizione dello stesso – istituzionalizzazione dei minori), il clima culturale imperante che colpevolizza aprioristicamente la categoria maschile e la morbosa ossessione mediatica, può incentivare l’utilizzo strumentale di segnalazioni in tal senso per colpire impunemente qualunque “nemico”.

  • Oltre il 40% delle segnalazioni di abuso sessuale provengono da situazioni di disgregazione familiare : genitori separati/divorziati affidatari della prole – perlopiù madri – che ottengono in tal modo di eliminare l’altro genitore dalla vita dei figli.. Una ampia e seria letteratura scientifica – in Italia in particolare gli scritti dei Prof. F. Montecchi, G.Gulotta, G.Bollea, I Buzzi – descrivono la personalità borderline di questi genitori, ed i gravissimi danni determinati sull’evoluzione psico-fisica dei loro figli minori.
  • Anche in assenza di separazione/divorzio, in un contesto culturale di azzeramento della funzione educativa-formativa paterna come ben descritto da Don Mazzi, si verificano casi di adolescenti che, evidentemente suggestionati, denunciano molestie subite durante l’infanzia allo scopo di “punire” quel genitore ritenuto troppo severo e autoritario. Valga per tutti il caso di Alessandra B. che, pentita, ha poi chiesto al Presidente Ciampi la grazia per il proprio padre innocente già definitivamente condannato.
  • Non si hanno dati circa il numero di segnalazioni di possibile abuso sessuale intrafamiliare effettuate da parenti, vicini di casa, conoscenti. La scrivente Associazione ha trattato diversi casi, tra cui: a) una madre nubile, i cui due bambini nati da una relazione con un uomo sposato sono istituzionalizzati poiché ritenuti in stato di abbandono e sospetti di subire molestie dal nonno materno, che accudiva saltuariamente i nipotini mentre la figlia lavorava. La signora, oltre ad essere una giovane e splendida donna, svolge la professione di applaudita cantante in alcuni locali notturni. La segnalazione è arrivata agli Assistenti Sociali da una casalinga del vicinato. . b) il figlio di una coppia non sposata in precarie condizioni socio-economiche, già sotto “tutela” dei Servizi Territoriali, è stato allontanato per incuria e sfruttamento e posto poi in stato di adottabilità. Tale intervento sembra sia stato sollecitato da una sorellastra della signora al fine di “recuperare” più facilmente il possesso di un appartamento abitato dalla coppia, già proprietà della comune madre. Eclatante la vicenda dei quattro fratellini istituzionalizzati perché sospetti di subire maltrattamenti e molestie sessuali in famiglia, la quale, guarda caso, conduceva da anni battaglie legali contro alcuni poteri forti locali, per difendersi da un illegittimo esproprio terriero.
  • Circa il 15% delle accuse è riferita all’azione di insegnanti, educatori, sacerdoti, allenatori, medici curanti. Non è dato conoscere in che misura le accuse siano elevate dalle stesse vittime per vendicarsi di presunta trascuratezza o di torti subiti, o semplicemente suggestionati dal contesto di indagine. L’attuale Ministro di Giustizia ha manifestato la volontà di rivedere l’intera vicenda di un educatore accusato di molestie da adolescenti a lui affidati e già in carcere con una pesante condanna.
  • Si tende a raffigurare, nell’intento di diffondere opportuno allarmismo, qualunque azione ritenuta lesiva per i minori – dalla più inconsapevole “molestia” al delitto più efferrato – come reato di pedofilia, termine dal significato molto vago e sfumato. Inclusa la prostituzione minorile, perlopiù connessa al consumo di droghe ed all’ottenimento di soldi facili da parte di chi la pratica, come si evince già da casi di cronaca degli anni ’70 (vedi la vicenda di PierPaolo Pasolini) fino alla più recente immigrazione clandestina di migliaia di ragazze extracomunitarie.
  • Talora il reato di pedofilia è associato alla pratica di riti satanici: Augusto Cortelloni racconta nel suo libro l’evolversi di un mega processo che ha coinvolto un intero paesino della Bassa Modenese. Altrettanto raccontano alcuni autori riuniti sotto lo pseudomino Luther Blisset. Accanto ai danni gravissimi e irreversibili provocati, emerge la drammatica ridicolizzazione della magistratura e di intere comunità civili che simili interventi giudiziari comportano.

MODALITA’ DI INTERVENTO DELLA MAGISTRATURA E DEI SERVIZI TERRITORIALI

Le inchieste che vedono al centro i minori si svolgono con un meccanismo tanto implacabile quanto ripetitivo, con una allarmante prevaricazione giudiziaria e amministrativa.

  • E sufficiente una segnalazione di “problemi” da sospetti abusi ed il Tribunale dei Minori – a tutt’oggi considerato Tribunale Speciale – autorizza l’immediato sequestro dei minori dal/i genitore/i , senza alcuna audizione dello stesso. Per il/i genitore/i scatta automaticamente la presunzione di colpevolezza: e più protesta più viene punito con l’allontanamento dai figli. Con la riforma dei codici ai magistrati è stata riconosciuta l’impossibilità di sommare nella stessa persona funzioni inquirenti e giudicanti. Un potere enorme che resta invece affidato al giudice minorile, i cui provvedimenti, titolati provvisori per anni, non sono impugnabili; dove è formalmente impedito l’accesso agli atti, dove è negato il diritto al contraddittorio al genitore presunto “abusante” poiché il Giudice è al tempo stesso organo giudicante e portatore dell’interesse del minore. Una prassi antidemocratica e incostituzionale, Un obbrobrio, anacronistico e pericolosissimo perché fornisce l’alibi dottrinario, la base giudiziaria degli interventi di altri magistrati in inchieste penali.
  • Gli operatori (assistenti sociali e psicologhe ASL), in base ai protocolli vigenti, in caso di sospetto “abuso” hanno l’obbligo di segnalare al TM. Non hanno però alcun obbligo di video/fono registrare gli incontri con minori e adulti, tenere una cartella clinica o anche un semplice brogliaccio di note, per cui il loro operato sfugge a qualsiasi controllo: non sono quindi responsabili penalmente di eventuali azioni di calunnia, circonvenzione, maltrattamenti o quant’altro.
  • Anche quando l’accusa di abuso si rivela infondata il TM mantiene aperto il procedimento per anni, allo scopo di verificare la “capacità/incapacità genitoriale”. Scrive Augusto Cortelloni nel suo libro: …”Sconosciuta nel regime precedente, questa indimostrabile attitudine ad essere padri e madri….questa ibrida fattispecie giuridica… è stata introdotta nella nuova normativa sulla base di un criterio quasi filosofico, impalpabile,………. per essere utilizzata in qualsiasi modo non solo dal Tribunale dei Minori ma anche da operatori sociali e psicoterapeuti…. E’ lo stravolgimento del diritto: la sua applicazione viene subappaltata a persone che nulla sanno di come si applicano i codici, che sono irresponsabili per le loro gravi scelte ed impunite anche in caso di malafede”.
  • Numerosi operatori del diritto, avvocati e magistrati, denunciano da anni la presunta incostituzionalità dell’operato dei TM, oggetto di numerose interrogazioni parlamentari nella passata legislatura. L’attuale Ministro di Giustizia ha già predisposto una indagine conoscitiva circa l’operato del TM di Milano e dell’Ufficio Speciale della Procura di Milano diretto dal PM Pietro Forno. Auspichiamo, come da noi espressamente richiesto, che l’indagine si estenda a tutti i TM e le Procure della Penisola.

VALIDAZIONE DELLE ACCUSE

  • Non esistono metodiche e tests scientificamente convalidati che possano condurre con certezza alla diagnosi di abuso sessuale, poiché i segni testologici e clinici sono pressoché identici sia nei casi di abuso emozionale/psicologico che sessuale.
  • Le scale di validazione dei tests diagnostici utilizzate da consulenti di tribunali e di parte sono in ampia misura autoreferenziate, prive di qualunque consolidata base scientifica.
  • Si qualificano come indicatori di abuso anche elementi aspecifici, come disegni con simboli fallici o interpretazioni di singoli aspetti dei test mentali, ed addirittura il diniego della presunta vittima a “confessare” gli abusi subiti.
  • E’ stata denunciata in diverse occasioni – Prof. De Leo, Prof Ernesto Caffo, Prof Marco Lagazzi – l’utilizzazione distorta dei test proiettivi, la compromissione e mistificazione di tali strumenti e l’imposizione del libero arbitrio rispetto a posizioni scientifiche acquisite. Augusto Cortelloni sottolinea le manipolazioni, le suggestioni ed i ricatti perpetrati da operatori sociali ed investigatori per indurre i minori a “confessare” gli abusi subiti.
  • Il risultato delle perizie, e conseguente validità, dipende dal potere che il Consulente può esercitare nel contesto sociogiuridico del Tribunale in cui opera, dalla necessità di tutelarsi all’interno del sistema, dai suoi rapporti col magistrato e relativo condizionamento per futuri incarichi, dalle aspettative del committente, dal rapporto con i rispettivi legali, dal suo mondo di stereotipi, dalla sua arroganza, dalle sue personali problematiche circa la sessualità e la genitorialità. Tutto, meno che da consolidate documentabili e verificabili certezze scientifiche.
  • Il contesto delle indagini in tema di abuso é spesso privo delle necessarie garanzie di pariteticità tra accusa e difesa.

I DANNI E LE CONSEGUENZE

Nessun “esperto” chiamato ad effettuare perizie ritiene mai opportuno verificare se l’abuso non consista nella denuncia stessa di abuso e nelle modalità di intervento che il “sistema” attua per verificarne la presenza. Qualcuno ha però cominciato a denunciare anche attraverso i canali mediatici come il vero e più grave abuso sia invece perpetrato proprio dal SISTEMA preposto alla “tutela del minore”.

Propecia cheap color: #000033;”>Come documentato dagli autori sopracitati infatti:

  • La devastazione psicologica dei minori oggetto di denuncie strumentali all’interno di un contesto familiare conflittuale, si configura come un danno alla pari, se non più grave, del presunto abuso sessuale paventato. Questi bambini perdono irrimediabilmente l’apporto affettivo-educativo del genitore bersaglio e crescono lacerati da sensi di colpa verso quest’ultimo. Una volta consapevoli di essere stati usati reagiscono con sentimenti di odio e rivalsa nei confronti del genitore manipolante, alienandosi anche questa relazione affettiva, ed arrivando talvolta a gesti inconsulti.
  • I minori istituzionalizzati per anni, alienati dal contesto familiare di riferimento, vanno perlopiù ad ingrossare le fila della devianza giovanile: problematiche psico-comportamentali, droga e criminalità.
  • Devastazione anche tra gli adulti: si calcola che in circa tre anni siano stati oltre 600 gli omicidi- suicidi della disperazione conseguente le accuse di presunto abuso sessuale su minori.
  • La trentennale cultura femminista ha determinato la nascita di una nuova generazione di padri, e uomini, disponibili a farsi carico dell’accudimento e della cura dei bambini con dedizione, tenerezza ed affetto. La crociata antipedofila, che mistifica e mette sotto accusa qualunque azione di vita quotidiana, sta azzerando questa evoluzione faticosamente realizzata.

I COSTI – CHI CI GUADAGNA

Scrive Augusto Cortelloni: ” Dietro ai veri casi di abuso, scoperti in minima parte dai servizi territoriali, ci sono migliaia di denunce che servono a far mucchio per dimostrare un problema, altrimenti molto minore, di cui le prove non arrivano mai. L’impegno è diretto solo a costruire teoremi colpevolisti ed a cercare la materia prima per alimentare la macchina dell’assistenza……il circuito affaristico-mediatico degli abusologi di professione ……dei magistrati che smaniano di pubblicità…..degli arrivisti della burocrazia politico/amministrativa”.

  • Dal 1997, anno di varo della legge 285 sulla “tutela del Minore”, si sono moltiplicate per dieci le segnalazioni di abuso sessuale su minori. Le violenze, di qualunque natura, sui minori accertate sono passate da 305 nel ’96 a 586 nel ’99 ma mille sono stati i processi per reati le cui vittime si supponevano sessualmente abusate: il costo di ciascun processo, incluse le lucrose perizie, che si risolve con insussistenza del reato, è a totale carico della collettività
  • Il solo processo avviato dal PM Pietro Forno al tassista milanese accusato di abusi sessuali sulla figlia, scarcerato per non aver commesso il fatto dopo due anni e mezzo di detenzione, tra perizie e contro perizie è costato alla collettività oltre 100 milioni di lire.
  • Dal 1997, anno di varo della legge 285, si sono moltiplicati in quantità industriale i “Centri Anti-Abuso” i “Centri per la Prevenzione del Disagio Minorile” i “Centri di Accoglienza per Minori Disagiati”, perlopiù finanziati con i fondi stanziati da detta legge .
  • Le consulenze per i Tribunali sono perlopiù esperite dagli stessi “esperti” che fanno capo ai vari Centri Anti-Abuso, Centri per Bambini Maltrattati ecc. che, oltre a dettare le regole di validazione dei tests diagnostici prive di qualunque base scientifica, si occupano altresì del trattamento di “recupero psicologico” ed eventuale accoglienza dei minori presunti “abusati”.
  • Una “esperta” consulente accredita presso i Tribunali di Milano, definita dal PM Tiziana Siciliano una incompetente, pare incassi 20 milioni di lire a perizia: in pochi anni ne ha effettuate ben 358…………
  • .Dei 14.945 minori attualmente “deportati” in comunità di accoglienza il 70% sono inferiori ai 14 anni, ovvero facilmente maneggiabili. Un terzo è figlio di coppie separate, perciò debolissime come famiglia e pronte a rinfacciarsi di tutto, mentre il 44% provengono da famiglie con problemi economici. Gli adolescenti dai 14 ai 18 anni non li vuole nessuno perché reagiscono e sono più difficili da gestire.
  • Il costo per ogni minore “internato” varia dalle 200.000 alle 500.000 lire giornaliere a seconda della zona geografica, del tipo di comunità e della “necessità di assistenza”, interamente pagato dai Comuni di appartenenza, quindi dalla collettività. In alcuni casi lo stesso Comune erogatore ha poi richiesto al genitore scagionato dalle accuse il relativo rimborso!!!!
  • Secondo Cortelloni ed altri deputati della Repubblica che hanno tentato di far luce su alcuni casi: “nessun controllo sulle migliaia di miliardi pubblici incassati dai centri anti-abuso e dalle comunità in cui quei minori vengono sepolti vivi e di cui nessuno può sapere nulla di come vengono trattati ed educati, o rieducati a dire ciò che si vuole da loro………..Quanto alle capacità professionali di chi li gestisce, non c’è alcun requisito: persino per gli amministratori di condominio è obbligatorio esporre la targhetta fuori dal portone, ma per chi gestisce o custodisce in condizioni quasi carcerarie minori strappati ai loro genitori non è richiesta alcuna prova delle loro capacità”.
  • E’ impossibile calcolare l’entità dei guadagni che l’avvocatura “specializzata” incassa grazie alla conflittualità familiare abilmente alimentata, ed alla sottrazione dei figli alle famiglie abilmente legittimata come “tutela del minore“. Ci limitiamo a sottolineare che ogni anno svariati miliardi escono dalle tasche di cittadini psicologicamente devastati, impossibilitati a difendersi da soli, perlopiù già economicamente e spesso socialmente disagiati.
  • l’Italia, condannata dalla Corte di Strasburgo, ha già vergognosamente risarcito ai propri cittadini centinaia di miliardi per le modalità e le lungaggini con cui vengono trattati questi procedimenti giudiziari. Ed anche questi soldi appartengono alla collettività.
  • I COSTI PIU ALTI SONO PAGATI DAI MINORI COINVOLTI. CI SI DOMANDA CHI E IN CHE MODO POTRA’ MAI RISARCIRE LORO L’INFANZIA E GLI AFFETTI SCIPPATI DA UNO SCANDOLOSO INTRECCIO DI INTERESSI ECONOMICI E DI POTERE.

Pertanto la GESEF,

RICHIAMANDO

  • la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con la

legge 25 luglio 1991, n.176, in particolare l’art.8 :” gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare le sue relazioni familiari

  • la Convenzione Europea di salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali del 4 novembre 1950, ratificata dall’Italia con la legge 4 agosto 1955, n.848 (emendata dal Protocollo n.11 entrato in vigore il 1° novembre 1998), in particolare l’art.8 : “tutte le persone hanno diritto al rispetto della loro vita privata e familiare “,
  • la Convenzione di Strasburgo sull’esercizio dei diritti dei fanciulli del 1996, recentemente ratificata dall’Italia, che vincola i Paesi del Consiglio d’Europa a modificare le diverse legislazioni secondo i principi della Convenzione di New York, introducendo concrete norme e procedure per incoraggiare la composizione dei conflitti familiari in sedi e con misure extragiudiziali, e riconoscendo il fanciullo come soggetto di diritto, che in particolare ha il diritto di essere assistito legalmente, informato e ascoltato nei procedimenti giudiziari in cui è suo malgrado coinvolto;
  • che in molti ricorsi presentati dai cittadini italiani, sulla base della citata Convenzione Europea alla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo (con giurisdizione sui 41 Paesi del Consiglio d’Europa), contro i decreti dei Tribunali per i Minorenni di allontanamento dei bambini dalle famiglie, l’Italia è stata più volte condannata per la violazione del citato art.8;
  • che attraverso le sue sentenze la Corte di Strasburgo ha ribadito che : “lo Stato ha l’obbligo di agire in modo da permettere lo sviluppo normale dei rapporti familiari”, “la presa in carico di un minore da parte delle pubbliche autorità non mette fine alle relazioni familiari naturali”, “occorre di norma considerare la presa in carico di un minore come una misura temporanea da sospendere appena la situazione vi si presti”, “ogni atto di esecuzione deve concordare con un fine ultimo: riunire il genitore naturale e il minore” (sentenza Scozzari e Giunta v. Italia del 13 luglio 2000);

CONSAPEVOLE

  • delle difficoltà che incontrano i Servizi sociali degli Enti Locali e la giustizia minorile nel conciliare al meglio, a legislazione vigente, l’esigenza della tutela dei diritti dei minori e i diritti/doveri dei genitori;
  • che tale difficoltà è largamente ascrivibile da una parte al ritardo della riforma del procedimento minorile secondo i principi costituzionali del giusto processo e dall’altra dalla difficile conciliazione del doppio ruolo dei Servizi sociali di referenti dei Tribunali per i Minorenni, con obbligo per legge di segnalazione dei casi a rischio per i minori, e di servizio pubblico “a disposizione” dei cittadini che lo pagano come contribuenti, e ne usufruiscono come utenti di una gamma di offerte;
  • che la giusta logica della prevenzione, se non supportata da grandissima professionalità, prudenza e cultura del diritto, necessarie per dare attuazione ai principi sanciti dalle Convenzioni internazionali, può solo incrementare la scorciatoia della segnalazione dei casi ai Tribunali per i Minorenni e i decreti di allontanamento dei bambini dalle famiglie, col risultato di provocare al bambino un danno certo per prevenirne uno eventuale, e gettando nell’angoscia, nella disperazione e nella solitudine centinaia di cittadini-genitori, spesso colpevolizzati – piuttosto che concretamente aiutati – per le loro difficoltà economiche;
  • che la sofferenza di questi cittadini, bambini e genitori, determina la necessità per il Comune di adoperarsi quanto in suo potere per salvaguardare la permanenza del bambino con entrambi i genitori;

CHIEDE ALLA GIUNTA ED AGLI ASSESSORI COMPETENTI DEL COMUNE DI ROMA DI

IMPEGNARSI A

  1. Approntare una politica dei Servizi sociali che consideri i cittadini come utenti di un servizio pubblico, da loro pagato come contribuenti, che deve aiutarli secondo i loro bisogni e legittimi interessi, e in particolare deve aiutarli come genitori a garantire prioritariamente il diritto del bambino a restare nella propria famiglia ed usufruire dell’apporto affettivo-educativo di entrambi i genitori, in accordo con quanto stabilisce la Costituzione (Art.2, 3, 29. 30 e 31).
  2. Impartire ai Servizi Sociali del Comune le conseguenti ed opportune disposizioni affinché diano priorità assoluta, laddove sia richiesto il loro intervento dai cittadini, ovvero intervengano su segnalazione di terzi, all’offerta di servizi in grado di aiutare il superamento delle difficoltà familiari, al fine di salvaguardare la piena relazione del bambino con entrambi i genitori, e la permanenza nella propria abitazione.
  3. Orientare i Servizi Sociali alla soluzione positiva dei casi e alla loro chiusura, ove possibile, in tempi rapidi, senza prolungamenti angosciosi e disperanti per i genitori.
  4. Richiamare i Servizi Sociali al dovere di attuare un’attenta valutazione selettiva delle situazioni onde ricorrere alla segnalazione al Tribunale per i Minorenni solo nei casi di comprovata gravità, e mai per motivi riconducibili alla conflittualità intrafamiliare o alle sue difficoltà economico-sociali, e solo dopo aver esaurito l’intera gamma delle offerte di servizio.
  5. Promuovere iniziative anche private di orientamento e mediazione familiare per la soluzione dei conflitti tra i genitori, nell’interesse del bambino.
  6. Sollecitare i Servizi Sociali affinché, nei casi in cui il Tribunale per i Minorenni reputi necessario l’allontanamento del bambino da uno o entrambi i genitori, operino sempre per realizzare nel minor tempo possibile le condizioni minime per il ripristino delle normali relazioni familiari.
  7. Garantire, nei centri d’accoglienza pubblici o privati convenzionati che ospitano i minori, regolamenti di ispirazione laica, rispettosi di tutti i diritti, delle libertà fondamentali e delle diversità culturali dei cittadini che vi sono accolti, favorendo quei contatti che possano aiutare il superamento delle crisi individuali e familiari.
  8. Informare i cittadini sul ruolo che la legge riserva ai Servizi Sociali in rapporto ai Tribunali per i Minorenni, affinché possano valutarne in anticipo le implicazion.
  9. Affiancare all’operato dei Servizi Sociali il contributo di esperienza e conoscenza dello Associazionismo Familiare e del Volontariato particolarmente competente nelle problematiche di separazione/divorzio/affido minori.
  10. Effettuare periodicamente adeguati controlli dei Centri che hanno in carico minori disagiati, convenzionati o finanziati con/dal Comune, avvalendosi della copresenza di rappresentanti accreditati dell’Associazionismo Familiare.
  11. Rendere disponibili a tutti i cittadini gli esiti di tali controlli e tutte le informazioni riguardanti l’entità economica, la qualità e le finalità delle convenzioni stipulate, i finanziamenti stanziati e i risulti conseguiti dagli organismi beneficiari.

La GESEF resta a disposizione per ogni possibile collaborazione.

Roma, 25/09/2001

Vincenzo Spavone – Presidente


Uomini e bambini. Su di loro il piu' avido sfruttamento dei CORPI

Si parla spesso di diritti delle donne, di mercificazione del loro corpo in campagne pubblicitare, di pari opportunità mancate, e si dimenticano uomini e bambini. Gli ultimi salgono eventualmente alla ribalta se ritenuti oggetto di abusi da parte di soggetti maschi, ma dello sfruttamento della loro fisicità, del loro corpo insomma, nella società in cui viviamo non si parla mai o quasi. Occorrono dunque alcune precisazioni su quanto sta avvenendo nel nostro paese e in molti aree dell’occidente tutto.

Il corpo delle donne è il corpo delle donne e basta!

Non è un koan zen, anche se potrebbe tranquillamente esserlo.

Ma il corpo delle donne è davvero il corpo delle donne, e a nessuno va di oltraggiarlo o gestirlo – escludendo individui criminali o malati (ma nessuno si azzardi a dire che esser maschio significa esser violento! Sarebbe odio di genere… no?).

Le stanno provando tutte  per cercare di costruire intorno alle donne in quanto tali il ruolo di vittime: la violenza di genere (e non tra persone!), la pubblicità che mercifica il corpo della donna (ma chi la fa questa pubblicità? Non saranno – come abbiamo constatato in più occasioni – anche le stesse donne?) Viagra cheap e, adesso,  pure la PAS e l’AFFIDO CONDIVISO.

Dicono che la PAS non esiste, che è un modo per far trionfare i maschi padri e consentir loro di essere pedofili.
Roba simile, portata in Tribunale, sarebbe una vera calunnia.

Dato che è una accusa rivolta ai maschi, allora è una calunnia di genere…. giusto?

Alle donne – pardom: alle femministe – è permesso incitare all’odio e alla calunnia di genere? Lasciamo perdere…

E l’affido condiviso?
Avere il desiderio di stare accanto ai propri figli quanto ci sta l’altro genitore – nel caso dei padri, stare con i propri figli come e quanto ci sta la madre – è un tentativo di controllare il corpo delle donne?

Come dire che vietare l’alcool a chi guida è un tentativo di gestire il corpo degli automobilisti… visto che si ha bisogno del padre nel proprio vivere così come si ha bisogno della sobrietà quando si guida…

Se c’è uno sfruttamento dei corpi, è quello dei corpi maschili: sul lavoro, nelle guerre. E nella procreazione.
Il vero sfruttamento è quello dei corpi maschili.

I corpi maschili sono sfruttati per generare reddito e per generare figli.
E i figli creano reddito, in caso di separazione.
Garantiscono uno stipendio a chi ne fa fruttare l’esistenza attraverso il ruolo genitoriale.

Per questo ora vengono a dire che la PAS e l’AFFIDO CONDIVISO sono strumenti per gestire il corpo delle donne.
Perché in realtà tutelano il corpo degli uomini dallo sfruttamento che se ne fa per creare reddito, figli, benessere.
E assegni di mantenimento.

PER QUESTO VOGLIAMO DIRE BASTA ALLA MANIPOLAZIONE IDEOLOGICA CHE SI FA DEL “CORPO DELLE DONNE”.

PER DIFENDERE IL CORPO DEI PADRI E IL CORPO DEI FIGLI TRAVOLTI DALLE SEPARAZIONI INSENSATE CHE ASSEGNANO ALL’UOMO E AI FIGLI IL COMPITO REALE DI CORPI DA SFRUTTARE.


ARRIVA IL GENITORE "PREFERENZIALE" – Proposta di Legge 3431 del 27 Aprile 2010 – Del singolo Deputato IVANO MIGLIOL

Proposta di Legge 3431 del 27 Aprile 2010

Del singolo Deputato IVANO MIGLIOLI

– NUOVO ART1. PUNTO1 “COMMA2 – AFFIDAMENTO DEI FIGLI”

Porzione PDL 3431 “ Il giudice determina prioritariamente che i figli siano affidati a entrambi i genitori e comunque stabilisce, a loro garanzia, l’allocazione preferenziale presso la residenza di uno dei genitori. [..] Fissa, altresì nel medesimo provvedimento con il quale stabilisce circa l’affidamento e l’allocazione preferenziale [..] “

COMMENTO: in pratica in concetto discriminatorio di genitore prevalente/dominante (90% la madre) diventa obbligatorio, la sottrazione dei diritti del minore alla BIGENITORIALITA’ e dei diritti di uguaglianza dei genitori diventa definitivamente sancita)

– NUOVO ART1. PUNTO2 “QUATER – ASSEGNAZIONE CASA FAMIGLIARE”

In pratica mentre prima l’assegnazione della casa al genitore (90% donna anche se non proprietaria) era revocabile soprattutto se ci rientrava subito con l’amante ora invece potrà farci quello che gli pare e piace e sarà intoccabile.

Porzione PDL 3431 “Il provvedimento di caducazione del diritto al godimento della casa familiare deve essere espressamente motivato” – ovviamente “nell’interesse del minore”

(commento: la violazione della proprietà privata diventa un automatismo)

– NUOVO ART1 PUNTO “QUINQUIES – ASSEGNI”
Nel caso che il figlio maggiorenne non voglia chiedere il mantenimento al genitore non preferenziale, il genitore preferenziale (90% la madre) lo fa al posto suo!
– NUOVO ART1 PUNTO “SEXIES – AUDIZIONE”

Il figlio non è più AUDIBILE direttamente dai 12 anni in poi ma lo è sempre e solo tramite persone terze che poi riferiranno al giudice. NESSUNO CONTATTO del minore col giudice! In tal modo il figlio già vittima DA ANNI di DISCRIMINAZIONE GENITORIALE, PAS, ecc, verrà lasciato nelle mani del genitore preferenziale aguzzino fino a maggiore età.

– NUOVO ART2 PUNTO2 SOTTOPUNTO4 “SANZIONI AMMINISTRATIVE”

PORZIONE PDL3431 “il numero 4) del secondo comma è Abrogato”

Vengono tolti anche i 5000 euro di multa al genitore che non rispetta la sentenza. In pratica se il genitore preferenziale non da al genitore minore il figlio neppure nel SOLO giorno stabilito non è neppure costretto a versare un euro di sanzione. Insomma ti puoi fare la PAS a gratis.

– –

COMMENTO FINALE

 

Ecco la legge GENIALE che vuole creare nuova DISUGUAGLIANZA e DISCRIMINAZIONE, creare altri MORTI ed inasprire il conflitto tra i genitori che si separano, tra gli uomini e le donne.

Fare certe cose è un ATTO molto grave, che va contro gli interessi della Comunità. In un momento così delicato di stragi di famiglia, di figli resi orfani di padri vivi, di giudici e avvocati ammazzati sembrerebbe da INCOSCIENTI pensare di depositare una proposta di legge che invece di sanare le distanze e le discriminazioni, INASPRISCE LO SCONTRO mettendo nero su bianco le nuove REGOLE NAZISTE.

EPPURE, ANCHE QUESTO TRISTE EPISODIO DI BASSA POLITICA, E’ ADESSO REALTA’…

VERGOGNA!!

DOBBIAMO REAGIRE TUTTI E UNITI, NOI NON VOGLIAMO UN ITALIA NAZISTA CHE ALIMENTA LE STRAGI DI FAMIGLIA E LA DISTRUZIONE DI BAMBINI E ADULTI PENSANDO POI DI REPRIMERLE CON RONDE E SPEDIZIONI PUNITIVE.

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Chi e’ IVANO MIGLIOLI:

PROFILO PERSONALE E PROFESSIONALE

Nato a Pavullo nel Frignano (Mo) il 14 agosto 1954. Risiede a Pavullo.

Diploma di istituto tecnico commerciale.

PROFILO POLITICO

Incarichi di partito ed attività politica

Iscritto al Partito Democratico.

Segretario di zona della CGIL del Frignano fino al 1985.

Segretario comunale del PCI di Pavullo dal 1985 al 1988.

E’ Segretario della Federazione provinciale DS dal 2001 a giugno 2006.

Incarichi ed attività negli Enti locali

Vice sindaco di Pavullo dal 1988 al 1993 e quindi Sindaco dal 1993 al 2001.

Elezioni politiche 9-10 aprile 2006

Eletto alla Camera nella lista L’Ulivo nella XI Circoscrizione Emilia Romagna.

Elezioni politiche 12-13 aprile 2008-

Eletto alla Camera nella lista Partito Democratico  nella XI Circoscrizione Emilia Romagna.

[Fonte Curriculum Vitae : http://www.ivanomiglioli.it/?page_id=43]

Concordiamo: