Maresciallo dei Carabinieri e papà separato chiede giustizia

Ha scritto al presidente Giorgio Napolitano, è andato a parlare con i funzionari del Quirinale, è stato indirizzato al Consiglio superiore della magistratura e si è presentato anche lì. Ma non è servito a nulla. Fabrizio Adornato, maresciallo dei carabinieri e padre separato da dieci anni, non riesce a ottenere che la magistratura gli dia una risposta. Da anni è ormai vittima di una separazione dolorosa dalla moglie e, come tanti altri genitori, vive con incredibili difficoltà quanto imposto dalla sentenza civile. Sia dal punto di vista economico, sia da quello affettivo nei confronti della figlioletta.
Ma soprattutto, Fabrizio Adornato in quasi dieci anni di separazione, ha vissuto lunghe battaglie con la ex moglie e la ex suocera, ha sempre provato a rivolgersi ai magistrati, ma non ha trovato soddisfazione. Da uomo di legge qual è, si è affidato alle denunce, alle segnalazioni. Ha denunciato assistenti sociali e psicologi con nomi precisi e registrazioni di colloqui, ma si è visto archiviare l’indagine peraltro avviata contro «ignoti».
Non si è spaventato quando ha trovato porte sbarrate. Certo dell’autonomia dei magistrati, si è anche rivolto ad altri magistrati quando riteneva di aver subito torti. In altre parole, Adornato ha denunciato anche sei magistrati, sempre portando a sostegno delle sue tesi tutte le documentazioni che poteva. Le sue vicissitudini le ha raccontate su un blog senza timore di scrivere anche tutti i nomi dei giudici con i quali si è scontrato. Ma per l’appunto, non ha ancora avuto risposte alle sue richieste di giustizia. Tuttora non riesce a sapere che fine hanno fatto le sue denunce contro i magistrati.
Sente dire che gli stessi non sono al di sopra della legge e che anche loro possono essere perseguiti dagi colleghi se sbagliano, ma non è ancora riuscito neppure a farsi dire se esiste un procedimento a carico di quei magistrati che lui ha denunciato. Nel novembre scorso ha scritto a Napolitano e un funzionario del Quirinale spiegandoli che colui che presiede il Csm non ha titolo per intervenire, ma che ha girato la pratica all’organo di autogoverno dei giudici. Lì Adornato è andato e si è sentito rispondere che «ci vorrà del tempo» per capire che fine hanno fatto le sue denunce, per verificare se per caso ci siano state omissioni da parte di magistrati.
Da mesi aspetta anche questa risposta e ora ha deciso di mettere in atto proteste anche clamorose. «Farò uno sciopero della fame a Roma – spiega il maresciallo dei carabinieri – Qualcuno dovrà almeno chiedersi perché sto protestando. Resto convinto che la magistratura sia in larga parte sana, ma sono preoccupato se nessuno interviene quando ci sono violazioni. Il cittadino si trova a sbattere contro un muro di gomma quando prova a contrastare con i mezzi che gli offre la legge questo potere». Dopo dieci anni, solo silenzi.

D – sei a Roma dal 7 marzo per uno sciopero della fame ad oltranza, cosa speri di ottenere?

R – Giustizia, niente di più e niente di meno. Sembra assurdo che per avere giustizia un padre debba ricorrere al gesto eclatante, siamo abituati a pensare che la giustizia si ottenga in Tribunale. Non è così, ho imparato sulla mia pelle che nulla è come ho creduto per anni.

D – sei un Carabiniere, oltretutto graduato, un Maresciallo Capo dell’Arma

R – esatto, e questo rende ancora più assurdo il mio gesto di protesta. Ho servito per anni la giustizia, ne ho fatto il pilastro della mia vita privata e professionale; piazze difficili, da Milano a Napoli passando per Pavia, Genova, Vicenza….

Momenti delicati, operazioni nei campi più diversi: prostituzione, stupefacenti, omicidi, malavita organizzata…. Mai per un solo momento ha vacillato la mia convinzione di servire uno Stato di Diritto, mai ha vacillato la necessità di infondere in ogni cittadina e cittadino una profonda fiducia nel rivolgersi alle istituzioni. Vacilla ora, e questo è grave

D – ti chiedi se è giusto ciò che hai fatto nella tua vita?

R – Questo mai. Ero convinto – e lo sono tuttora – della necessità di una giustizia efficiente, in grado di dare alla cittadinanza la sicurezza e soprattutto l’imparzialità delle quali la cittadinanza stessa ha bisogno. Il problema nasce quando le legittime aspettative di imparzialità vengono disattese, fatte a pezzi da provvedimenti discriminanti, assurdi, surreali omissioni. Quando c’era da servire la giustizia l’ho fatto, con profonda dedizione, per anni. Quando sono stato io a rivolgermi alla giustizia, ho ricevuto in cambio la distruzione del mio ruolo paterno.

D – puoi spiegare meglio?

R – La delegittimazione del padre, una distruzione lenta, tante piccole tessere che vanno a comporre un mosaico devastante. Ma, aspetto ancora più insostenibile, è una distruzione perfettamente legale.

D – Parole forti… perché sei così critico nei confronti della giustizia?

R – Vedi, nel mio lavoro sapevo chi era il “nemico”. C’è chi viola la legge e chi deve farla rispettare, i ruoli sono ben definiti. Da padre non so più da chi devo difendermi, le decisioni più penalizzanti arrivano dalle persone alle quali mi sono rivolto per chiedere aiuto. In fondo nessuno considera importante che io mi occupi di mia figlia, la segua nel processo di crescita, le trasmetta i miei valori ed il mio amore…Il ruolo che mi assegnano è quello di garantirle la sicurezza economica, a crescerla ci penserà qualcun altro. Si rischia di impazzire. Se non posso avere fiducia nei Tribunali, in chi posso averla?

D – la situazione si protrae da tempo, sul tuo blog www.eremita65.blogspot.com ci sono informazioni e documenti a non finire. C’è stato un episodio in particolare che ti ha spinto ad iniziare lo sciopero della fame?

R – Stringo i denti da tanto tempo, posso sopportare di essere ridotto in miseria, di non poter ricostruire una mia vita privata, di essere costretto a trasferte lunghe e costose per incontrare mia figlia… l’unica cosa che non posso sopportare sono gli ostacoli posti fra lei e me. Ero in macchina con G., dovevamo passare la giornata insieme. Mi chiede di passare da casa per prendere i libri necessari ai compiti del pomeriggio. Era felice, serena, entusiasta e sorridente come sempre quando è con me. Entra in casa e rimango fuori ad aspettarla. Non esce subito, trascorrono i minuti. Torna in macchina, l’espressione è cambiata. Mi dice di non poter venire, ha un impegno “che aveva dimenticato”. E’ una scusa, si vede lontano un miglio: è imbarazzata, distoglie lo sguardo, forse si sente anche in colpa, povero amore mio. Si apre la porta, la madre si affaccia: “Allora, ti sbrighi?”. Allora capisco subito, è già successo tante altre volte..

D – perché questa strategia?

R – Temo che la madre sappia amare solo attraverso il possesso. Non è nostra figlia, è sua figlia. Credo che viva male il fatto che G. possa volere bene anche al padre, è sua proprietà esclusiva e deve amare solo lei, la condiziona, vorrebbe farne una complice nel suo progetto di distruzione paterna. Questo episodio, ultimo di una lunga serie, non l’ho potuto sopportare, la classica goccia che fa traboccare un vaso fin troppo colmo: è quel giorno che ho raccolto due cose e sono partito per Roma.  Questa situazione mi uccide lentamente, o cambia o esco dall’ombra della disperazione e la mia fine diventa pubblica.

L’On. Rita Bernardini (Radicali Italiani) ha raggiunto Fabrizio Adornato, per chiedere ulteriori dettagli oltre a quanto apparso sulla stampa e sul web. Da sempre in prima linea sul fronte della giustizia carceraria, l’On. Bernardini ha esteso il proprio impegno alle storture nelle vicende di separazioni e figli contesi.

Le interrogazioni parlamentari e le proposte di legge che ho promosso hanno innescato un tam-tam che continua ogni giorno a stupirmi: ricevo centinaia di mail da genitori separati che chiedono aiuto, messaggi che trasudano disperazione o rassegnazione, comunque un dolore che non è possibile ignorare. Un dato allarmante: il maresciallo non è certo un caso isolato, in questo settore il dramma è la normalità”.

 

Fonti:

  • Articolo tratto da http://www.ilgiornale.it/genova/il_caso_maresciallo_contro_giudici_dieci_anni_pratiche_insabbiate/25-02-2011/articolo-id=508275-page=0-comments=1
  • Intervista tratta da http://www.adiantum.it/public/2298-la-storia-del-maresciallo-adornato-sta-attraversando-il-web—lo-abbiamo-intervistato.asp
  • http://www.adiantum.it/public/2314-rita-bernardini-e-le-associazioni-da-fabrizio-adornato.-ancora-silenzio-dal-quirinale.asp
  • L’apello al Presidente della Repubblica: http://www.papaseparatiliguria.it/joomla/i-genitori-denunciano/sul-lastrico-per-la-separazione-scrive-al-presidente-napolitano.html
  • Il blog nel quale il Maresciallo ha esposto la vicenda: http://eremita65.blogspot.com
  • Foto tratta da http://www.facebook.com/pages/Non-Lasciamo-Morire-Fabrizio-Adornato/112921685443564

Affidamento condiviso: cronaca di una legge non applicata – di Tiberio Timperi

La cosa è ben nota al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che nel 2010 e in questo inizio di 2011 ha ricevuto un’interrogazione parlamentare da parte dell’Onorevole Rita Bernardini, dei Radicali Italiani.

A questa, per gli stessi motivi, si è aggiunta di recente la class action contro il CSM. Ad organizzarla Adiantum,  una delle associazioni di genitori separati più accreditate.

In sostanza, l’orientamento culturale prevalente della magistratura è tale da far naufragare lo spirito che ha animato il legislatore: quello della bigenitorialità. O se si preferisce, del diritto del figlio di avere due genitori. Sulla carta, una rivoluzione, considerato che prima, di fatto, il padre all’indomani della separazione, veniva cancellato.

Purtroppo, successivamente all’entrata in vigore della legge, è stato subito chiaro il sapore gattopardesco.
Cinque anni dopo, parole a parte, la situazione è rimasta identica.

Andiamo con ordine.

Per l’Istat e i tribunali, l’affidamento condiviso viene concesso nel 90 per cento dei casi.

Sulla carta. In realtà le cose sono ben diverse. Esaminiamo.

La legge prescrive che il minore abbia un rapporto continuativo ed equilibrato con entrambi i genitori? I  giudici concedono al padre che vuol fare il padre, 8 giorni in media al mese contro i 23 della madre.

La legge prescrive l’assenza di genitore prevalente ?
I giudici si sono inventati, a loro uso, la collocazione del minore. Ovviamente 9 volte su 10 presso la madre. A prescindere dalla richiesta del padre.

La legge prescrive il mantenimento diretto, vale a dire la possibilità per il genitore che deve provvedere al mantenimento, di farlo direttamente?
I giudici ricorrono all’assegno per il genitore collocatario, 9 su 10 la madre, assegno che si trasforma spesso in rendita parassitaria non essendoci obbligo di rendicontazione.

Insomma la legge viene ignorata.

Dopo il divorzio, per i padri che vogliono fare i padri, solo doveri.

Per le madri che vogliono approfittare di una consuetudine,  un vitalizio.

Meglio, un win for life.

Tempi, usi e costumi sono cambiati. E con essi, anche il modo di vivere la paternità.
Ma certi avvocati, certi giudici e certi psicologi fanno orecchie da mercante.

Il divorzio all’italiana fa comodo. Complice la lentezza della giustizia e l’orientamento culturale prevalente che vede al centro la mamma e non il minore, il divorzio alimenta  un lucroso business sulla pelle dei nostri figli. E dei padri. Senza se e senza ma.

Attenzione, questa non è una battaglia dei padri contro le madri o viceversa.
Semmai contro il sistema.

Un sistema che favorisce, ad esempio, certi avvocati che, pur di gratificare il cliente, avallano strategie processuali basate su false denunce piuttosto che avviare una mediazione. So di cosa parlo, avendolo vissuto sulla mia pelle. Con buona pace della deontologia professionale.

Al salone della giustizia di Rimini, questa mia affermazione ha molto irritato un insigne giurista (difesa di categoria?) e un membro dell’AIAF, associazione avvocati italiani della famiglia. Segno che forse a pensar male si fa peccato ma difficilmente si sbaglia.

200.000 avvocati in Italia sono tanti, per alcuni troppi. Il cliente è sacro. Il figlio meno…

Un altro aspetto del condiviso, è legato alle famigerate CTU, ovvero le consulenze tecniche. Nei tribunali vengono sempre scelti gli stessi, come in una compagnia di giro. Con l’assurdo che magari il CTU nominato dal giudice è amico del consulente di parte, magari della moglie… Succede anche questo nelle aule. O il fatto che quel giudice partecipi a quel congresso organizzato dall’associazione cui quel CTU appartiene in un singolare processo osmotico che può prestare il fianco ad eventuali ed inevitabili critiche.

E, per non fare torto a nessuno, una parola anche per i servizi sociali.

Tutti sono concordi nel lamentare la loro scarsa professionalità. Rare le punte di eccellenza.

Dipendenti comunali, fortemente ideologizzati che, spesso senza un’adeguata formazione, hanno diritto di vita e di morte sui nostri figli. Diritto  esercitato in tandem con i giudici.

Spesso si ha la sensazione che certi giudici non vogliano essere disturbati.
Che non si leggano i fascicoli.
Che non vogliano prendere posizione.
Giudici equilibristi.
Giudici cerchiobottisti.

Semplificano parlando genericamente di conflittualità, senza distinguere tra chi aggredisce e chi viene aggredito.

Aggredito che, se ricorre alle vie legali per far valere i suoi diritti calpestati, viene giudicato come conflittuale.
Mentre  l’altro genitore, qualora un pm non archivi, rischia una modica sanzione.

In Olanda e nei Paesi Bassi, invece, l’arresto…

A questo punto è indifferibile, con l’appoggio di tutti gli schieramenti politici, un intervento chirurgico sulla legge a prova di furbi o interpretazioni ideologiche.

Una modifica che renda realmente paritario, qualitativamente e quantitativamente, il rapporto del minore con entrambe i genitori.

Una modifica che con effetto domino, demolisca la figura del genitore collocatario, espressione coniata dai giudici, e garantisca l’uso e la disponibilità della casa coniugale da parte del suo proprietario.

Sarà mica un caso che in Italia stiano spuntando come funghi case accoglienza per padri separati?

Serve la radiazione dall’albo di quegli avvocati che avallano strategie processuali basate su false denunce.
Serve che ci siano giudici specializzati nel diritto di famiglia. E, in caso di loro separazione, non esercitino fino al  divorzio.

Serve che il mantenimento dei figli sia legato a reali esigenze e non agganciato al reddito paterno e al tenore di vita che, inevitabilmente, si dimezza.

Serve che il divorzio sia immediato. Un sì per sposarsi, un sì per divorziare. Basta con il gioco dell’oca che vede prima tre anni di separazione e poi, come nel gioco dell’oca si azzera tutto e si ricomincia daccapo con il divorzio.

Serve il contratto prematrimoniale.

Serve demolire la certezza, da parte della donna, di avere il coltello dalla parte del manico. Di ottenere sulla carta figlio, casa, e soldi. Che razza di pari opportunità sono queste?

I diritti e i doveri devono essere equamente distribuiti.
Ed oggi così non è.

Con buona pace di una sinistra che continua a chiudere gli occhi davanti a disagio e dolore.

Una sinistra che, nella strenua difesa della donna, paradossalmente vanifica le conquiste del femminismo e si trasforma in maschilista.
Con una donna, di fatto, mantenuta ad libitum dall’uomo.

[Fonte: adiantum.it]

Vedi anche: Divorzio all’italiana e saga di una legge non applicata –Intervista a Tiberio Timperi

Divorzio all'italiana e saga di una legge non applicata – Intervista a Tiberio Timperi

Affidamento condiviso: lo stato delle cose secondo Tiberio Timperi.

In Italia questa legge non viene applicata se non nella forma.

La legge recita di rapporti continuati ed equilibrati con entrambi i genitori? Bene, il papà che vuole fare il papà ha 8 giorni contro i 23 della mamma.

La legge parla di assenza di genitore prevalente?  Il minore viene affidato 9 volte su 10 alla mamma.

La legge parla di mantenimento diretto? Anche quando il padre può quotidianamente provvedere ai bisogni, viene sempre obbligato a versare l’assegno al genitore collocatario che è quasi sempre la mamma.  Assegno che, non essendoci obbligo di rendicontazione, diventa una rendita parassitaria.

 

 

La situazione è ben nota al Ministro della Giustizia che ha ricevuto un’interrogazione parlamentare; al CSM, che ha ricevuto una class action da una delle maggiori associazioni di genitori separati.

C’è bisogno di un intervento chirurgico sulla legge affinché il minore abbia realmente un rapporto paritario (qualitativo e quantitativo) con entrambi i genitori.

C’è bisogno di giudici che facciano solo diritto di famiglia.

C’è bisogno della radiazione di quegli avvocati (l’eccezione e non la regola) che avallano strategie processuali basate su false denunce.

Il divorzio all’italiana è diventato un lucroso business sulla pelle dei nostri figli, complice la lentezza della giustizia italiana, e l’orientamento culturale che non tiene in dovuta considerazione il principio della bigenitorialità.*

Violenza di genere in Italia: la parola a magistrati, avvocati, psicologi legali

“Solo in due casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri. Il resto sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante la separazione. Molte volte siamo noi stessi a chiedere l’archiviazione. In altri casi, invece, si arriva a un processo dove la presunta vittima ridimensiona il proprio racconto. È successo anche che qualche ex moglie sia finita indagata per calunnia” (PM Carmen Pugliese, dichiarazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2009, Eco di Bergamo).

“È certificato che nel 75% dei casi le denunce penali nei confronti del coniuge sono palesemente false, infondate e strumentali all’ottenimento di immediati risultati nelle cause di separazioni e divorzi” (G.E. Gassani, Presidente Nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, ASCA)

“Sempre più spesso si ricorre alla querela del coniuge o del convivente per risolvere a proprio favore i contenziosi civili per l’affidamento dei figli o per l’assegno di mantenimento.” (PM Barbara Bresci, il secolo XIX, 25/11/2009).

“La tecnica è quasi sempre uguale. Denunciare prima della separazione il marito per percosse e minacce, anche se non sono vere. Scrivere qualche SMS alle amichette con finte richieste di aiuto. Mettersi d’accordo con loro per le testimonianze in tribunale. Addirittura quelle più determinate arrivano ai casi di autolesionismo per provare le violenze subite in casa. Poi basta un avvocato senza tanti scrupoli e desideroso di riempirsi il portafoglio e il gioco è fatto”. (F. Graffione, giornalista, il Giornale)

“Ad adottare questi sotterfugi sono tutte donne: se la separazione è in corso, non ci sono strumenti prima dell’udienza per allontanare uno dei due genitori da casa. L’ordine di allontanamento giunge solo in caso di violenza fisica, ed ecco perché arrivano le denunce verso i mariti, per la maggior parte dei casi inventate”. (Avv. Clara Cirillo, presidente dell’Associazione Giuristi Italiani, il secolo XIX, 25/11/2009).

“Se ci sono i minori in ballo, si mettono in atto dinamiche crudeli: le donne avanzano false denunce di maltrattamenti o molestie sui figli a scapito del coniuge, per togliere a quest’ultimo la patria potestà” (Avv. Cristina Nicolini, AGI, personaedanno)

“Potrebbe sembrare incredibile che si possa accusare qualcuno che si sa innocente di un delitto turpe quale quello di violenza sessuale, in particolare quando è perpetrata su un bambino, eppure succede e neanche troppo raramente […] per l’esperienza fatta le false denunce provengono quasi nella totalità da donne, spesso madri che in tal modo tentano di allontanare gli ex mariti dai figli o peggio credono di vendicarsi di non si sa quali torti subiti durante il matrimonio”. (PM Jacqueline Monica Magi, su criminologia.it del 29/1/2009, fonte).

“L’accusa di violenza sessuale è il modo più facile per estromettere il padre dalla vita dei figli. La donna non solo si libera del partner come coniuge ma anche come padre, facendolo uscire definitivamente dalla sua vita”. (Maria Carolina Palma, CTU c/o Trib. di Palermo, L’Avvenire, 13/4/2009)

“le false accuse di maltrattamenti, percosse, abusi sessuali e violenze di vario genere – le querele costruite al solo scopo di eliminare l’ex marito dalla vita dei figli – oscillano nelle procure italiane da un minimo del 70 ad un massimo del 95%” (Sara Pezzuolo, Psicologa – Ass. Naz. Familiaristi Italiani, Firenze, 29 aprile 2010)

“… è necessario sollecitare un controllo sui centri antiviolenza …sollecitare un intervento qualificato che miri al controllo sulle gestioni di questi centri antiviolenza, sulle competenze e professionalità coinvolte e, soprattutto, che sfoci in una più attenta normativa sui limiti dei loro poteri di azione”. (Daniela Piccione – Avvocato, Delegato Regionale Sicilia Familiaristi Italiani, 31/10/2009, fonte)