Aiuti di stato per chi abusa i propri figli con calunnie pedo-femministe?

Mentre in regioni in mano alla criminalità il tricolore viene tristemente piantato su cumuli di monnezza ed il paese del “familismo amorale” degenera in quello del divorzismo amorale, condannato dalla Corte Europea dei Diritti Umani, in cui l’80% delle denunce in sede di separazione sono false, si vara una legge che rischia di andare ad ulteriormente alimentare il sistema che devasta i bambini “nel supremo interesse del minore”.

D’ora in poi la madre separata che inventa calunnie femministe e/o pedofile riceverà un avvocato pagato dallo stato, anche se è già piena di soldi.

Viene cioè concesso il patrocinio a spese dello stato per chi muove accuse di violenza sessuale “anche in deroga ai limiti di reddito […]  Il legislatore, infatti, sembra prefigurare, sull’onda dell’emotività e della pubblica opinione, una atipica forma di agevolazione all’accesso del gratuito patrocinio per le vittime di reati, seppure gravissimi, provocando un vero e proprio stravolgimento fisiologico dell’istituto e aprendo la breccia a prevedibili questioni di legittimità Viagra Without Prescription costituzionale”.

[Fonte: Ordine Avvocati, OverLex]

Nessun controllo è previsto sugli avvocati, nessun rimborso qualora le accuse si rivelino false.  In sostanza ciò significa che per separarsi basta inventare “mio marito mi stuprava” e lo stato paga un’avvocato che cercherà di farlo condannare dallo stato senza alcuna prova. Interesse dell’avvocato (magari una femminista od un abusologo) sarà tirare in lungo processi basati sul nulla per mungere quanti più soldi allo stato: anche 100,000€.

E se sono coinvolti dei bambini, chi se ne frega se la loro vita verrà devastata.

Per chiudere con una nota positiva, a Napoli c’è una strada dove viene tutelato il supremo interesse del minore a vivere in un ambiente pulito come la Svizzera.  Pare che il cartello “non mettere spazzatura” venga rispettato perché scritto da “un uomo di rispetto”.  Sarà stato un funzionario dello stato o un camorrista?

Bambina sopravvive a 4 anni di affido presso madre disturbata

In Italia solo il 3% dei bambini vengono affidati ai loro papà, di fronte a quasi un 6% di madri con seri problemi psichici.  Per capire cosa significa questa statistica il dott. Vezzetti ci racconta il caso della figlia dei coniugi G.

Con il parto la madre cade in depressione e dopo due anni è ormai completamente fuori di senno.  I genitori si separano ed il giudice le affida la bambina.  Il padre riesce ad ottenere una perizia psichiatrica, che stabilisce che la madre è affetta da disturbo con importante componente paranoide e possibilità di atti violenti auto-etero diretti.

Il giudice, peritus peritorum, invece di subito proteggere la bambina dispone nuovi accertamenti.  Anche il secondo psichiatra formula una diagnosi molto negativa, ed intanto sono passati 3 anni.

Il giudice, peritus peritorum, invece di proteggere buy drugs la bambina, richiede una terza perizia, e nuovamente viene confermata la gravità della situazione e proposto l’affidamento al padre.  A questo punto la bambina fa la seconda elementare, ha l’insegnante di sostegno, va due volte la settimana dallo psicologo ed una dallo psicomotrista. Soffre di ambliopia all’occhio destro ma la madre paranoide ha l’affido esclusivo e non la fa seguire dall’oculista.

Secondo la pratica dei tribunali italici i bambini con meno di sei anni stanno con le madri.  Solo a sei anni e mezzo la bambina — ormai ritardata, mezza cieca, gravemente compromessa — viene finalmente affidata al suo papà.

Che appena sa che il calvario è finito scoppia a piangere di gioia come un bambino.

[Fonte: “Nel nome dei figli”, Book Sprint Ed., pag. 307, 312, 405]

Figli negati a papa' separati. Italia nuovamente condannata dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo

La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per non aver messo in atto tutte le misure necessarie per garantire ad un padre divorziato la possibilita’ di incontrare il proprio figlio.

Il ricorso a Strasburgo e’ stato presentato da Alessandro Piazzi residente a Rimini. L’uomo, dopo il divorzio, nell’arco di tre anni ha dovuto fare ricorso al Tribunale dei minori per aver incontrato sempre maggiori difficolta’ ad esercitare il suo diritto di far visita, ogni 15 giorni, al figlio che, con la separazione, era stato affidato alla ex moglie.

Il tribunale di competenza ha dato ragione all’uomo e interessato i servizi sociali che, vista la difficile situazione psicologica del bambino e i rapporti tra i due ex coniugi, avevano il compito di assicurare le visite. Ma Piazzi, come denunciato alla Corte di Strasburgo, non riuscira’ mai piu’ a vedere il figlio.

Nella sentenza, la Corte dei diritti dell’uomo ha riconosciuto la delicatezza della situazione e le difficolta’ Viagra incontrate dalle autorita’ nel far rispettare le proprie decisioni. Tuttavia ha constatato che ‘tutte le autorita’ coinvolte non hanno agito tempestivamente’. Inoltre, i giudici europei hanno sottolineato che le autorita’ hanno adottato misure ‘automatiche e stereotipate senza adattarle al caso specifico, e che di fatto non hanno assicurato all’uomo di poter effettivamente godere del suo diritto a vedere il figlio’.

Ad Alessandro Piazzi sono stati anche riconosciuti 15 mila euro di danni morali che, con la condanna, lo stato italiano dovra’ pagare.

Fonte: ANSA

La violenza sulle madri‏ — di Vittorio Vezzetti

…  Dove sarebbe andato a parare questa volta l’avvocato Aquilani?

“Io voglio farvi il caso di due mie clienti. Una cugina dell’altra, a due anni di distanza l’una dall’altra…  così capirete quanto è ipocrita il sistema.

La prima rimase incinta di un ragazzotto ignorante come una scarpa ma, almeno, pieno di quattrini. Volle tenere il bambino ma il padre si rifiutò di riconoscerlo.

La donna intentò causa di riconoscimento. Lasciamo perdere ogni altra considerazione maligna… il figlio era del ragazzo e avrebbe dovuto riconoscerlo.                                                                                                                            Bene, rimanemmo in causa oltre un anno. Il legale di controparte era un separato. Politicamente impegnato e sempre pronto a elargire sorrisi, aiuti e commenti benevoli alle organizzazioni per l’emancipazione femminile ma… non rifiutò il ricco cliente: pecunia non olet! Venne rigettato il primo test del DNA, cambiarono due giudici… alla fine la mia cliente vinse. E ottenne il riconoscimento di paternità. Bene, sapete cosa decise il giudice? Spese compensate. Anzi, i periti se li dovette pagare la mia cliente. E non erano due lire.

Si vede che era un vizio di famiglia ma anche la seconda cugina rimase ingravidata da un tizio. Senza il becco di un quattrino. Che rifiutò di riconoscere il pargolo.

La donna tenne il figlio. Tra l’altro con qualche problema di salute. Un giorno ella venne da me e mi chiese un parere. Io le online drugs without prescription illustrai la trafila.

Dovetti spiegarle, però, che nell’esperienza precedente -cosa che peraltro conosceva benissimo- alla cugina era rimasto da rifondere un sacco di quattrini. Anche se, a lungo andare, con l’assegno dell’uomo sarebbe riuscita a ripagarsi le spese.

Bene, sapete che mi disse la neo mamma? Guardi avvocato, io di soldi ne ho pochi e il padre del bimbo è un disgraziato morto di fame. Lasciamo perdere. I pochi soldi che ho me li tengo per curare mio figlio che ha pure una brutta malattia.

E così il disgraziato la fece franca. Ecco, nessuno ne parla, ma questa è la vera violenza, sottile ed occulta, del sistema sulle donne. E sui bambini”.

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Dal libro del dott. Vezzetti “Nel nome dei figli” (BookSprint edizioni): il primo romanzo-thriller italiano interamente ambientato nei meandri del Diritto di Famiglia.