Coppia lesbica tortura bambino di 7 anni

Il piccolo Sean G. di 7 anni è stato trovato mentre vagava in un parco e elemosinava cibo. Il povero bambino pesava solo 17 kg.  Viveva presso la coppia lesbica S.S. (45 anni) e J.L.M. (26 anni), ora accusate di abuso su minore aggravato.

Le due vengono accusate di averlo costretto a bere shampoo, di averlo bruciato con sigarette, drogato con un narcotico per adulti, minacciato con un coltello, legato per i polsi e costretto a stare in posizione verticale per ore, costretto ad usare un armadio come gabinetto, di avergli amputato l’alluce del piede sinistro, che era rotto.  Aveva ustioni da corda sui polsi, essendo stato lasciato appeso ad un lampadario.  La testa di Sean era coperta di lividi e bozzi, ritenuti essere segni di pugni o colpi inferti con altri oggetti.  Aveva ustioni sui lati delle orecchie, ritenute essere causate dall’essere stato trascinato.  Il dottore che ha fornito le prime cure teme che i calci ripetuti possano avergli danneggiato gli organi interni.

Le donne non hanno fornito giustificazioni per gli abusi.  Essendo la loro vittima un bambino maschio, si può ipotizzare che l’odio di genere lesbo-femminista contro il maschile sia concausa.  Le due sono state arrestate e si accusano a vicenda di avere guidato gli abusi.  Nel timore che gli abusi venissero notati, non hanno permesso al piccolo di frequentare la scuola; e ci si chiede come mai nessuno ha notato quello che stava accadendo prima che il piccolo riuscisse a salvarsi da solo.   Il piccolo è parente di una ex compagna della lesbica più anziana, che si era procurata un falso certificato di nascita.

Il piccolo Sean è stato ricoverato in ospedale: il dottore Dobson crede che riuscirà a riprendersi e commenta “da 35 anni che faccio questo lavoro, non avevo mai visto un bambino brutalizzato in così tanti modi”.

Fonti: ABCnews, ToySoldier, BadBreeders.


Versione originale in inglese:

Seven-year-old Sean Gibson was found earlier this month wandering in a parking lot by employees of Westgate Resorts in Kissimee, Florida. He was out late by himself and begging for food at a buffet. The poor kid only weighed 37 pounds. They called authories who took him to the hospital.
Now domestic partners Suzette Stevenson, 45, and Jamie Lynn Martin, 26, have been charged with aggravated child abuse.
Fair warning, the torture these women subjected this boy to is rather graphic:
The boy, who is not a biological child to either woman, was allegedly tied by his wrists and made to stand in an upright position for hours at a time, forced to drink shampoo, was burned with cigarettes and had to urinate and defecate in a closet, according the Baker County Sheriff’s Office documents.
Instead, the two women allegedly threatened him with a box cutter and left him in a car, drugged with some type of adult sleeping pill, as they tried to collect $100 in a real estate promotion awarded to anyone who visited a timeshare open house.
The staff at Celebration was appalled when the extent of Sean’s abuse became apparent.
They amputated the big toe of his left foot, one of two that had been broken by bending. Other injuries include rope burns on his wrists from where he was left hanging by his arms from two large wall lights at the trailer.
“He had burns on the sides of his ears, and they believe those came from being dragged across carpets,” said the investigator. “The doctor initially called him ‘walking death’ and indicated he may have damage to internal organs from repeated kicking.”
Sean’s head was covered in bruises and knots believed to be from blows by fists, hands or other objects.
The one thing about this is that at numerous point people had the opportunity to intervene. At the daycare someone should have noticed. The fact that this boy was pulled out of school should have been a red flag. Or maybe someone could have bothered to verify the fake birth certificate these women had. The social service system was designed to address situations like this, but at every point that someone had a chance to step in no one did a thing. In the end it was the boy had to save himself.
One other element about this stands out. These two women were torturing this boy for apparently no reason at all. That just does not fit with the general profile of abusers. There is always reason, no matter how ridiculous it may be. Given that, I cannot say that the torture was not mitigated by these women’s general attitude towards males as a result of their sexual orientation. That is not to say that being lesbians caused them to be abusive, but there seem to be a propensity for lesbians who abuse children to specifically target boys.

Per le famiglie italiane serve una legge ineludibile. Ma gli avvocati perderebbero lavoro e le loro associazioni si oppongono.

Per evitare conflitti sulla pelle dei figli ci sarebbe bisogno di una legge ineludibile: salvo diverso accordo i bambini hanno diritto ad eguali tempi con entrambi i genitori. Ma gli avvocati perderebbero lavoro e le loro associazioni si oppongono

 

Affido condiviso: riforma ostaggio delle lobby di avvocatura e magistratura

Non fa passi avanti la nuova legge sull’affido condiviso dei minori in caso di separazione (DDL 957 e 2454) che da troppo tempo giace in un cassetto al Senato.
Dopo la chiusura dei termini di iscrizione per le audizioni, il 16 marzo scorso, non ci sono stati fatti nuovi: a questo punto risulta fortemente a rischio la conclusione dell’iter entro questa legislatura.
Questa “legge bis” sull’affido si è resa necessaria dopo che il precedente testo approvato nel 2006 è stato sistematicamente forzato dalla magistratura nella fase applicativa, fino a tradire completamente lo spirito del dispositivo e perpetuare de facto nella maggior parte dei casi un affidamento monogenitoriale – quasi sempre alla madre.

 

Da un lato assistiamo ad una percentuale già di per sé bassa di concessioni “nominali” dell’affido condiviso – considerando che si dovrebbe poter escludere un genitore solo nei rari casi in cui questo sia potenzialmente pericoloso per il bambino. Dall’altro ci troviamo di fronte ad un sostanziale svuotamento del concetto di affido condiviso che viene ricondotto negli effetti pratici all’affidamento esclusivo ad un solo genitore attraverso l’invenzione ad hoc di figure giuridiche non previste, come il “genitore collocatario” o “prevalente”, e attraverso la sistematica adozione di soluzioni, come la “residenza privilegiata” o il mantenimento dei figli mediante assegno, che la riforma invece intenzionalmente superava.

Nei fatti, i nuovi DDL con relatrice la sen.Gallone ribadiscono e rendono vincolanti i principi del doppio domicilio e del mantenimento diretto.
Si prevede, in altre parole, che entrambi i genitori siano chiamati ad oneri diretti di cura del minore e che possano trascorrere con lui, flessibilmente, un tempo comparabile. Inoltre il padre e la madre mantengono direttamente il figlio per i capitoli di spesa che sono loro assegnati e dunque si fuoriesce dalla logica attuale in cui il genitore non affidatario (o “non collocatario”) deve trasferire un assegno all’altro genitore che dispone in pieno dell’effettiva spesa del denaro.

Il principio del diritto dei figli a fruire dell’apporto dei genitori in condizioni di parità nei doveri e nelle opportunità è un concetto moderno, avanzato ed evidentemente fair, tanto che pubblicamente è molto più facile per i politici dirsi favorevoli che contrari, prova ne sia il fatto che, alla fine, la prima legge sull’affido condiviso è stata approvata dal parlamento pressoché unanimemente. Tuttavia i contrari ci sono eccome, e la loro strategia in questa legislatura, così come lo era stata nella legislatura 2001-2006, è quella di tentare di insabbiare la riforma e poi, quando questa arriva effettivamente in discussione, di introdurvi emendamenti in apparenza innocui, ma che hanno lo scopo di introdurre teste di ponte che consentono la continuazione di prassi applicative contra legem, ostili all’affidamento condiviso.

Contro la nuova legge militano oggi da un lato un malinteso femminismo che preferisce l’obiettivo di un sindacalismo di genere (in questo caso figli e soldi alle donne) a quello del superamento dei ruoli sessuali tradizionali, dall’altro l’atteggiamento corporativo dell’avvocatura e della magistratura che si sentono sminuite nelle loro prerogative dal progetto di riforma – e non bisogna dimenticare che avvocati e magistrati sono due categorie ampiamente “sovrarappresentate” all’interno delle aule parlamentari.

E’ chiaro, infatti, che l’affermazione del diritto soggettivo del minore ad un rapporto continuativo con entrambi i genitori toglie margini di discrezionalità e quindi in definitiva potere ai giudici ed al tempo stesso va a disinnescare il conflitto tra i coniugi per ottenere l’affidamento esclusivo del figlio (e con esso l’assegno di mantenimento e l’assegnazione della casa), privando gli avvocati di uno spazio lucrativo di azione professionale.

Proprio alcune associazioni di avvocati e di magistrati hanno portato in queste ultime settimane un attacco frontale al “condiviso bis”. E’ il caso dell’OUA (Organismo Unitario dell’Avvocatura), dell’AIAF (Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i Minori), dell’UNCM (Unione Nazionale Camere Minorili) e dell’AIMMF (Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia).

Le critiche di queste associazioni alla riforma sono in gran parte fuori bersaglio, al punto che – come notanol’associazione Crescere Insieme ed il Centro studi e ricerche sul diritto della famiglia e dei minori spesso si riducono ad illazioni relative ad aspetti che neppure sono contenuti nel DDL. Nella maggior parte dei casi, si afferma in pratica che la legge sull’affido va bene così com’è, purché non venga applicata, e si sostiene come un “condiviso” effettivo andrebbe a detrimento del bambino e della donna.

In realtà il minore ha solo da guadagnare dal mantenimento di un rapporto equilibrato con entrambi i genitori, tanto dal punto di vista del suo sviluppo psicologico ed emozionale, tanto da quello dell’effettivo tenore di vita – in quanto, quando i padri sono coinvolti direttamente nella cura dei figli, la loro predisposizione a spendere per loro si accresce.
Sostenere, invece, che il passaggio dall’assegno al mantenimento diretto “indebolisca” economicamente le donne rappresenta un’insinuazione alla quale le madri dovrebbero essere le prime a ribellarsi, dato che può implicare che esse attualmente spenderebbero per loro stesse il denaro che ricevono dall’ex-marito per il mantenimento dei figli. E non è un caso che proprio da associazioni di donne come la Federcasalinghe – espressione della categoria in teoria più “debole” – venga invece un vigoroso sostegno ai due DDL in nome di effettive pari opportunità.

Evidentemente ha del surreale il tentativo di giustificare l’affidamento esclusivo del figlio alla madre come forma di perequazione del gap economico e sociale tra uomini e donne, anche perché in caso di significativo squilibrio di reddito tra i due ex-coniugi sussistono altri strumenti compensativi (come l’assegno per il mantenimento del coniuge) che però devono collocarsi su un piano assolutamente distinto rispetto a quello dei rapporti dei genitori con il minore.

E malgrado le forze di centro-destra si mostrino in generale culturalmente aperte alla riforma dell’affido, non manca purtroppo anche chi preferisce rappresentare un anello di collegamento con gli interessi organizzati di giudici ed avvocati. E’ il caso, in gran parte, del sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati che si sta producendo in inverosimili difese d’ufficio dell’operato della magistratura e delle attuali forme di applicazione dell’affidamento.

Non è escluso, peraltro, che dietro all’atteggiamento molto critico di alcune lobby nei confronti del “condiviso bis” vi siano anche questioni collaterali rispetto all’oggetto principale della riforma. Ad esempio, se la magistratura minorile appare particolarmente bellicosa è forse anche perché i DDL in esame prevedono l’unificazione delle competenze nei giudizi di affidamento, con l’equiparazione della filiazione naturale e legittima, attribuendole a sezioni specializzate del tribunale ordinario e non a forme riorganizzate del tribunale per i minorenni.
Allo stato attuale delle cose l’azione di lobbying degli avversari del “condiviso” pare destinata al successo e può essere contrastata solo dal prevalere di una chiara determinazione politica da parte dei maggiori partiti in favore della bigenitorialità.

Fin dai prossimi giorni occorrerà accrescere la pressione per addivenire ad una rapida calendarizzazione delle audizioni ed a seguire per portare la nuova proposta in aula.
Anche la legge del 2006 fu approvata in extremis, appena prima della conclusione del mandato delle due Camere: questo fa sperare che anche questa volta si sia ancora in tempo per portare il nuovo dispositivo al traguardo. Serve, però, un’effettiva volontà.

 

http://www.dirittoeminori.it/pages/la-vergogna-di-una-legge-applicata-per-finta-con-bambini-sacrificati-al-femminismo-agli-interessi-degli-avvocati-con-100-papa-che-si-suicidano-ogni-anno-si-rischia-una-tragedia/

 

Bambini sacrificati al femminismo con 100 papà che si suicidano ogni anno. Si rischia una tragedia.

Affido condiviso: riforma ostaggio delle lobby di avvocatura e magistratura

Non fa passi avanti la nuova legge sull’affido condiviso dei minori in caso di separazione (DDL 957 e 2454) che da troppo tempo giace in un cassetto al Senato.
Dopo la chiusura dei termini di iscrizione per le audizioni, il 16 marzo scorso, non ci sono stati fatti nuovi: a questo punto risulta fortemente a rischio la conclusione dell’iter entro questa legislatura.
Questa “legge bis” sull’affido si è resa necessaria dopo che il precedente testo approvato nel 2006 è stato sistematicamente forzato dalla magistratura nella fase applicativa, fino a tradire completamente lo spirito del dispositivo e perpetuare de facto nella maggior parte dei casi un affidamento monogenitoriale – quasi sempre alla madre.

 

Da un lato assistiamo ad una percentuale già di per sé bassa di concessioni “nominali” dell’affido condiviso – considerando che si dovrebbe poter escludere un genitore solo nei rari casi in cui questo sia potenzialmente pericoloso per il bambino. Dall’altro ci troviamo di fronte ad un sostanziale svuotamento del concetto di affido condiviso che viene ricondotto negli effetti pratici all’affidamento esclusivo ad un solo genitore attraverso l’invenzione ad hoc di figure giuridiche non previste, come il “genitore collocatario” o “prevalente”, e attraverso la sistematica adozione di soluzioni, come la “residenza privilegiata” o il mantenimento dei figli mediante assegno, che la riforma invece intenzionalmente superava.

Nei fatti, i nuovi DDL con relatrice la sen.Gallone ribadiscono e rendono vincolanti i principi del doppio domicilio e del mantenimento diretto.
Si prevede, in altre parole, che entrambi i genitori siano chiamati ad oneri diretti di cura del minore e che possano trascorrere con lui, flessibilmente, un tempo comparabile. Inoltre il padre e la madre mantengono direttamente il figlio per i capitoli di spesa che sono loro assegnati e dunque si fuoriesce dalla logica attuale in cui il genitore non affidatario (o “non collocatario”) deve trasferire un assegno all’altro genitore che dispone in pieno dell’effettiva spesa del denaro.

Il principio del diritto dei figli a fruire dell’apporto dei genitori in condizioni di parità nei doveri e nelle opportunità è un concetto moderno, avanzato ed evidentemente fair, tanto che pubblicamente è molto più facile per i politici dirsi favorevoli che contrari, prova ne sia il fatto che, alla fine, la prima legge sull’affido condiviso è stata approvata dal parlamento pressoché unanimemente. Tuttavia i contrari ci sono eccome, e la loro strategia in questa legislatura, così come lo era stata nella legislatura 2001-2006, è quella di tentare di insabbiare la riforma e poi, quando questa arriva effettivamente in discussione, di introdurvi emendamenti in apparenza innocui, ma che hanno lo scopo di introdurre teste di ponte che consentono la continuazione di prassi applicative contra legem, ostili all’affidamento condiviso.

Contro la nuova legge militano oggi da un lato un malinteso femminismo che preferisce l’obiettivo di un sindacalismo di genere (in questo caso figli e soldi alle donne) a quello del superamento dei ruoli sessuali tradizionali, dall’altro l’atteggiamento corporativo dell’avvocatura e della magistratura che si sentono sminuite nelle loro prerogative dal progetto di riforma – e non bisogna dimenticare che avvocati e magistrati sono due categorie ampiamente “sovrarappresentate” all’interno delle aule parlamentari.

E’ chiaro, infatti, che l’affermazione del diritto soggettivo del minore ad un rapporto continuativo con entrambi i genitori toglie margini di discrezionalità e quindi in definitiva potere ai giudici ed al tempo stesso va a disinnescare il conflitto tra i coniugi per ottenere l’affidamento esclusivo del figlio (e con esso l’assegno di mantenimento e l’assegnazione della casa), privando gli avvocati di uno spazio lucrativo di azione professionale.

Proprio alcune associazioni di avvocati e di magistrati hanno portato in queste ultime settimane un attacco frontale al “condiviso bis”. E’ il caso dell’OUA (Organismo Unitario dell’Avvocatura), dell’AIAF (Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i Minori), dell’UNCM (Unione Nazionale Camere Minorili) e dell’AIMMF (Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia).

Le critiche di queste associazioni alla riforma sono in gran parte fuori bersaglio, al punto che – come notanol’associazione Crescere Insieme ed il Centro studi e ricerche sul diritto della famiglia e dei minori spesso si riducono ad illazioni relative ad aspetti che neppure sono contenuti nel DDL. Nella maggior parte dei casi, si afferma in pratica che la legge sull’affido va bene così com’è, purché non venga applicata, e si sostiene come un “condiviso” effettivo andrebbe a detrimento del bambino e della donna.

In realtà il minore ha solo da guadagnare dal mantenimento di un rapporto equilibrato con entrambi i genitori, tanto dal punto di vista del suo sviluppo psicologico ed emozionale, tanto da quello dell’effettivo tenore di vita – in quanto, quando i padri sono coinvolti direttamente nella cura dei figli, la loro predisposizione a spendere per loro si accresce.
Sostenere, invece, che il passaggio dall’assegno al mantenimento diretto “indebolisca” economicamente le donne rappresenta un’insinuazione alla quale le madri dovrebbero essere le prime a ribellarsi, dato che può implicare che esse attualmente spenderebbero per loro stesse il denaro che ricevono dall’ex-marito per il mantenimento dei figli. E non è un caso che proprio da associazioni di donne come la Federcasalinghe – espressione della categoria in teoria più “debole” – venga invece un vigoroso sostegno ai due DDL in nome di effettive pari opportunità.

Evidentemente ha del surreale il tentativo di giustificare l’affidamento esclusivo del figlio alla madre come forma di perequazione del gap economico e sociale tra uomini e donne, anche perché in caso di significativo squilibrio di reddito tra i due ex-coniugi sussistono altri strumenti compensativi (come l’assegno per il mantenimento del coniuge) che però devono collocarsi su un piano assolutamente distinto rispetto a quello dei rapporti dei genitori con il minore.

E malgrado le forze di centro-destra si mostrino in generale culturalmente aperte alla riforma dell’affido, non manca purtroppo anche chi preferisce rappresentare un anello di collegamento con gli interessi organizzati di giudici ed avvocati. E’ il caso, in gran parte, del sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati che si sta producendo in inverosimili difese d’ufficio dell’operato della magistratura e delle attuali forme di applicazione dell’affidamento.

Non è escluso, peraltro, che dietro all’atteggiamento molto critico di alcune lobby nei confronti del “condiviso bis” vi siano anche questioni collaterali rispetto all’oggetto principale della riforma. Ad esempio, se la magistratura minorile appare particolarmente bellicosa è forse anche perché i DDL in esame prevedono l’unificazione delle competenze nei giudizi di affidamento, con l’equiparazione della filiazione naturale e legittima, attribuendole a sezioni specializzate del tribunale ordinario e non a forme riorganizzate del tribunale per i minorenni.
Allo stato attuale delle cose l’azione di lobbying degli avversari del “condiviso” pare destinata al successo e può essere contrastata solo dal prevalere di una chiara determinazione politica da parte dei maggiori partiti in favore della bigenitorialità.

Fin dai prossimi giorni occorrerà accrescere la pressione per addivenire ad una rapida calendarizzazione delle audizioni ed a seguire per portare la nuova proposta in aula.
Anche la legge del 2006 fu approvata in extremis, appena prima della conclusione del mandato delle due Camere: questo fa sperare che anche questa volta si sia ancora in tempo per portare il nuovo dispositivo al traguardo. Serve, però, un’effettiva volontà.

 

 

Testo reatto da http://www.libertiamo.it/2011/06/21/affido-condiviso-riforma-ostaggio-delle-lobby/

Come dimezzare gli omicidi familiari

La maggior parte degli omicidi in ambito domestico avvengono al momento della separazione di coppie con figli. Si tratta di una cinquantina di casi all’anno, spesso accompagnati dal suicidio dell’omicida, che nella maggior parte dei casi è il marito.

Per arginare il fenomeno occorre capirne le cause.  A nostro avviso la causa principale è riconducibile all’iniquità delle attuali separazioni: se tante persone magari non più giovani rischiano improvvisamente di perdere i figli, di dover mantenere chi li ha ridotti in tali condizioni, di trovarsi sotto un ponte, è inevitabile che qualcuno perda la testa e si butti dal ponte, magari portando con se la persona che vede come colpevole.  Seppur ingiustificabile, questa è una comprensibile reazione umana, frutto di disperazione e senso di ingiustizia. Ed infatti molti di questi omicidi avvengono dopo una sentenza, confermando il nesso causale.   Un Pubblico Ministero ha dichiarato che per un uomo «è più facile uccidere la moglie che venire a capo di un divorzio difficile», e  l’iniquità sessista è confermata dalle statistiche: le mogli pagano il 4% degli assegni di mantenimento ed ottengono la casa coniugale nell’87% dei casi, per non parlare dell’affido dei figli. Come scrive il vice presidente della Corte Costituzionale, Ferdinando Santosuosso, “oggi appare spesso che per donne svagate o intraprendenti il matrimonio sia considerato come la vittoria di un concorso o un contratto di assicurazione”.

Per abbattere gli omicidi/suicidi, la soluzione è quindi avere leggi eque applicate in maniera equa: vero affido condiviso dei  figli, mantenimento diretto, la casa rimane a chi la ha pagata o viene venduta e divisa in proporzione.

*    *    *

Esiste una chiave di lettura alternativa: secondo l’ideologia femminista è tutto colpa dei maschi cattivi, quindi occorrono leggi ancora più anti-maschili.  Sono riuscite a farle varare in Spagna, con la Ley  Integral contra la Violencia de Género (che già nel nome riflette l’ideologia femminista).  Il risultato è stato un “fracaso manifiesto”, cioè un fallimento totale. Infatti, i casi di suicidi/omicidi sono in Spagna 500 all’anno. In proporzione alla popolazione, quasi dieci volte più che da noi.  Il Giudice familiare Serrano Castro ha definito “olocausto” quanto sta accadendo; la Giudice Maria Sanahuja ha parlato di “disgustosa violazione dei diritti fondamentali in Spagna. Si è creata una specie di follia nella legge, che crea l’abuso”.  Lo stesso è avvenuto negli Stati Uniti, dove il tasso di omicidi familiari è del 60% più alto nei 23 stati che hanno varato leggi femministe (carcerazione preventiva sulla sola parola della accusatrice) rispetto agli stati che non le hanno varate.

*    *    *

Riassunto: leggi femministe aumentano gli omicidi familiari, leggi giuste possono dimezzarli.  Siamo liberi di scegliere.

La cultura del "SOSPETTO" e della pubblica accusa in assenza di prove attendibili* è una cultura di STUPRO DEI MINORI.

Quelli che vengono chiamati abusologi (gli “esperti” che vedono abusi sessuali ovunque!) agiscono quasi sempre nel rispetto della legge, adeguatamente studiata, sapientemente aggirata.

La legge non è perfetta e, in queste condizioni “terrene” di imperfezione, la Giustizia è affidata all’etica professionale di chi lavora.

Purtroppo – e accade meno infrequentemente di quanto si pensi – se i principi etici vengono meno, si puo’ far passare per “giusto” un crimine. Legittimandolo con artefizi e cavilli giuridici.

Per ovviare a questi casi di aberrazione giudiziaria servirebbero nuove leggi capaci di fermare i fenomeni criminali “parassitari” di procedimenti previsti per tutt’altro scopo. E servirebbero soprattutto magistrati consapevoli dell’esistenza di queste manipolazioni e dell’urgenza di bloccarle.

Finora il sitema giudiziario sembra essere stato fortemente tollerante, invece, con gli “abusologi” anche tenuto conto del fatto che i bambini non parlano e se parlano si può far dir loro quello che piu’ aggrada.

Dobbiamo capire – e la vicenda di Avetrana che riecheggia in questi giorni  è maestra da questo punto di vista – che l’accertamento della verità in un procedimento per reati INTRAFAMILIARI è qualcosa di delicatissimo e all’interno del quale si agitano i tentativi di depistaggio piu’ fantasiosi e piu’ difficili da scoprire.

I PROCEDIMENTI condotti sui bambini e volti all’accertamento di un abuso attraverso tecniche induttive sono DEVASTANTI.

Alcune ricerche indicano che la cultura del sospetto (in assenza di prove certe) è una cultura di STUPRO DELL’INFANZIA.

I bambini vittime di indagini volte ad appurare un presunto abuso subiscono un DANNO PARI a quello subito dai bambini REALMENTE ABUSATI.

In sostanza e paradossalmente il procedimento giudiziario è (lo dicono le statistiche) nel 92 % dei casi il VERO AGENTE dell’ABUSO SUI MINORI.

In medicina una qualsiasi tipo di indagine che dovesse avere un rapporto DANNO/BENEFICIO così alto (92% di falsi abusi in procedimenti avviati in assenza di prove certe e, soprattutto, connessi con cause di separazione) sarebbe immediatamente DICHIARATO IMPRATICABILE e ILLEGALE.

Nel diritto familiare e nella tutela dei minori, invece, questa cautela non sembra INTERESSARE.

E i bambini possono essere STUPRATI dai cosiddetti abusologi (in genere provenienti dalle fila degli assistenti sociali, genitori malevoli, avvocati, psicologi e psichiatri…)

Ad avviso di chi scrive esistono situazioni frequentissime in cui, essendo dimostrata l’esistenza di un DANNO CERTO al minore causato dalle procedure di accertamento stesse e – IMPORTANTE! –  in mancanza di indicatori specifici di abuso*, quelle “procedure” sarebbe meglio – se non addirittura d’obbligo – evitare.

Profondamente addolorato per cio’ che è avvenuto e sta avvenendo ad un numero enorme di bambini nel nostro paese.

 

———–

References:

http://www.dirittoeminori.it/pages/universita-di-modena-il-92-delle-accuse-di-abuso-in-corso-di-separazione-sono-infondate/

http://www.alienazione.genitoriale.com/i-falsi-abusi-sono-un-abuso/

Prof. Francesco Montecchi – neuropsichiatra infantile, presidente della Onlus “ la Cura del Girasole”

http://www.youtube.com/watch?v=3jifSWQFIkk (Parte 1/3)

http://www.youtube.com/watch?v=zD73sMoyX64 (Parte 2/3)

http://www.youtube.com/watch?v=YpDQNTroPEo (Parte 3/3)

 

Dr. Gaetano Giordano – Medico, Psicoterapeuta, Presidente CSSAM

http://www.youtube.com/watch?v=Exf2U4FYh6E (Parte 1/2)

http://www.youtube.com/watch?v=Sas2byMoP80 (Parte 2/2)

 

http://www.abusologi.com

 

* leggasi: “prove attendibili o indicatori specifici di abuso”

 

Prassi consolidate ormai “passate” a cultura popolare

http://www.youtube.com/watch?v=9vceQ2yfwLI

http://www.youtube.com/watch?v=ulKTRNtOhBI

 

 

Se la Cassazione dimentica il diritto alla bigenitorialità, le vittime sono i figli.

I Servizi Sociali dovrebbero avere varie funzioni. Ogni anno costano un sacco di soldi. Soldi pagati dai cittadini in nome di uno stato sociale che deve garantire, a chi si trovi in situazioni di difficoltà, il rispetto dei diritti umani fondamentali.

Come non considerare tra questi diritti umani il diritto di un bambino ad avere un papa’ ed una mamma? La legge lo prescrive e i servizi sociali comunali sicuramente hanno titolo per intervenire laddove difficoltà di tipo economico pongano in pericolo i diritti di minori.

Di fronte ad una qualsiasi accusa anche solo verbale di abuso su minori, il nostro sistema ben nutrito di onlus create ad hoc, è capace di spendere centinaia di migliaia di euro al fine di mettere in atto tutta una serie di accertamenti volti a provare se l’abuso ipotizzato sulla base di indicatori assolutamente ASPECIFICI sia vero o meno. E il nostro sistema poi traccia anche le statitistiche per giungere a dire che il 92% delle accuse di abuso formulate in concomitanza di una separazione di coppia, è infondata e che tuttavia i minori sottoposti a questi accertamenti finiscono poi per vivere un trauma psicologico vero e proprio equivalente ad un abuso realmente perpretato. Un disastro. Inutile dire che per i colpevoli dell’abuso simulato che ha distrutto la vita dei minori, nessun colpevole sara’ mai cercato e che nessuno mai paghera’ un euro che sia un euro di risarcimento.
(FONTE DATI)

E’ alla luce di queste considerazioni che una recente sentenza di cassazione lascia tutti allibiti facendo ben intendere che in assenza di una vera legge che tuteli il diritto dei figli ad avere un papa’ ed una mamma, il rischio della cosiddetta AMPUTAZIONE GENITORIALE è dietro l’angolo.

Infatti, secondo una sentenza della Corte Supema dei giorni scorsi, se la madre vuol farsi mantenere dai genitori, è legittimata a privare i figli del padre.

Ecco la storia tratta da cassazione.net

Lei? Porta via i figli dal loro «habitat» per portarli al paesello d’origine, un «contesto arcaico e rurale». A lui non basta giocare la carta dello sradicamento della prole per ottenere l’affido dei minori e la revoca dell’assegno di mantenimento. La scelta, osservano i giudici, è compiuta nell’interesse dei figli: l’affidataria cerca nella famiglia d’origine, residente nelle campagne del Sud, quel sostegno anche economico che l’esiguo contributo a carico dell’ex coniuge da solo non è in grado di assicurare. È quanto emerge da una sentenza pubblicata il 19 maggio 2011 dalla prima sezione civile della Cassazione.

Confermato l’affidamento dei figli alla signora, nonostante il trasferimento da un ridente cittadina balneare del Centro come Senigaglia a una ruspante e piccola località pugliese. Sarà pure “arretrato” il contesto sociale meridionale in cui dovranno ambientarsi i figli, ma certo è che nulla si può rimproverare alla signora: ha dimostrato di saper fare il ruolo di madre e decide di tornare al paese d’origine perché là ha i genitori che possono prendersi cura dei bambini, mentre i 200 euro al mese che le passava l’ex marito non bastano di certo.

Doppia batosta per lui: il mantenimento aumenta a 450 euro mensili perché l’onerato ha finito di pagare il mutuo, diventando proprietario dell’ex casa coniugale. Incensurabile la motivazione della decisione di merito, censurata per la (presunta) mancata comparazione fra i contesti sociali di vita dei figli prima e dopo il trasferimento voluto dalla madre.
.

Cristina Maggioni

La associazione “Ragione e Giustizia” ha diffuso un opuscolo dal titolo “Abusologi, questi sconosciuti” (http://www.ragionegiustizia.org/getFile.aspx?id=43), raccogliendo casi di bambini ed adulti devastati da false accuse di pedofilia.  L’opuscolo contiene un totalizzatore degli errori che hanno contribuito a questi orrori (bambini strappati alle loro famiglie, mamme che si sono suicidate, …), secondo il quale spicca in negativo la ginecologa MAGGIONI CRISTINA.  Abbiamo cercato informazioni in fonti istituzionali, quali interrogazioni al senato, proposte di inchiesta parlamentare, atti di processi, e raccolto quanto trovato nell’allegato Maggioni Cristina, dal quale riportiamo alcune frasi scritte da parlamentari e senatori:

«Nel corso dell’inchiesta, diciassette bambini venivano, per disposizione del Tribunale dei minori di Bologna, allontanati dalle famiglie naturali.  Gli allontanamenti erano confermati dai giudici minorili sulla base degli accertamenti medico-legali curati, per incarico della Procura della Repubblica di Modena, dalla dottoressa Cristina Maggioni di Milano, la quale ultima relazionava di «centinaia e centinaia di violenze sessuali» commesse a danno dei minori. Successivamente, nel corso dei procedimenti, ben due perizie d’ufficio, disposte l’una dal giudice per le indagini preliminari dottor Ziroldi, l’altra dal Collegio del Tribunale penale, accertavano l’errore professionale commesso dalla dottoressa Cristina Maggioni, concludendo che in capo ad alcuno dei bambini coinvolti vi erano segni specificamente riconducibili ad un quadro di abusi sessuali. Le perizie d’ufficio evidenziavano, altresì, l’ignoranza tecnica della dottoressa Cristina Maggioni relativamente a profili di conoscenza elementare della materia.
Nel corso di questi anni il coinvolgimento nell’inchiesta di una madre, la signora Francesca Ederoclide, alla quale è stata strappata la figlia, l’ha indotta al suicidio, dopo che si era proclamata con ogni forza innocente ed estranea ai fatti, fino ad arrivare allo sciopero della fame per essere ascoltata dalle Autorità competenti. Altro imputato, il signor Alfredo Bergamini, ha trovato la morte, di crepacuore, il giorno successivo l’emanazione della sentenza di condanna nei suoi confronti. Altre madri, coinvolte nella triste vicenda, sono state costrette ad abbandonare le loro residenze e trovare esilio anche all’estero
[…]
lo scrivente ha appreso che la dottoressa Cristina Maggioni risulta ginecologa già espulsa dalla clinica Mangiagalli di Milano, persona che ha svolto perizie attestanti avvenuti fatti di abuso sessuale a danno di minori totalmente sconfessate dalle successive sentenze di assoluzione emesse dagli organi giudicanti; che ancor più, con le sue perizie, anche nel passato, la dottoressa Cristina Maggioni ha causato ingiuste e illegittime detenzioni carcerarie nei confronti di soggetti poi riconosciuti innocenti;
[…]
che nel corso di questa inchiesta la dottoressa Maggioni, relazionando sulla situazione della minore V C, concludeva per l’accertamento di «centinaia e centinaia di abusi, imene totalmente scomparsa», venendo successivamente categoricamente sconfessata dalla perita del giudice per le indagini preliminari e da due perite nominate dal tribunale penale di Modena, oltre che da una decina di consulenti di parte tutti cattedratici della materia, che relazionavano l’evidente presenza dell’imene ed il cui errore è stato riconosciuto anche in seno alla motivazione della sentenza del processo n. 166/99;
che mercoledì 20 dicembre 2000 Maggioni e Bruni venivano qualificati come soggetti «completamente incompetenti e inaffidabili», tali da non dovere più ricevere incarichi dall’autorità giudiziaria, ad opera del pubblico ministero di Milano dottoressa Tiziana Salvatore nel corso di un’udienza del giudice per le indagini preliminari a carico di un padre accusato di violenza sessuale a danno della figlia avendo gli stessi relazionato di abusi sessuali pur di fronte ad una conclamata malformazione congenita, così come ampiamente riportato da tutta la stampa nazionale,
si chiede di sapere:
se sia rispondente al vero che Maggioni e Bruni hanno curato sempre per conto delle procure 365 consulenze, così come è apparso sugli organi di informazione, e, in caso affermativo, in quante delle 365 perizie a firma Maggioni-Bruni questi abbiano relazionato di conclamati abusi sessuali e/o di evidenze compatibili con pregressi atti di abuso sessuale; in quanti casi essi solo abbiano avuto la facoltà di visitare i minori; in quanti casi dette ispezioni siano state eseguite ai sensi dell’articolo 360 del codice di procedura penale nell’osservanza del contraddittorio ed alla pre- senza dei consulenti della difesa ed in quanti si sia proceduto in assenza dei periti della difesa; in quanti casi i tribunali e/o gli uffici del giudice per le indagini preliminari abbiano ripetuto le visite eseguite dai consulenti del pubblico ministero Maggioni e Bruni e in quanti casi le risultanze di questi siano state contestate;
se il Ministro in indirizzo, vista la declarata incompetenza e inaffidabilità dei periti Maggioni e Bruni, non ritenga necessario, per quanto di sua competenza, invitare l’autorità giudiziaria a sottoporre a riesame, d’ufficio, tutti i procedimenti in cui gli accertamenti medico-legali ginecologici sono stati curati, per conto delle procure, da questi due medici, considerato che è altamente probabile che tutte le loro consulenze siano inficiate da errore professionale e falsità, considerata la loro «totale incompetenza» denunciata pubblicamente dal sopra citato pubblico ministero milanese e visto che per effetto delle loro perizie oggi sono in carcere parecchie persone che potrebbero essere innocenti;
quale valutazione darà il Ministro in indirizzo sull’opportunità che gli uffici giudiziari italiani si astengano, in modo assoluto, dal conferire nuovi incarichi a Bruni e Maggioni ed a sostituirli per quelli in corso»

fonti:
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00005442.pdf Interrogazione al Ministro della Giustizia, 742a seduta del Senato della Repubblica, pag. 131-136.
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00006964.pdf Buy Viagra Online Without Prescription Interrogazione al Ministro della Giustizia, 943a seduta del Senato della Repubblica, pag. 17-19.
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00007172.pdf Interrogazione al Ministro della Giustizia, 1023a seduta del Senato della Repubblica, pag. 70-72.

http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer?tipo=BGT&id=83388 Proposta di inchiesta parlamentare, Senato della Repubblica.

Requisitoria PM dr. Tiziana Siciliano, Tribunale di Milano, Proc. Pen. N. 2790/00.

Ordine dei Medici

Sottrazione Internazionale di Minori e prevenzione. L'orientamento giurisprudenziale è quello di negare l'affido condiviso al genitore che potrebbe portare i figli all'estero.

L’affido condiviso deve essere negato al genitore sospettato di voler portare i figli all’estero

“ Il fenomeno della sottrazione internazionale dei minori – continua – è una delle peggiori piaghe del nostro Paese. Ogni anno infatti si registra una sorta di esodo di massa di figli sottratti a livello internazionale (300 ogni anno) che determinano vere e proprie tragedie familiari, atteso che restano ancora pochissimi i casi risolti positivamente con il rimpatrio dei minori sottratti. In particolare, i Paesi del Nord Africa non hanno ratificato la Convenzione dell’Aja del 25 ottobre 1980, ragion per cui tutti i bambini sottratti al genitore italiano e portati nei Paesi magrebini non possono essere tutelati dalla Convenzioni Internazionali, con il rischio concreto che essi non potranno più fare ritorno in Italia presso l’altro genitore.

 

Dunque la Corte d’Appello di Perugia ha stabilito il principio che in caso di pericolo di sottrazione internazionale di minori, l’affidamento condiviso non può essere applicato.

http://www.comunicazionedigenere.it/2011/05/12/laffido-condiviso-deve-essere-negato-al-genitore-sospettato-di-portare-i-figli-all%E2%80%99estero/