Centro femminista aiuta madre violenta ad abusare della figlia

La vicenda narra come il primo rifugio aperto da Erin Pizzey aiutava le persone con problemi di violenza in maniera non sessista, e come gli attuali problemi nacquero con i centri femministi.

«Una donna minuta, L., arrivò al rifugio con una bellissima piccola bambina.  Rimasi colpita dall’aggressività della madre.  Urlando denunciava che suo marito R. la aveva picchiata […]  Fu difficile accogliere L. nella nostra comunità.  Era irritabile con la piccola, ed una delle mamme espresse il suo timore che avrebbe potuto picchiarla.

 

Mi telefonò suo marito R. Aveva sentito del rifugio dai media e mi chiedeva se sua moglie e sua figlia fossero lì.  Quando arrivò – un uomo piccolo quasi quanto la moglie — la sua versione della storia era molto diversa. […] Lavorava come custode del palazzo dove vivevano, quindi stava molto a casa, ed era lui che principalmente accudiva la piccola.  La bambina aveva problemi allo stomaco e non cresceva.  All’epoca, nessuno dei dottori sospettò che la madre fosse violenta e che la figlia soffrisse di stress emotivo.

R. mi pregò di vedere sua figlia, e la madre con riluttanza fu d’accordo, così assistetti all’incontro.  Era in  lacrime quando poté coccolare la figlia, che gli gettò le braccia al collo, e così constatai che la piccola aveva un legame emotivo più forte con lui che con L.   Dopo mi disse che L. cercava un avvocato per divorziare e che voleva impedirgli di avere contatti con la figlia.  Lo mandai a casa dicendogli che avrei fatto il possibile per farla ragionare.  Era d’accordo nel dare qualunque mantenimento L. avesse voluto pur di avere contatti regolari con la figlia.

L. rifiutò. Le dissi che non potevamo assecondare la sua affermazione di essere vittima del marito.  Vedendo il suo comportamento e la sua relazione con la figlia, non avevo dubbi che la piccola sarebbe stata molto meglio con suo papà.

Poco dopo L. portò la figlia e le sue cose in un altro rifugio. [n.d.t.: all’epoca, oltre al rifugio di Erin Pizzey, le femministe stavano aprendo propri centri anti-violenza].  Telefonai e chiesi di qualcuno con cui discutere il caso.  In tono gelido mi dissero che non c’era nessun caso da discutere: la donna era vittima della violenza dell’uomo e questo era tutto.

Un rifugio è meglio di nessun rifugio, ma mi preoccupava che la gente che lo gestiva potesse sostenere l’idea che le donne fossero vittime innocenti della violenza degli uomini.  Delle prime 100 donne che vennero da noi, 62 erano tanto violente quanto gli uomini che avevano lasciato.  Dovevo affrontare il fatto che gli uomini venivano sempre incolpati e, come il povero R., essere vittime di false accuse mentre le donne venivano sempre credute».


Vicenda estratta dal capitolo “il ciclo della violenza” delle memorie di Erin Pizzey (fondatrice dei centri anti-violenza), che spiega che i bambini e le bambine cresciute in famiglie violente tendono a diventare uomini e donne violente. Le femministe hanno cercato di censurare questa realtà, dando lo stesso nome “il ciclo della violenza” ad una loro teoria sessista secondo cui solo gli uomini sarebbero violenti.  La vicenda di questa povera bambina mostra come i centri femministi possono contribuire ad aiutare le donne violente ad abusare dei figli, e vanno pertanto chiusi tornando a strutture non sessiste finalizzate ad aiutare le persone con problemi di violenza, come faceva il primo centro aperto da Erin Pizzey.

Interrogazione parlamentare: calunnie femministe usate per devastare l’infanzia dei figli

Nel 1997 furono privati del loro papà, accusato senza prove di maltrattamento. Da maggiorenni denunciano: false le accuse contro papà, era la mamma ad essere violenta.

Per evitare che il principio di precauzione diventi violazione dei diritti umani ed abuso contro l’infanzia, occorre applicarlo chiudendo e tagliando i fondi ai centri femministi ed alle loro avvocate già coinvolti in false accuse.  Destinare le centinaia di milioni di euro risparmiati per risarcire i bambini che hanno avuto l’infanzia devastata dalla calunnia di genere, allontanati dai loro papà e/o condannati ad incontri protetti utilizzando le tipiche false accuse senza prove.


Il testo dell’interrogazione parlamentare (6/4/2011)

CARDIELLO – Al Ministro della giustizia

Premesso che, per quanto risulta all’interrogante: il signor Aldo Forte nel 1994 si separava consensualmente dalla moglie; tra i motivi che avevano determinato detta separazione vi sarebbero stati anche i maltrattamenti operati dalla madre sui figli della coppia, all’epoca dei fatti ancora minorenni; dopo la separazione la madre presentava un esposto al giudice tutelare informandolo di vietare tutti i rapporti tra il padre e i figli per maltrattamenti; il giudice tutelare, sentito il genitore accusato, disponeva l’immediato ripristino dei rapporti parentali dandone immediata comunicazione all’Asl di Rimini, la quale, al contrario, non ha tenuto in conto tale dettato; successivamente il Tribunale per i minorenni, cui erano stati inviati gli atti per competenza, sulla base delle informazioni ricevute dai medesimi servizi sociali della competente Asl di Rimini, decretava la decadenza del padre dalla potestà genitoriale; la Corte d’appello respingeva, quindi, il ricorso proposto dal padre ritenendo, in base alle predette informazioni,”la personalità del reclamante fortemente disturbata e disturbante”; il Tribunale di Rimini, successivamente, stabiliva il diritto di visita del padre ai figli affermando che la decadenza dalla potestà genitoriale non inibiva i rapporti parentali; tuttavia, stante la situazione di grave conflittualità fra gli ex coniugi, i rapporti fra il padre e i figli, già scarsissimi, si interrompevano del tutto a partire dal 1997, nonostante l’assenza di alcun dispositivo di divieto; nel 2003 uno dei figli, divenuto maggiorenne, presentava istanza al Tribunale per i minorenni per il reintegro della potestà genitoriale del padre confessando di non aver mai subito alcuna percossa da lui e riconoscendo come false le dichiarazioni fornite dalla madre; il secondo figlio, ancora minorenne, si recava dai carabinieri e, dopo aver confidato di non poter più vivere con la madre, comunicava la sua intenzione di rifugiarsi dal padre;

considerato che: gli operatori dei servizi sociali della Asl di Rimini, trattando il caso della separazione e del relativo affidamento dei figli, avrebbero tralasciato di ascoltare le ragioni del padre prediligendo esclusivamente le motivazioni addotte dalla madre; entrambi i minori sarebbero stati ascoltati solo in presenza della madre e, quindi, verosimilmente, sotto la sua “influenza”; entrambi i minori avrebbero subito maltrattamenti e percosse per tutto il tempo in cui sarebbero rimasti affidati alla madre; considerato, infine, che: il signor Aldo Forte ha ritenuto di procedere civilmente nei confronti degli assistenti sociali responsabili del procedimento di separazione e relativo affidamento dei figli; a quanto risulta all’interrogante, nella relazione di consulenza sull’operato degli addetti ai servizi sociali richiesta dalla competente Procura della Repubblica di Rimini, i tecnici hanno riscontrato “una certa leggerezza nella valutazione della complessità della situazione dimostrando di essere superficiali nel cogliere alcuni aspetti che meritavano di essere approfonditi rinunciando a constatare la veridicità delle informazioni (…) sono state prese in considerazione solo ed esclusivamente le dichiarazioni della signora”; “sarebbe stato auspicabile valutare l’opportunità di escludere maggiormente la madre, la quale, essendo stata più presente durante i colloqui ha finito col far creare all’equipe un punto di vista sbilanciato a suo favore. Limite, questo, accentuato dagli esigui tentativi da parte dei servizi sociali di cercare conferme conducendo dei colloqui con i figli in assenza della madre, tali da permettere loro una maggiore libertà di espressione del loro vissuto e rendendo partecipi i parenti più prossimi quali ad esempio i nonni paterni che risultavano alquanto coinvolti”; la predetta relazione conclude affermando che il lavoro degli operatori della Asl “risulta essere piuttosto superficiale e perfezionabile sotto il profilo tecnico”; l’interrogante chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto sopra; se e in quali modi di competenza ritenga di dover intervenire, in caso di controversie fra coniugi, al fine di tutelare i diritti dei padri separati e dei loro figli pur nel rispetto delle prerogative delle madri separate; se e in quali modi intenda intervenire al fine di consentire un regolare e armonioso svolgimento dell’attività degli assistenti sociali; se e in quali modi intenda intervenire al fine di consentire un regolare e armonioso svolgimento dell’attività dei giudici tutelari; se e in quali modi intenda intervenire al fine di delineare in maniera incontrovertibile i diritti alla giusta difesa, affinché, soprattutto nell’ambito minorile, non siano a essere trattati in maniera superficiale; se e quali sanzioni ritenga opportuno prevedere per coloro i quali, nell’ambito di un procedimento per l’affidamento di minori, svolgano con negligenza o superficialità la loro mansione.

Padre chiede aiuto a centro anti-violenza e subisce false accuse

Alla fine il Tribunale affiderà i figli al padre, trovando che “i bambini sono vittima di violenza da parte della madre”, fra cui colpirne uno “con spatole e cucchiai, lasciando lividi”.

Ma, quando nella primavera 2007 i bambini iniziano a dire di voler evitare la madre per la propria sicurezza ed il padre decide di fare i passi necessari, dopo aver informato la moglie che avrebbe lasciato la casa coniugale con i figli, contatta un centro anti-violenza, implorando aiuto.

Viene deriso.  Di nascosto avevano già preso la donna solo la loro ala, istruendola su come fare accuse di violenza domestica contro la vittima dei suoi continuati abusi.

Il 24 Aprile la coppia arriva alla rottura totale; la donna esce per strada, promettendo di uccidere i poliziotti ed accusando il marito di stupro e pedofilia.

Riguardo alla seconda accusa, il tribunale concluderà che “le accuse erano false e la signora lo sapeva.  Ha mostrato capacità di fabbricare accuse”.

Sorprendentemente l’accusa di stupro di una donna sgangherata viene considerata credibile; il marito viene arrestato.  Sapendo che il centro anti-violenza cerca fondi, la donna si permette di venir persuasa a fare luride accuse di violenza sessuale, vergognosamente amplificate dalla prosecutrice legale.

I fatti che la donna era una abusatrice di bambini, che mancava qualunque conferma alle sue parole, che aveva rifiutato di sottoporsi ad esami medici volti a stabilire se era stata stuprata, che era probabilmente motivata dalla disputa per la custodia dei figli, che era nota ai vicini come “quella donna pazza” non trattenne i media a caccia di sangue.

La prosecutrice tenne nascosti fatti chiave a discolpa, portando la Corte Suprema del Maine a punire la sua cattiva condotta ed ad annullare il processo (documenti legali; petizione per la radiazione della prosecutrice).

Estratto e tradotto da “Abuse shelter exploits mentally-ill woman to push political agenda”, a firma di C. Roberts

“Dobbiamo debellare il femminismo per salvare la famiglia”

Intervista ad una delle donne sopravvissute al blitz con il quale le femministe si sono impadronite dei centri anti-violenza riducendoli a centri di odio contro gli uomini e contro la famiglia.

«Sono totalmente d’accordo con Erin Pizzey: il femminismo sta distruggendo la famiglia.

Ero con Erin (che ha aperto il primo centro anti-violenza) quando venimmo attaccate dalle femministe.  Fummo colpite da una banda urlante con capelli rasati che aveva totalmente dimenticato la propria femminilità.  Fu spaventoso.

Vidi quello che scrissero sui muri: “uomini non saprete più quale sarà il vostro ruolo nella famiglia”.  Ora – molti anni dopo – il femminismo è diventato realtà.  Gli uomini non sanno più quale ruolo hanno, specialmente all’interno della famiglia.  La situazione è così degradata che alcuni rifugi rifiutano i bambini maschi, e le bambine crescono credendo che tutti gli uomini sono cattivi.

L’effetto a catena ha distrutto la vita familiare, fatta di amore e di ruoli.  Gli uomini si trovano davanti donnacce bolsceviche che rifiutano di cucinare, pulire, contribuire in qualunque modo alla vita familiare.

Tutto quello che vedo nelle femministe è la malvagità — prima viene fermato e meglio è.  Torniamo all’amore, alla donna gentile, carina, che è orgogliosa di essere donna.

Dianne Core, York»

Ed in effetti le femministe stesse hanno esplicitato le loro vere intenzioni:

«La famiglia nucleare dev’essere distrutta… qualunque sia il significato finale, lo sfascio delle famiglie è adesso un processo obiettivamente rivoluzionario». Linda Gordon

«Dal momento che il matrimonio costituisce una schiavitù per le donne, è chiaro che il Movimento delle Donne debba concentrarsi per attaccare questa istituzione. La libertà per le donne non potrà essere acquisita finché il matrimonio non verrà abolito». Sheila Cronan

«Non si dovrebbe permettere a nessuna donna di stare a casa ed accudire i suoi bambini. Le donne non devono avere questa possibilità, perché altrimenti troppe donne la sceglierebbero». Simone de Beauvoir

«Essere una casalinga è una professione illegittima. La scelta di servire ed essere protetta, e di pianificare una vita familiare è una scelta che non dovrebbe esistere. Il cuore del femminismo radicale è di cambiare tutto ciò». Vivian Gornick.

«Non possiamo distruggere le iniquità fra gli uomini e le donne finché non distruggeremo il matrimonio». Robin Morgan (Sisterhood Is Powerful).

«Il matrimonio è da sempre esistito per il beneficio degli uomini; ed è stato un metodo legalmente sanzionato per controllare le donne… Dobbiamo distruggerlo. La fine dell’istituzione del matrimonio è una condizione necessaria per la liberazione delle donne. È per noi quindi importante incoraggiare le donne a lasciare i loro mariti e non vivere da sole con gli uomini… Tutta la storia dovrà essere riscritta in termini di oppressione delle donne» dalla “Dichiarazione di Femminismo”.

«Affinché i bambini vengano cresciuti con parità, dobbiamo portarli via dalle famiglie e crescerli in comuni appositi». Mary Jo Bane.

«La cosa più misericordiosa che una famiglia numerosa possa fare ad uno dei suoi bambini più piccoli è ucciderlo». Margaret Sanger, in “Donne la nuova razza”, pag. 67.

«Sotto il patriarcato ogni donna è una vittima, del passato, del presente e del futuro. Sotto il patriarcato, la figlia di ogni donna è una vittima, del passato, del presente e del futuro. Sotto il patriarcato il figlio di ogni donna è il suo potenziale traditore e anche l’inevitabile stupratore o violentatore di un’altra donna». Andrea Dworkin

«Qualsiasi rapporto sessuale, anche il sesso consensuale all’interno del matrimonio, è un atto di violenza perpetrato contro una donna». Catherine MacKinnon

 

Bambina abusata grazie a leggi femministe

L’incubo della piccola Emily è iniziato nel 2003 quando aveva solo due anni: è stata prima allontanata da suo papà e portata dalla madre in un centro anti-violenza; quindi coinvolta in false accuse, poi affidata ad un pedofilo e, non curata, ha perso la vista all’occhio destro.  Grazie alle leggi femministe, la donna ha l’assistenza legale gratuita a spese dello stato.

Quanto segue è estratto e tradotto da un articolo pubblicato da AssociatedContent.

*   *   *

Emily non avrebbe perso il padre per 5 anni e la vista dall’occhio destro se non fosse stato per il VAWA (Violence Against Women Act) [legge femminista].  Suo papà Karl Hindle, cittadino inglese, si innamorò di S.F., americana trasferitasi in Inghilterra tacendo che in america aveva abbandonato il marito e le figlie.   Emily nacuqe il 1o Marzo 2002 nel Regno Unito.  A 5 mesi le viene diagnosticata l’ambliopia all’occhio destro; un problema che, se non curato, porta a perdere la vista.

Nel febbraio 2003 la madre decide di abbandonare Hindle e tornare in america. Sa che il padre non sarebbe d’accordo e fa quello che fanno molte donne in queste situazioni.  Lo accusa di violenza domestica ed abuso sessuale.  Grazie al VAWA ha solo bisogno di dire queste parole.

La donna viene messa in centro anti-violenza, ottenendo assistenza legale gratuita a spese del governo americano.  Senza alcuna prova, la funzionaria B.G. autorizza la illegale sottrazione internazionale di minore.

In america, la madre interrompe le cure della figlia e prova a darla via in uno “scambio di bambini”, mettendola nella famiglia di L.M., tre volte condannato per pedofilia.  Il padre riesce a far fermare questa operazione.  La madre lo denuncia per stalking, ma (essendo su di un altro continente) il padre può dimostrare la sua innocenza.

La donna fa più di 100 false accuse.  Tutte le numerose indagini, sia nel Regno Unito che in America, stabiliscono che il padre è innocente in tutti i casi.  La donna viene riconosciuta colpevole di aver fatto false accuse ed istruito la piccola Emily.

Che dopo 3 anni, nel 2006, è felice quando rivede il padre ed i fratelli.

Ma la madre sparisce di nuovo, facendo un’altra falsa accusa. […] Fra tutte queste azioni illegali ed irresponsabili, Emily perde la vista.  La madre continua a ricevere assistenza legale gratuita in base al VAWA.

*   *   *

Purtroppo la vicenda non è ancora conclusa, e gli aggiornamenti possono essere seguiti qui:

http://emilyrosehindle.blogspot.com

Violenza di genere in Italia: la parola a magistrati, avvocati, psicologi legali

“Solo in due casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri. Il resto sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante la separazione. Molte volte siamo noi stessi a chiedere l’archiviazione. In altri casi, invece, si arriva a un processo dove la presunta vittima ridimensiona il proprio racconto. È successo anche che qualche ex moglie sia finita indagata per calunnia” (PM Carmen Pugliese, dichiarazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2009, Eco di Bergamo).

“È certificato che nel 75% dei casi le denunce penali nei confronti del coniuge sono palesemente false, infondate e strumentali all’ottenimento di immediati risultati nelle cause di separazioni e divorzi” (G.E. Gassani, Presidente Nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, ASCA)

“Sempre più spesso si ricorre alla querela del coniuge o del convivente per risolvere a proprio favore i contenziosi civili per l’affidamento dei figli o per l’assegno di mantenimento.” (PM Barbara Bresci, il secolo XIX, 25/11/2009).

“La tecnica è quasi sempre uguale. Denunciare prima della separazione il marito per percosse e minacce, anche se non sono vere. Scrivere qualche SMS alle amichette con finte richieste di aiuto. Mettersi d’accordo con loro per le testimonianze in tribunale. Addirittura quelle più determinate arrivano ai casi di autolesionismo per provare le violenze subite in casa. Poi basta un avvocato senza tanti scrupoli e desideroso di riempirsi il portafoglio e il gioco è fatto”. (F. Graffione, giornalista, il Giornale)

“Ad adottare questi sotterfugi sono tutte donne: se la separazione è in corso, non ci sono strumenti prima dell’udienza per allontanare uno dei due genitori da casa. L’ordine di allontanamento giunge solo in caso di violenza fisica, ed ecco perché arrivano le denunce verso i mariti, per la maggior parte dei casi inventate”. (Avv. Clara Cirillo, presidente dell’Associazione Giuristi Italiani, il secolo XIX, 25/11/2009).

“Se ci sono i minori in ballo, si mettono in atto dinamiche crudeli: le donne avanzano false denunce di maltrattamenti o molestie sui figli a scapito del coniuge, per togliere a quest’ultimo la patria potestà” (Avv. Cristina Nicolini, AGI, personaedanno)

“Potrebbe sembrare incredibile che si possa accusare qualcuno che si sa innocente di un delitto turpe quale quello di violenza sessuale, in particolare quando è perpetrata su un bambino, eppure succede e neanche troppo raramente […] per l’esperienza fatta le false denunce provengono quasi nella totalità da donne, spesso madri che in tal modo tentano di allontanare gli ex mariti dai figli o peggio credono di vendicarsi di non si sa quali torti subiti durante il matrimonio”. (PM Jacqueline Monica Magi, su criminologia.it del 29/1/2009, fonte).

“L’accusa di violenza sessuale è il modo più facile per estromettere il padre dalla vita dei figli. La donna non solo si libera del partner come coniuge ma anche come padre, facendolo uscire definitivamente dalla sua vita”. (Maria Carolina Palma, CTU c/o Trib. di Palermo, L’Avvenire, 13/4/2009)

“le false accuse di maltrattamenti, percosse, abusi sessuali e violenze di vario genere – le querele costruite al solo scopo di eliminare l’ex marito dalla vita dei figli – oscillano nelle procure italiane da un minimo del 70 ad un massimo del 95%” (Sara Pezzuolo, Psicologa – Ass. Naz. Familiaristi Italiani, Firenze, 29 aprile 2010)

“… è necessario sollecitare un controllo sui centri antiviolenza …sollecitare un intervento qualificato che miri al controllo sulle gestioni di questi centri antiviolenza, sulle competenze e professionalità coinvolte e, soprattutto, che sfoci in una più attenta normativa sui limiti dei loro poteri di azione”. (Daniela Piccione – Avvocato, Delegato Regionale Sicilia Familiaristi Italiani, 31/10/2009, fonte)


Madre ammette false accuse e denuncia il sistema: deve prevalere la giustizia, non l’ideologia dell’odio contro gli uomini.

Al Procuratore Capo,

In un raptus di rabbia ho chiamato la polizia.  Ero in cura, ed ancora oggi soffro di depressione e di un grave disturbo ansioso.  Quando mi arrabbio con mio marito, il disturbo mi rende rabbiosa e voglio causargli problemi. Quel giorno chiamai la polizia.  Sotto la loro pressione per accusarlo di qualcosa, in un momento in cui non ero in me, dissi che mi sentivo minacciata.  La TV parla sempre di mariti che abusano le donne così questa è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Non c’era stata violenza, assolutamente nessuna. […] La polizia, senza indagare, prese la mia parola per la verità, ed immediatamente arrestò mio marito buttandolo in prigione dove passò sei settimane.

Dopo l’arresto il mio disturbo ansioso peggiorò; pensai che la cosa giusta da fare era andare ad un centro anti-violenza.  Le operatrici, in massima parte donne divorziate, mi misero sotto una tremenda pressione, perché io dicessi cose ancora peggiori contro mio marito, in modo da creargli problemi giudiziari ancora più gravi. […] Essendo in una condizione di dipendenza, una donna si sente obbligata a seguire i consigli legali delle operatrici.  Inondarono me ed i bambini con filmati sulla violenza che hanno fatto così male ai bambini al punto che provano paura di venire abusati da un qualunque uomo.

Il centro non era un posto dove le donne ricevono aiuto, ma un posto dove le donne ed i bambini sono esposti all’odio contro gli uomini ed incoraggiate a divorziare.  Mentre eravamo lì la polizia dovette intervenire per sedare una violenza fra donne nel rifugio, davanti ai miei figli.  Sono stati esposti a più abusi nel centro che in tutta la loro vita precedente fuori dal centro.

Quando provai ad ammettere il mio errore nell’ufficio della procuratrice, mi disse che ero una bugiarda e che era meglio per me insistere con la storia iniziale. Che le donne ritirano le accuse perché minacciate dai mariti. Che sarei stata arrestata se avessi ritrattato. […] In tutta la vicenda nessuno ha aiutato me ed i bambini.  Ognuno voleva solo darmi lo status di vittima ed a mio marito quello di abusante.  A nessuno interessava la giustizia, me, i bambini.  […] All’udienza preliminare volevo dire la verità, ma la procuratrice non mi ha nemmeno parlato.  Mentre invece ha ascoltato le operatrici del centro. […] Tutto sembrava finalizzato a far condannare mio marito ed impedirgli di vedere i nostri bambini, senza cura del costo che io ed i bambini avremmo dovuto pagare.

Mio marito ha perso il lavoro, perché le autorità hanno contattato il suo datore di lavoro.  Io ed i nostri 4 figli siamo stati presi in carico dall’assistenza sociale.  I bambini piangono perché vogliono vedere loro papà, che è sempre stato un buon padre.  Un terribile danno è stato fatto contro tutti noi: i nostri bambini, io, e mio marito.

Questo orrore è iniziato 9 mesi fa, e da allora non mi hanno ancora voluta ascoltare.  Sembra che non vogliano ammettere che una donna può fare un errore, come chiamare la polizia per rabbia.  Secondo la mia esperienza, sembra che criminalizzare e processare i padri, fregandosene del danno fatto ai bambini, sia lo scopo del sistema.  […] Sono preoccupata di quello che mio figlio potrebbe pensare di questo sistema.  Sono scandalizzata di come la violenza domestica è usata per distruggere le famiglie. Basata su due parole dette in un momento di rabbia, il sistema ha iniziato una caccia contro mio marito, provocando un enorme danno alla nostra famiglia.

Smettete di criminalizzare i padri e assicuratevi che i principi di giustizia siano rispettati da chi lavora nel sistema e ci saranno molti meno casi del genere.  Nel nostro sistema giudiziario deve prevalere la giustizia, non l’ideologia dell’odio contro gli uomini.

Lettera firmata.  (Testo originale della madre canadese tradotto dall’inglese da http://www.ejfi.org/DV/dv-70.htm#shelters in calce)

————————-

Dear Chief Justice McMurtry
I read an article in the Toronto Star, dated January 7, 2003, in which it was reported that you were upset about the courts being backlogged and that you were looking for answers to this problem.
As one woman who has been forcefully and unwillingly branded as a helpless “victim” of domestic violence by police and the local Crown Attorney’s office, I would like to give you what my thoughts are as to why the courts are backlogged.
Early last year, it a fit of anger and frustration against my husband, I wrongly called police. I was under medication at the time and to this day still suffer from depression and severe anxiety disorder. When I get upset at my husband, my disorder causes me to get angry and to want to cause problems for him. Calling police on that occasion was my reaction that day to cause him problems. Under pressure from police to charge him with something and during a moment when my mind was not thinking clearly, I told police that I felt that husband had threatened to harm me and the children. I have seen so much in the newspapers and on the TV about husbands abusing their wives that this was the first thought that came to my mind when the police came to my home. There was absolutely no physical violence leading up to my call to police, absolutely none. At the time, however, I did not realize the implications of my actions as I was acting more out of emotion, rather than from reason.
Police officers never asked if there would have been any reason to cause me to make these allegations nor did they seem to care. No time was given for me to get my thoughts together rationally. Police just took my words as being the truth. Immediately, my husband was arrested and thrown in jail where he eventually spent six weeks in jail. After his arrest, I became even more anxious and fearful of authorities for doing something that was wrong.
Initially, I stayed at a women’s shelter as I thought this was the thing to do. While in the women’s shelter, I was put under tremendous pressure from shelter workers, most of who are divorced women themselves, to say even more negative things about my husband to get him in more trouble with the law. I felt pressured by shelter staff and felt compelled to follow their legal instructions. In my opinion, shelters should not be giving legal advice to woman or pressuring women to take certain legal actions. This should be left up to the lawyers. Being in a position of dependency at the shelter makes a woman feel obligated to follow the legal advice given to them by the workers. While in the shelter, both myself and my children were inundated with information about how abusive men are. I believe that exposure to domestic violence audio and visual materials in the shelter has negatively affected my children to the point where even they may now feel that men, in general, are abusive. As it turned out, the shelter was not just a place where women can go for help, but a place were women and children are told all the bad things about men and where women are encouraged to divorce their husbands and break up their families. While my children and I were at the shelter, the police had to come in and take one woman out of the facility for being abusive to the other women in front of the children. My children were exposed to more abuse in the shelter than they were ever exposed outside of it.
When I tried to admit my mistake to the Crown Attorney’s office, I was basically told that I was a liar and that I had better stick to my original statement which was made while under pressure and while suffering from anxiety. I was told that women only recant their stories because their husbands are intimidating them. I was told that I would get arrested if I tried to change my story. When I tried to get my lawyer to write a letter to the Crown to explain the circumstances, my lawyer refused to follow my instructions. It was as if my lawyer was not willing to go against what he knew the Crown and the police wanted, which was to get my husband to plead guilty. My lawyer refused to return my phone calls and refused to answer my letters to his office. Yet, while my lawyer refused to follow my instructions, to my knowledge he billed Legal Aid, claiming to represent me. I wrote my own letter to the Crown’s Office directly but they refused to respond.
During this whole ordeal, nobody in the Justice System wanted to help me or my children. Everyone just wanted to label me as a poor victim and my husband as an abuser. Not at any time did I get the feeling that the justice system cared about me, my children, or about justice. The feeling that I have to this day is that the only thing the system wants is to convict my husband and that they will use any means, including intimidation and removal of children, to accomplish this.
I went to the court during one of preliminary hearings to try to tell the truth but when the Crown Attorney saw me at the court, she would not even talk to me. Yet, when my husband was in a hearing, representatives of the local women’s shelter had no problem getting a private meeting with the Crown to discuss my husband’s case. It seems that the Crown Attorney considered what the representatives of the local woman’s shelter had to say as being more important than what I, the alleged victim, had to say. Everything seemed to revolve around how to get my husband convicted and to keep him from seeing our children, no matter what the cost to myself and the children was.
My husband has been forced from his job due to the actions of the authorities who contacted his work and had him dismissed. Myself, and my four children have been forced on to the welfare system. My children cry to see their father who has always been a good father to them. The Children’s Aid has threatened to take my children from me if I let the children see their father, yet he has always been a good father to them. Terrible financial and emotional harm has been done to my children, myself and my husband by the justice system.
It has been over nine months since my family’s horror story with the justice system started. To this day, those in the Justice system still do not want to listen to me nor do they care about my children. It seems that the system is not willing to admit that a woman can make a mistake such as calling police out of anger. Based on my experience, it seems that criminalizing and persecuting fathers, regardless of the damage done to children, is the ultimate goal of the system. I feel that all of our family members have been victimized by the system and this is so terribly wrong and unjust.
Since this matter started, thousands of dollars in taxpayer’s monies have been spent and countless hours spent on my case by police, court officials and the Crown Attorney’s Office. I am the only witness to just statements made, yet the Crown Attorney presses on relentlessly to get my husband to plead guilty while intimidating me to go along with what they want. How can he plead guilty when he is not? I would not expect him or want him to plead guilty for an alleged crime he did not do. What kind of justice would that be?
There appears to be a systemic bias against fathers by the police and the Crown Attorney’s Office in the area of domestic violence to the point where justice is being purposely and maliciously disregarded. I have a young son and it worries me to think of what he might face in the justice system when he gets older. I am appalled at what I have seen is going on with justice in this province and how domestic violence is being used to destroy families. Based on just a few words said in anger, the justice system has gone on a witch hunt against my husband and in the process caused terrible harm to my entire family.
So getting back on the topic of the backlog in the court system, just put a stop to the persecuting and criminalizing of fathers and ensure that the principles of equality and fundamental justice are upheld by those working in the system and I am sure that you will see a noticeable drop in the court system caseload. Justice, not man-hating ideology, must prevail in our justice system.
Yours truly
Nezha Saad

Rovinai il mio ex con false accuse, ma oggi dico: fermiamo le femministe radicali

Quando decisi di divorziare (ero annoiata) andai da 3 diversi avvocati. Tutti mi chiesero se mio marito mi abusava. Mai, in nessun modo mio marito si è comportato male con me. Con mio grande stupore, tutti e tre gli avvocati mi dissero la stessa cosa: se non accusavo di abusi mio marito, non avrei ottenuto l’affido esclusivo dei figli. Se lo avessi accusato, avrei ottenuto tutto e anche di più. Quando chiesi come avremmo provato le accuse, mi dissero che i giudici non richiedono prove, di andare ad un centro anti-violenza, che mi avrebbero aiutata supportando le mie accuse di abusi. […] Non avendo soldi per gli avvocati, seguii il consiglio. Con riluttanza, portai i bambini al centro.

Non potevo credere a quello che vedevo. Fuori, appariva come il pubblico vorrebbe vederlo. Dentro, una verità molto diversa.

Era una specie di culto. Odiare gli uomini la prima priorità. […] Seguendo il loro progetto, avrei ottenuto non solo l’affido esclusivo, ma anche la macchina, la casa, il terreno, e soldi per il resto della mia vita.  […] Vidi l’uomo che era stato mio marito distrutto: emotivamente, finanziariamente e fisicamente. Ottenni l’affido esclusivo dei figli, l’allontanamento del padre da casa, e nel supremo interesse del minore, la casa e la macchina.

Fu anche incriminato. L’uomo che con me aveva messo al mondo i nostri figli, aiutato a crescerli, che li amava teneramente, fu obbligato a starne lontano, a mantenere me (più di quanto avessi bisogno) e loro. Lo distrussi, lasciando con poco per sopravvivere.

Mio fratello sta ora combattendo per i suoi figli, e la sua ex sta usando la stessa tattica che mi hanno insegnato al centro. Mio fratello è ridotto come il mio ex.

Sapendo come ho distrutto il mio ex, e capendo il male che ho fatto, cerco di aiutare mio fratello. È stato sbattuto fuori da casa sua e vive con me. È iscritto ad una organizzazione di padri separati e riceve messaggi sull’affido condiviso, etc.

Questi gruppi devono smetterla di combattere in modo pulito.

In tutta onestà, è impossibile compiere atti peggiori di quelli che le femministe hanno già fatto. Per molti anni petizioni, campagne… non hanno portato a niente. I media, gli avvocati, i politici, la gente comune già conoscono le ingiustizie subite dai padri, e nulla cambia.
Il cambiamento arriverà solo se forzato. Non so cosa occorra fare, ma continuare così è inutile. […] So che ci sono vere femministe come Erin Pizzey che combattono per la vera eguaglianza.
Dobbiamo fermare le femministe radicali, che non capiscono che quello che ottengono oggi produrrà domani la devastazione. Vogliono solo una cosa, appropriarsi di tutto per loro stesse, senza badare al prezzo pagato da altri.

———————————

[Fonte: traduzione estratta dalla lettera originale firmata http://www.ejfi.org/DV/dv-63.htm#marion e riprodotta interamente in calce].

As I write this, I am aware that I am probably going to offend some readers, but, then again, I have found that we in society are afraid and unaccepting of the truth, therefore taking offense. I can not apologize for what I am about to say, however I can only hope to attempt to undo the wrong that I have done.
To start with, here is a little bit about myself. Before I was married, I was an extreme feminist, with the hopes and dreams of equality, having the same thoughts and beliefs as others in the fight for true equality. It wasn’t like the feminists of today, who only want to gain complete control, power, and to have revenge, destroying everything that the true feminists have fought so hard for (true gender equality). It is my hope that by posting my story and comments, that it will encourage other women, (we/you know who you are), to come forward and to tell the truth about themselves and their experience. Here is my story, as shameful as it may be.
I am a single mother of two. When I decided to leave my marriage (I was bored) I went to three different lawyers for advice. I was asked by all three of them if I was ever abused by my husband. My answer was, never in any way shape or form was my husband abusive towards me. To my utter disbelief, all of them told me the same thing. Unless I accused my husband of abuse, I would not gain sole custody of my children. They also told me that by making these allegations against him, that I would get EVERYTHING and more. When I asked them how we would prove the allegations, I was told that the courts don’t require proof, and to go to a women’s shelter, and that they would help me, and that it would support my allegations of abuse.
Having been brought up in a very religious family, I was very uncomfortable with this advice. I was then told by the lawyers, that if I wanted the full support of legal aid, I had no choice but to make the allegations against my husband. Having no money to pay for legal expenses, I did as I was advised. Reluctantly I took my children to a women’s shelter. I couldn’t believe what I was seeing. On the outside, it appears as they want the public and their funders to see it. This is however, far from the truth.
This place was a form of a cult, for lack of a better term. Male bashing was a top priority, and the administration was very adamant about recruiting yet another woman (me) to join this man-haters club. They even have a game plan on how to win in court. By following their simple plan step-by-step, I would not only get sole custody of my children, but also the car, house and land, plus finances for the rest of my life.
However, if I did not follow their game plan, but if I played fairly, I would lose everything, and I would be endangering the lives of other women, and would jeopardize any funding for them. The administration must have noticed that their brain washing techniques were not working as fast as they wanted, so I was ‘thrown’ at the other women staying there.
Terms such as ‘sperm donors’, and that all men were abusive and must die, were used on a daily basis. They were very convincing, and not wanting to jeopardize my fellow housemates, I went along with their game plan.
As soon as I said that I would follow their game plan, things moved very quickly. I saw the man that I was once married to destroyed emotionally, financially and physically. I was granted sole custody of our children, and because of a restraining order, I gained the house and car, so that our children wouldn’t lose everything that they were used to.
Not only was there a restraining order against him, he was also charged with assault. The man who had equally created our children, helped raise them, and who loves them dearly, was ordered to stay away from them, and to pay me (more than I ever needed) support for them. Like I said, I destroyed him, leaving him with very little to survive.
My brother is now going through a custody battle, where my former sister-in-law is playing exactly the same game that was taught to me by a women’s shelter, and my brother is in the same shoes that I once put my ex in.
Knowing how I destroyed my ex, and seeing the wrong that I had committed, I have made it my personal endeavor to help my brother with his fight. He recently joined a men’s group, and he receives messages on the net from shared parenting, epoc news etc.
As he was thrown out of his home, he now lives with me, which gives me the opportunity to read the messages from these groups. I must admit, sometimes there is a message or two that is of great help, but for the most part, these groups have to stop playing ‘Mr. Nice Guy’.
In all honesty, you can’t look any worse than what the feminists have already made you out to be. Let’s be honest, for many years, the men’s movement has gained little to no ground at all. You have petitioned, demonstrated, run phone campaigns, fax campaigns, e-mail campaigns, sold t-shirts, hats and bumper stickers, to no avail. Still you continue to do it, hoping for something to change.
The media, law enforcement agencies, medical professions, legal professions, senate, government, judges, researchers, and the majority of the public are aware of the plight of men and fathers face, and still no changes have been made.
In my opinion, change will come only when change is forced. I haven’t got the answers on just what to do, but it is apparent that continuing the aforementioned practices, is completely futile. Why don’t we take a look at how changes were made throughout history, by both men and women?
I have also noticed in these e-mail groups, the endless discussions on repeated posts, where everyone has an opinion. Can we not do something more useful than repeatedly posting the same post, and using our energy on more important matters? How many more statistics, reports, discussions, debates and opinions is it going to take before we say,”enough is enough”?
What is it going to take to get you guys to finally force the necessary changes to bring about gender equality? Having said all of this, I wish to say a couple of more things of importance. The true feminists do believe in gender equality, and really do have the children’s best interests at heart. We do not wish to destroy or restrict anyone from what is constitutionally theirs. I know that there are true feminists such as Erin Pizzey and Senator Anne Cools, that are fighting for true gender equality.
We need to stop today’s radical feminists, who don’t seem to realize that today’s accomplishments will be tomorrow’s devastation. They only see one thing, the need to gain EVERYTHING for themselves, regardless of the price.
I encourage you to forward your stories of truth, for having done so myself, I feel that I can now truly fight for true gender equality.
With you in your fight,
Marion Winters

L’appello di una volontaria: fermate il centro anti-violenza, i bambini non meritano questa crudeltà.

Ho fatto volontariato presso il centro anti-violenza XXX.  Vorrei rimanere anonima temendo vendette. Sono scandalizzata per quello che davvero accade nel centro, che in massima parte è niente più che un “supermarket di divorzi per mogli annoiate ed emotive che vogliono cambiare vita”. È anche ostello gratis per donne con problemi emotivi, se sono disposte ad odiare abbastanza i loro mariti e farsi fare ordini protettivi; in tal caso ottengono fino a 7 mesi di alloggio. Tutto questo con la scusa della donna picchiata è disgustosamente rivoltante.

Per quanto ho visto, lo scopo del centro è convincere le mogli annoiate ed emotive ad abbandonare i mariti, dopo averle attizzate con dosi pesanti di odio anti-uomo, anti-marito, anti-patriarcato.  Questo è progettato con cura dallo staff e dalle collaboratrici del centro.  Attività normali come cucinare, pulire, prendersi cura dei bambini sono presentate come abusi imposti dai loro mariti.

Le discussioni familiari sono presentate come abusi verbali. Una spinta occasionale viene presentata come serio abuso fisico.  Identificano le mogli emotive tramite una serie di test, le rendono furiose con la propaganda, ed usano la rabbia e la frustazione contro i loro mariti.  Vengono loro date istruzioni si come abbandonarli di nascosto per il centro.

Le risorse del centro vengono usate per accusare i padri e far apparire le madri come vittime. I bambini finiscono usati come pedine nel gioco di abusi manipolato dal centro.

Le donne senza quasi problemi familiari sono dichiarate abusate ed istruite dalle operatrici su come andare in Tribunale ed ottenere un ordine protettivo contro i loro mariti.  A tal fine le donne vengono anche minacciate.  Questo è un vergognoso abuso del sistema che era stato pensato per proteggere le donne.

La maggior parte delle operatrici disprezzano il matrimonio e gli uomini, e danno poca importanza al ruolo dei padri nella vita dei bambini. In maggioranza provengono da relazioni fallite, di cui rimane un pozzo senza fondo di odio contro gli uomini.  Usano linguaggio volgare e passano molto il tempo ad insultare i padri, i mariti, e guidano sessioni comuni per iniziare allo stesso odio le nuove residenti.

Il centro è un luogo terribile, non è il posto dove i bambini dovrebbero stare. Neanche le donne.  Molte attività sono attentamente monitorate e sorvegliate per rimanere dietro un velo di segreto.  Le avvocate, sociologhe e psichiatre praticano una auto-censura. Sono solo un mucchio di femministe radicali che giudicano con il loro paraocchi uomini, padri e famiglie.  Mentono ripetutamente a chi finanzia il centro in modo da farlo apparire orientato alle famiglie. […] Contrariamente a quanto dichiarato non c’è nessuna attività per rafforzare le famiglie. Le povere mogli vengono trasformare in vittime dal centro, senza alternativa che dipendere dal centro per la stabilità finanziaria; i bambini vengono alienati dai padri usando ordini protettivi. Le avvocate denunciano i padri per avere mantenimenti per le donne ed i figli.  In tal modo non solo impoveriscono le famiglie rompendole, ma legalmente e moralmente commettono abusi sui bambini allontanandoli dalle loro case e mettendoli nel centro. Lontano dalla scuola, amici e dalle attività familiari.

Ho parlato con molte mogli nel centro, che rimpiangono profondamente di averlo contattato.  Sono state istruite a mentire totalmente o a distorcere la verità.  Nella furia del momento hanno tutte ottenuto ordini protettivi contro i loro mariti, e rimpiangono profondamente di aver distrutto il loro matrimonio, la loro famiglia, il futuro dei loro figli e di aver tagliato ogni via di riconciliazione.

Vi prego ed imploro di indagare e fare qualcosa al più presto per fermare questa insensata distruzione di famiglie e questi inutili traumi sofferti dai bambini.  Per favore fate qualcosa. I bambini non meritano questa crudeltà, fatta sotto i nostri occhi.  Per favore fate qualcosa ora!

Il nome del centro negli USA è in chiaro nella versione originale [pdf], ricevuta dalla Fondazione Equal Justice.

Rapporto del Comitato Giustizia Familiare: dentro i centri anti-violenza

Donne e bambini che subiscono abusi, minacce, lavaggio del cervello, intimidazioni, assalti, odio misandrico nei centri chiamati ‘rifugi per donne’ dalle femministe e pagati con soldi pubblici. Questo il contenuto del qui tradotto documento “Family Justice Review Committee Policy and Position Statements: Women’s Shelters” [link] che elenca le seguenti preoccupanti informazioni in merito a tali centri riferite all’Osservatorio CanadaCourtWatch da più sorgenti credibili, fra cui testimonianze di donne e bambini che hanno vissuto in tali centri, e che riferiscono che:

  • Alcuni centri indirizzano le donne verso avvocate lesbiche o femministe radicali o note per essere non etiche ed odiatrici di uomini.  Spesso questa specie di avvocate ricorrono ad ogni sporco trucco per aiutare le donne a distruggere i loro matrimoni ed il legame dei bambini con i loro padri.
  • Molte delle operatici dei centri odiano gli uomini ed un loro obiettivo è diffondere il loro odio alle donne ospitate, che subiscono pressioni volte a far loro denunciare i loro mariti ed ad impedire ai bambini di vedere i loro padri.  Molte di queste operatrici non vogliono vedere le donne felici e sposate, uno dei loro obiettivi sembra essere il distruggere e sfasciare le famiglie.
  • Alcune operatrici hanno fraudolentemente usato fondi pubblici o ricevuti tramite donazioni per il proprio guadagno personale.  Molti centri non hanno sistemi formali di contabilità dei milioni di dollari di fondi pubblici ricevuti.
  • Alcuni bambini piangono perchè vogliono vedere i loro papà, ma contatti significativi con i papà vengono loro proibiti contatti anche in assenza di accuse o altri motivi etici o morali. In alcuni casi, le operatrici assistono le donne nell’impedire ai figli i contatti con i loro papà in violazione di dispostitivi dei Tribunali.  I diritti dei bambini vengono spesso violati detenendoli a forza in tali centri contro la loro volontà ed in alcuni casi impedendo loro anche contatti telefonici con i loro padri.
  • Le operatrici spiano le donne accolte, talvolta ascoltando le loro telefonate.
  • Alcune operatrici sono lesbiche che odiano gli uomini, alcune hanno fatto avances sessuali su donne nuove arrivate in situazioni di vulnerabilità con tentativi di forzarle a relazioni lesbiche, ad esempio promettendo loro trattamenti di favore.  Alcune donne hanno riferito che è stato loro detto che avrebbero ricevuto trattamenti di favore se avessero accettato tali relazioni sessuali.  Alcune donne hanno riferito di essersi sentite più abusate nei centri anti-violenza che con i loro partner violenti.
  • Si permette a donne molto violente con precedenti penali di abusi contro i loro mariti e figli di alloggiare nei centri insieme ai bambini.  Molte delle donne ospitate ed alcune delle operatrici hanno problemi psicologici e sono più violente degli uomini che hanno lasciato.  Molte operatrici sono donne che si dicono abusate e che odiano gli uomini.
  • È stato dato rifugio a donne in fuga dalla giustizia, a volte assieme a bambini da loro rapiti. Si impedisce alla polizia di entrare in molti rifugi, anche quando la polizia ha un mandato di arresto per donne sospettate di nascondersi nel rifugio.
  • Ai bambini vengono mostrati filmati contenenti scene con uomini che picchiano le donne e subiscono un lavaggio del cervello volto a far loro credere che solo i padri siano violenti.
  • Avvengono risse fra le donne nei centri, ma le operatrici le minacciano per mettere il tutto a tacere, in modo tale che la polizia e la pubblica opinione non sappiano di queste violenze.  Alle donne vengono fatti firmare documenti che le obbligano a non testimoniare nulla di quanto osservano nei centri.  In alcuni centri si dice alle donne che senza il permesso delle operatrici è proibito chiamare la polizia riguardo ad ogni attività illegale o abuso o violenza che capita nel centro.
  • I bambini nei centri sono esposti a frequente turpiloquio e bestemmie.
  • Le operatrici dei centri come routine scrivono ai giudici lettere certificando che le loro ospiti sono madri eccellenti, senza aver fatto alcun controllo (in alcuni casi si trattava di madri che avevano seriamente abusato i loro bambini).  Questo è parte della strategia volta ad ingannare i Tribunali ed aiutare le madri a distruggere il legame dei figli con i loro padri.

 

Sebbene tale situazione sia riferita a centri in Canada, questo articolo non deve essere visto come contro tale paese. Trattasi infatti di traduzione di quanto denunciato da organi canadesi; situazioni simili sono state segnalate in altri paesi.  L’odio di genere femminista non è certo limitato al Canada.

———————–

DOCUMENTO ORIGINALE (IN INGLESE)

Currently in Canada, hundreds of millions of dollars are being spent on women’s shelters across Canada.  The Family Justice Review Committee acknowledges that there are indeed a number of women (and men) who are abused by their partners and in need of a place of temporary shelter during these times of family conflict.

However, information gathered by Canada Court Watch from a number of credible sources including information and testimony from former women residents, children who were residents and former shelter managers, clearly indicate that there is another side to the women’s shelter system which the public is largely unaware of.  Canada Court Watch has obtained video testimony from both children and former women residents  which would indicate that a number of women and children are being abused, threatened, brainwashed, intimated and assaulted while inside some of the government funded Generic Cialis women’s shelters and which is going unreported. There would appear to be widespread abuse of tax dollars.

Some of the disturbing information that has been reported to Canada Court Watch by various  sources include:

  • That many of the women who work in women’s shelters hate men and that one of their goals is to spread their hate to the other women who come to the shelter.  Women in shelters are put under pressure to take their husbands to court and to keep the children from seeing their fathers.  Some of the women’s shelters are operated like anti-male bunkers which spread hate while putting up a facade to the community that they are helping women and children.

  • That very violent women with criminal records of abuse against their spouses and even their children are being allowed to stay at shelters in the presence of children.  Some women who are known to have abused their children are given refused without question.

  • That some shelter workers have fraudulently taken money given to shelters by taxpayers and through donations and have used the money and donations for personal gain.  Women who have stayed in shelters have reported shelter workers taking donations of food and clothing for themselves.

  • That women who are fleeing from authorities, sometimes with children they have abducted, have used women’s shelters to hide out and have never been asked as the the circumstances as to why they are at the shelter with their children.  Police are barred from entering many of the shelters, even if looking for women who may have arrest warrants against them and who police suspect may be hiding in a shelter.

  • That some children in the shelters cry and want to see their fathers but are denied meaningful contact with the fathers even when there is no issue of abuse of the children and no ethical or moral reason for denying contact.  In some cases, workers at women’s shelters assist some mothers to violate court orders in relating to a father’s access to his children as part of a plan to unlawfully keep children from seeing their fathers.  The rights and freedoms of the children are often violated by forcefully detaining the children in the shelter against the child’s wises  and preferences and in many cases denying the children even phone contact with their fathers.

  • That workers spy on women residents and sometimes listen in on private phone calls.

  • That many of the shelters have no formal accounting system for keeping track of money and donations and that there are few, if any, audits on shelters.  Yet, millions of tax dollars flow to these facilities.

  • That some of the women working in shelters are lesbians who deplore men and many of the other women hate men partly because they can’t find a man themselves or because they have been the victim of abuse themselves.

  • That some women’s shelter staff have made sexual advances towards the new women who come into the shelter and attempt to coerce new women into lesbian relationships at a time when these new women are vulnerable. Some women have reported being told that if they enter into sexual relationships with shelter workers they will receive preferential treatment by the shelter workers and can obtain special access to donations which come into the shelter.

  • That many of these women who work at shelters don’t want to see other women happy and married, so one of their main objectives appears to be to to destroy and break up families.

  • That many of the women who are in the the shelters, including some workers, have emotional and psychological problems themselves and in many cases are more violent than the partners they left.

  • That many staff members are former abused women themselves with emotional problems and have a hatred against all men.

  • That children are being shown videotapes of men beating up women and then being brainwashed into believing that only fathers are the ones who are violent towards their partners and children.  Yet published research clearly shows that children are safest in the care of their biological father.

  • That women assault each other in the shelters but the shelters hush this up using threats to residents to keep silent, so that the police and the public will not become aware of the violence in the shelters.

  • That women who come into many of the women’s shelter are told they must sign an intake form agreeing that they will not report about anything they witness in the shelter and to waive their legal rights to sue the shelter. It has been reported that the women are being told that they cannot even take the agreement they signed out of the women’s shelter so that others might be able to see what it is they have signed.

  • Some shelters tell new residents they are not allowed to call police in regards to any illegal activities or incidents of abuse or violence at the shelter without the permission of the shelter.  They are told that this is for “security and privacy” reasons.  The real reason why this is done is to conceal illegal activities and violence in the shelter so that members of the public will not become aware.

  • That there is a a lot of swearing used in the facility and that young children are exposed to swearing and foul language while in the shelter.

  • That new women who come into the shelter are expected to never go back to their husbands and partners and are expected to destroy their marriages.  Even if a woman want to attempt to make her relationship with her partner another chance, she is forced into silence often under threat that she will get kicked out of the shelter is she says anything about wanting to see her former partner.

  • That donations made by corporate sponsors are being squandered and in some cases, removed from the shelters for the profit of staff members.

  • That there is a pecking order in the shelters.  Women who do what they are told by staff or become lesbian partners are granted extra privileges by shelter staff.  Some women have reported that they feel more abused in a shelter then they did when they were with their partners.

  • That workers at shelters routinely provide family courts judges testimonial letters saying that new residents are excellent mothers without doing any check into the past history of the mother.  This is done as part of a strategy to misled the court and to help the mother destroy her children’s relationship with their father.  In some cases violent mothers who have seriously abused their children are willingly been accepted into a shelter and provided a most praising letter to the court.

  • That some women with significant financial assets have stayed at women’s shelters at the expense of taxpayers without having to disclose their financial status.  In some cases women have owned houses and had properties where they could have stayed instead of using the facilities of taxpayer funded facilities.

  • That some shelters are referring new women residents to certain lawyers who are lesbian and radical feminist or who have been reported as being unethical and anti-male.  Often these types of lawyers will resort to any dirty and unethical trick to help women destroy their marriages and destroy their children’s relationship with their fathers.

  • That women’s shelters have been known to harbour women who are fugitives from the law. It has been reported that some women have kidnapped children and have used women’s shelters in various communities and provinces to hide themselves and their children from apprehension from the law.

  • That many women who felt that they or their children have been mistreated by the women’s shelter feel that there is no place that they can file a complaint about their experience without fear of retribution by those who operate the shelter.

  • That some women make it a business of going to different shelters on a regular basis to gather free furniture, food and clothing.  Some women even do this while they are still married and still living secretly with their husbands or partners.

Women’s shelters have been referred to as “One stop divorce shops” by journalists who have written stories about them.  Canada Court Watch believes that any women’s shelter, especially those that receive any government or community funding should maintain the highest standards of accountability and professionalism.

In the matter of women’s shelters it is the position of Canada Court Watch:

Intake application and verification process

  • That all women who apply to stay in a shelter be required to provide proper identification and to fill in an application form which clearly indicates all relevant circumstances to their case such as why they they need services, details of the circumstances requiring them to apply at a shelter, custody of the children, status of any court action (if applicable), disclosure of criminal record or warrants for arrest and a financial statement.

  • That all women who apply for accommodation at any government women’s shelter be required to fill in and sign a financial statement similar to the one used in family court and their financial means assessed for the purposes of determining a fee for services if they have the financial means to pay for services. The taxpayers should not be carrying the cost of services for those who clearly have the financial assets or means to pay.

  • That intake application forms be kept on file for no less than 10 years by the shelter and be made available to any government department conducting an audit on the shelter.

  • That all women’s shelters use standardized intake application for service forms and that a copy of a blank form be readily available for viewing by the public on a publicly accessible or government website.

  • That an information package be given to each person seeking residency which would include a complaint form and details as to how to make complaints about the shelter and the code of conduct for residents and workers.

  • That all women’s shelters be linked to a government database which will track the use of services by individuals to ensure that services are not being abused.

Protection of children’s rights

  • That shelter worker shall not engage in any activities or provide any advice that could be seen as interfering with a child’s rights to his/her relationship with other family members, including the other parent. If anything, shelter workers should be helping to protect children’s rights.  Shelter workers should not be taking on the position of judge and jury in such matters.

  • That the issue of the children’s access to the other parent and extended family members should be investigated ASAP and unless there is compelling evidence (not just allegations from one parent) that the child is at risk, then steps should be taken ASAP to ensure that the child’s contact with the other parent is maintained and/or encouraged.  Women’s shelters should not be used as a tool by one parent to violate the the rights of children to have meaningful contact with their other parent.

Fee for services based on financial ability to pay

  • That based-on-income user fees on a per night basis be charged to all women whose financial statement would indicate that they have the financial means to pay for such services.  The taxpayers should not be funding free services to those who clearly have the financial ability and means to pay. (This would be considered financially prudent and help to reduce abuse

  • That the daily user fee and the formulas to calculate the daily user fee should be readily available to the public or posted on the government’s internet site.

Restrictions to use of services

  • That residency at a shelter be denied to any woman who would be considered a fugitive from the law.  Should it be discovered that any resident is being sought by the authorities, then shelter workers must immediately report any woman who they know is fleeing from authorities. Not only does housing known criminals set a bad example for other women and children by saying that it is OK to help someone break the law, but it also puts children at risk by housing criminals in the same facility as young vulnerable children.

  • That women who apply for residence in a shelter with children from outside of the community in which the children have been normally living, should be considered for acceptance only after they have shown that they have attempted to obtain  accommodation at a women’s shelter within their community first. (This to help prevent parents from taking children from their community as part of a plan to  to prevent access by other family members)

  • That any women with a history of violence against another person or abuse against children be refused admittance to a shelter.  (This to prevent children who are already residing in the shelter from being exposed to known violent persons)

  • That residency in any women’s shelter be limited to a maximum period of three months in any one calendar year unless there are reasonable circumstances which may justify otherwise. (This to help reduce abuse of the system and to help reduce dependency on women’s shelters.  Women’s shelters should be for emergency short term housing only.)

  • That residency at a shelter be strictly restricted to those women who are fleeing physical or emotional abuse by a partner. Women’s shelters should not be used as temporary housing for immigrants or to house those women who are only in need of accommodation for financial reasons.  Women who are not fleeing abuse should attend facilities intended for temporary housing such as local churches, the YWCA, the Salvation Army, welfare, etc.

Code of Conduct for Residents

  • That shelters have a written code of conduct that all residents must abide by and that this code of conduct be signed by each new resident upon arrival to the shelter. Copies of this Code of Conduct to be given to each resident immediately after they have arrived.

  • That the use of foul language by shelter workers and/or residents in front of children be prohibited and that any resident or shelter worker who refuses to abide by this simple rule of conduct after being warned, be expelled from the shelter. (Children should not be exposed to foul language as this is a form of child abuse.)

  • That there should be no restriction or code of silence placed on residents which would prevent them from reporting illegal activities such as drug use or violence in the shelter to police, Children’s Aid Society or to any other authority.

  • That there should be clear written guidelines provided to each resident informing them what they should do in the even that they see illegal activity at the shelter or see workers or residents violating the shelter’s published code of conduct.

  • That the general rules that residents and their children must follow while residing in a shelter, must be in writing and acknowledged in writing by each new resident before they are granted residency in the facility.  Part of the introductory package to each new member should include how to file a complaint against the shelter should they not be satisfied with the services provided.  Such rules to be published and made available to members of the public upon request.  Ideally such rules should be posted on a website for the shelter.

Advocacy services, legal advice and counselling

  • That shelters should not engage in the business of providing heath care services such as counselling.

  • That women’s shelter workers not be allowed to have contact with the police, Crown Attorney or others involved with a resident’s legal matters. Women’s shelter staff should be providing shelter for women, not engaging in the area of providing legal advocacy services.  Other groups and organizations outside of the shelter should be providing advocacy services and women residents should be referred to these outside, arms-length services.

  • That shelter staff should not be providing legal advice. The taxpayers are already funding the Legal Aid plan which will provide legal services for the women so taxpayers should not be paying for this service twice by subsidizing workers from the shelter as well.

  • Counseling should not be provided for children by women’s shelter staff.  All counselling should be provided by trained persons who are independent of the shelters and who are not in conflict of interest.

  • That women’s shelters, being largely publicly funded, should not refer residents to any particular legal firm or lawyer.  Residents should be advised to obtains the names of specific lawyers from the applicable lawyer referral service of the law society having jurisdiction in the province.

Financial records and general business records

  • That all shelters be required to maintain proper financial and services provided records and to have these records available to the public under the same criteria as the Freedom of Information legislation.

  • That shelters share a government operated database with all women’s shelter across Canada which will be used to keep track of residents who come to the shelters to ensure that services are not being abused by some resident who may abuse the system by moving from one women’s shelter to another. This will also help shelters to be made aware of applicants who have abused services or violated a residents code of conduct at another women’s shelter. (This to help reduce abuse of the system and to help reduce dependency on women’s shelters.  Women’s shelters should be for emergency short term housing only.)

Complaints process

  • That an Ombudsman with the provincial government or an independent body be appointed and given the authority under legislation to investigate complaints about women’s shelters in each Province.

  • That all residents be provided with written details of how to file a complaint about a women’s shelter at the time they are admitted into the facility.

Code of Conduct for shelter workers

  • That any staff member caught making sexual advances towards any resident shall have their employment or volunteer activities at the shelter immediately terminated.  Workers and volunteer must be made aware that they hold a position of trust over the women residents and should not be allowed to abuse this power over women who are most vulnerable.

  • That residents of shelters be allowed to retain copies of any documents they must sign to gain entrance to a woman’s shelter, just as they have the right to retain a copy of any other legal document they sign.

Management of women’s shelters

  • That all women’s shelters be overseen by an elected Board of Directors with general membership being open to any member of the public in the community from the region in which the shelter provides services.

Equal services

  • That every community in which there is a publicly funded women’s shelter, the government must ensure that there is also at least one facility for men and children seeking shelter from family violence.