Un interesse superiore del minore ormai privo di qualsiasi contenuto reale

“Sia le donne che gli uomini possono essere crudeli. L’unica cosa di cui un bambino ha davvero bisogno, i suoi genitori assieme sotto lo stesso tetto, viene minata dall’ideologia che dice di difendere i diritti delle donne.”  avvertiva Erin Pizzey, fondatrice del primo centro antiviolenza per donne vittime di maltrattamenti ed esperta di tematiche legate alla violenza domestica.

Parole forse inutili quelle della Pizzey, parole e appelli comunque inascoltati i suoi. Quanti crimini, quanti saccheggi, quanta ingiustizia, invece, sono stati perpetrati al riparo di questo  slogan abusato – l’interesse superiore del minore appunto – nel corso di interi decenni avendolo ormai (o forse da sempre) svuotato di qualsiasi reale contenuto.

Quante volte e per quanto tempo, invece, l’interesse vero dei bambini è stato la leva di battaglie di tutt’altro ordine e genere. A cominciare da quelle per i diritti femminili anni 70 dove i figli diventarono figli di una guerra senza luce e senza pietà nel naufragio di matrimoni iniziati e terminati spesso nel giro di pochi anni.

Quelle che si consumano all’interno delle separazioni sono guerre ignobile e terribili, che raccontano la folle crudeltà di un sistema che attraverso la “giustizia” riesce a creare solo dolore e ingiustizia.

Una vera cattiveria umana vissuta sulla pelle di adulti e bambini e sostenuta da un sistema folle come quello che nei nostri paesi dovrebbe garantire per prima cosa “giustizia” ai bambini, e che invece la prima cosa che regala loro è il conflitto e le relative tragedie.

Ci sono tanti genitori che, a causa di questa logica folle, hanno perso ogni contatto con i propri figli. Casi nei quali si evidenzia tutta la paradossalità della nostra cultura – una cultura che vive nella logica di identificare nelle separazioni e nel conflitto la soluzione ai conflitti e alle separazioni.

La nostra – in altri termini – è una cultura che considera normale il fare la guerra contro la guerra, o combattere la violenza con altre violenze: una logica della contrapposizione che implica solo la contrapposizione e la scissione come soluzioni alle contrapposizioni e alle scissioni.

Una cultura che non punta mai ad accrescere e integrare ciò che appare separato e in conflitto.

Ci sono figli che, in seguito alle lotte (spontanee ma piu’ spesso fomentate) fra i genitori, vengono portati per sempre in altri stati, bambini letteralmente rapiti ad un loro genitore, un genitore che oggi forse loro stessi non conoscono e non ricordano più, e che vivono all’estero, in terre assolutamente lontane.

Moltissimi i bambini italiani cui viene reso impossibile per anni incontrare uno dei due genitori.

Siamo una cultura che vive di leggi e sentenze, ma nessuno di noi vuole rispettarne davvero una, se non è quella che gli conviene. Impedire ad un figlio di frequentare l’altro genitore è un comportamento che in realtà crea una lesione profondissima dell’equilibrio di un bambino che sarà sempre un adulto amputato.

Per contro il mancato pagamento dell’assegno di mantenimento, implica una violazione degli obblighi di assistenza familiare: per il nostro codice e la nostra magistratura, dunque, si accudisce un bambino solo dando i soldi. Poi, si può pure sparire, o fargli sparire un genitore, e non si commette reato.

Sono tragedie disumane, queste, e ogni volta che un bambino è costretto a perdere un genitore muore un mondo.

Ma noi viviamo in una cultura che non solo è indifferente a questo, ma che addirittura ne trae profitto: il contenzioso per l’affido dei figli genera decine di milioni di euro l’anno, e nessuno vuole rinunciarci: né le lobby professionali, né coloro che traggono altri profitti, più o meno indiretti, da tutto questo.

Ci sono intere categorie che traggono potere e denaro dal permanere di questo clima di continua conflittualità nella nostra società.

Non parlo solo degli avvocati, ma anche di chi si occupa di assistenza sociale, chi si occupa di perizie, chi ha case famiglie dove ospitare i bambini vittime del disagio genitoriale.

Sono in tanti a guadagnare dalle tragedie che triturano il cuore dei bambini.

Di fronte all’immane tragedia della realtà familiare occidentale c’è chi adesso è pronto a giurare che ciò che manca è il Padre interno, quindi la capacità di crescere e di non essere figli in accontentabili e privi di regole. Figli in accontentabili, viziati, incapaci di trovare un Senso e un Logos nell’esistenza capace di definirci attraverso limiti e non soltanto bisogni.

Del resto gli stessi figli vengono ridotti a optional del passatempo, e buttati in un cassonetto se considerati un peso, un ostacolo, o anche i testimoni di una vita non goduta: la madre figlicida è sempre considerata incapace di intendere e volere, al contrario del padre figlicida che viene sempre considerato colpevole perchè capace di intendere e volere, proprio perché il figlio è considerato sempre più una cosa destinata solo ad allietare e gratificare un’esistenza.

Il Padre è una figura fondamentale, presente, come lo è quella della Madre, archetipicamente nella psiche di tutti, una figura che ci guida nel mondo mediante regole senza le quali siamo persi, che ci dà la capacità di elaborare il dolore, che ci dà stima e forza in noi stessi, e ci regala la voglia, e la possibilità, di guardare in alto, e oltre, alla ricerca di nuovi domini e nuove dimensioni da affrontare.

Perdere il Padre interno, ma anche quello esterno, vuole dire perdere il diritto alla vita, al confronto con l’esistenza, alla possibilità di vivere la propria autonomia come autonomia e non come desideri che qualcun altro ci deve soddisfare, lasciandoci alla nostra impotenza.

Chi rispondera’ di tutto questo?
Quando riusciremo a porre la parola fine al massacro?

Le domande appaiono lecite.
Le risposta, invece, ancora e nonostante tutto, tardano a venire.

gf

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La paternità negata di Gianluca Schiavon e "Il bambino del mercoledì". A Matrix il 31-03-2011 (parte 1)

Matrix 31-03-2011. Le premesse per una buona audience c’erano tutte: un pò di provocazione (avv. Bernardini De Pace), l’autorevolezza (avv. Gassani), l’equilibrio e la ragionevolezza (Timperi) e la mamma famosa (Lucarelli), ma chi ha visto la trasmissione non si aspettava certo che il ruolo da protagonista lo assumessero due ingredienti che lo chef di Matrix/Canale5 non aveva previsto: il “caso umano” (Schiavon) – il cui racconto ha spiazzato tutti e ha aperto uno squarcio insanabile tra ciò che la gente non sapeva, e ciò che adesso sa -, e le lacrime di Tiberio Timperi.

Chi aveva qualche dubbio sull’autenticità delle motivazioni del noto giornalista, impegnato sempre di più nella campagna di sensibilizzazione delle Istituzioni verso il vero affido condiviso, si è dovuto ricredere.

Durante il racconto del genitore/Schiavon, durante il quale si raccontava l’ultima telefonata intercorsa con il figlio (che mimava una segreteria telefonica, in preda alla più totale alienazione genitoriale) c’era una sola persona con le lacrime agli occhi, ed era Tiberio. A dire il vero, anche il conduttore era particolarmente scosso da quel racconto, dall’auto-analisi con cui era stato meditato per anni e dalla forza dirompente che solo la verità sa attribuire alle parole.

Chi ha vissuto un grande dolore sulla propria pelle non rimane mai freddo di fronte ad una storia così forte, anche se la sofferenza ha lasciato il posto alla ragionevolezza e alla determinazione a cambiare le cose. Le lacrime di Timperi non sono soltanto una testimonianza del dolore personale, ma il simbolo del pianto di tutti gli italiani che sbattono quotidianamente contro il muro di gomma della malagiustizia familiare.

Negli ultimi vent’anni abbiamo ascoltato spesso un utile refrain: cambiare si può. Grazie a questa consapevolezza è arrivata la legge sull’affido condiviso, che però non ha cambiato nulla nella pratica più becera dei tribunali civili. Però ha cambiato molte coscienze, e la commozione di Timperi ne rappresenta una bella fetta.

Adesso, di fronte a tanto dolore diffuso, è arrivato il momento di cambiare il refrain: cambiare si deve.

“IL BAMBINO DEL MERCOLEDÌ” di Gianluigi Schiavon

Il libro racconta una storia che colpisce allo stomaco. La storia è quella del piccolo Giò e del suo babbo separato, il Signor B.

Una vicenda di ordinaria e straordinaria ingiustizia, che trasforma la vita di un bambino in un percorso a ostacoli popolato di angeli e di demoni.

I primi, in questa guerra chiamata separazione, lo difendono, gli altri lo tormentano. Giò e il Signor B lottano per restare insieme. Scendono in campo anche magistrati e assistenti sociali capaci di azioni tanto efferate sulle spalle di un bambino in età da scuola materna, da riuscire a trasformare il suo rapporto con il padre in un vicolo cieco, talmente disseminato di trappole da rendere le loro visite un giallo.

Dalla notte della Vigilia di Natale, in cui il bambino fu strappato ai suoi regali e ai suoi affetti, fino agli incontri protetti, e al giorno in cui il piccolo Giò si vide improvvisamente e senza ragione negata la possibilità della consueta visita settimanale.

Assieme a tutto il resto.

E si ritrovò a protestare, e piangere, e fra le lacrime urlare: “Ma domani è mercoledì!”

Titolo : “Il bambino del mercoledì”
Autore : Gianluigi Schiavon
Editore : Giraldi Editore
Anno : 2008

Gianluigi Schiavon, nato a Padova, vive a Bologna. Giornalista de “Il Resto del Carlino”, ha lavorato anche a “La Repubblica”, “Il Gazzettino” e per varie riviste.
Per Giraldi ha pubblicato il romanzo “50 minuti. L’inganno nel cassetto”, surreale storia di un morto che continua a vedere e sentire ciò che accade intorno a lui.
[Fonte http://www.giraldieditore.it/index.php?option=com_content&view=article&am…

]

Rapporto del Comitato Giustizia Familiare: dentro i centri anti-violenza

Donne e bambini che subiscono abusi, minacce, lavaggio del cervello, intimidazioni, assalti, odio misandrico nei centri chiamati ‘rifugi per donne’ dalle femministe e pagati con soldi pubblici. Questo il contenuto del qui tradotto documento “Family Justice Review Committee Policy and Position Statements: Women’s Shelters” [link] che elenca le seguenti preoccupanti informazioni in merito a tali centri riferite all’Osservatorio CanadaCourtWatch da più sorgenti credibili, fra cui testimonianze di donne e bambini che hanno vissuto in tali centri, e che riferiscono che:

  • Alcuni centri indirizzano le donne verso avvocate lesbiche o femministe radicali o note per essere non etiche ed odiatrici di uomini.  Spesso questa specie di avvocate ricorrono ad ogni sporco trucco per aiutare le donne a distruggere i loro matrimoni ed il legame dei bambini con i loro padri.
  • Molte delle operatici dei centri odiano gli uomini ed un loro obiettivo è diffondere il loro odio alle donne ospitate, che subiscono pressioni volte a far loro denunciare i loro mariti ed ad impedire ai bambini di vedere i loro padri.  Molte di queste operatrici non vogliono vedere le donne felici e sposate, uno dei loro obiettivi sembra essere il distruggere e sfasciare le famiglie.
  • Alcune operatrici hanno fraudolentemente usato fondi pubblici o ricevuti tramite donazioni per il proprio guadagno personale.  Molti centri non hanno sistemi formali di contabilità dei milioni di dollari di fondi pubblici ricevuti.
  • Alcuni bambini piangono perchè vogliono vedere i loro papà, ma contatti significativi con i papà vengono loro proibiti contatti anche in assenza di accuse o altri motivi etici o morali. In alcuni casi, le operatrici assistono le donne nell’impedire ai figli i contatti con i loro papà in violazione di dispostitivi dei Tribunali.  I diritti dei bambini vengono spesso violati detenendoli a forza in tali centri contro la loro volontà ed in alcuni casi impedendo loro anche contatti telefonici con i loro padri.
  • Le operatrici spiano le donne accolte, talvolta ascoltando le loro telefonate.
  • Alcune operatrici sono lesbiche che odiano gli uomini, alcune hanno fatto avances sessuali su donne nuove arrivate in situazioni di vulnerabilità con tentativi di forzarle a relazioni lesbiche, ad esempio promettendo loro trattamenti di favore.  Alcune donne hanno riferito che è stato loro detto che avrebbero ricevuto trattamenti di favore se avessero accettato tali relazioni sessuali.  Alcune donne hanno riferito di essersi sentite più abusate nei centri anti-violenza che con i loro partner violenti.
  • Si permette a donne molto violente con precedenti penali di abusi contro i loro mariti e figli di alloggiare nei centri insieme ai bambini.  Molte delle donne ospitate ed alcune delle operatrici hanno problemi psicologici e sono più violente degli uomini che hanno lasciato.  Molte operatrici sono donne che si dicono abusate e che odiano gli uomini.
  • È stato dato rifugio a donne in fuga dalla giustizia, a volte assieme a bambini da loro rapiti. Si impedisce alla polizia di entrare in molti rifugi, anche quando la polizia ha un mandato di arresto per donne sospettate di nascondersi nel rifugio.
  • Ai bambini vengono mostrati filmati contenenti scene con uomini che picchiano le donne e subiscono un lavaggio del cervello volto a far loro credere che solo i padri siano violenti.
  • Avvengono risse fra le donne nei centri, ma le operatrici le minacciano per mettere il tutto a tacere, in modo tale che la polizia e la pubblica opinione non sappiano di queste violenze.  Alle donne vengono fatti firmare documenti che le obbligano a non testimoniare nulla di quanto osservano nei centri.  In alcuni centri si dice alle donne che senza il permesso delle operatrici è proibito chiamare la polizia riguardo ad ogni attività illegale o abuso o violenza che capita nel centro.
  • I bambini nei centri sono esposti a frequente turpiloquio e bestemmie.
  • Le operatrici dei centri come routine scrivono ai giudici lettere certificando che le loro ospiti sono madri eccellenti, senza aver fatto alcun controllo (in alcuni casi si trattava di madri che avevano seriamente abusato i loro bambini).  Questo è parte della strategia volta ad ingannare i Tribunali ed aiutare le madri a distruggere il legame dei figli con i loro padri.

 

Sebbene tale situazione sia riferita a centri in Canada, questo articolo non deve essere visto come contro tale paese. Trattasi infatti di traduzione di quanto denunciato da organi canadesi; situazioni simili sono state segnalate in altri paesi.  L’odio di genere femminista non è certo limitato al Canada.

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DOCUMENTO ORIGINALE (IN INGLESE)

Currently in Canada, hundreds of millions of dollars are being spent on women’s shelters across Canada.  The Family Justice Review Committee acknowledges that there are indeed a number of women (and men) who are abused by their partners and in need of a place of temporary shelter during these times of family conflict.

However, information gathered by Canada Court Watch from a number of credible sources including information and testimony from former women residents, children who were residents and former shelter managers, clearly indicate that there is another side to the women’s shelter system which the public is largely unaware of.  Canada Court Watch has obtained video testimony from both children and former women residents  which would indicate that a number of women and children are being abused, threatened, brainwashed, intimated and assaulted while inside some of the government funded Generic Cialis women’s shelters and which is going unreported. There would appear to be widespread abuse of tax dollars.

Some of the disturbing information that has been reported to Canada Court Watch by various  sources include:

  • That many of the women who work in women’s shelters hate men and that one of their goals is to spread their hate to the other women who come to the shelter.  Women in shelters are put under pressure to take their husbands to court and to keep the children from seeing their fathers.  Some of the women’s shelters are operated like anti-male bunkers which spread hate while putting up a facade to the community that they are helping women and children.

  • That very violent women with criminal records of abuse against their spouses and even their children are being allowed to stay at shelters in the presence of children.  Some women who are known to have abused their children are given refused without question.

  • That some shelter workers have fraudulently taken money given to shelters by taxpayers and through donations and have used the money and donations for personal gain.  Women who have stayed in shelters have reported shelter workers taking donations of food and clothing for themselves.

  • That women who are fleeing from authorities, sometimes with children they have abducted, have used women’s shelters to hide out and have never been asked as the the circumstances as to why they are at the shelter with their children.  Police are barred from entering many of the shelters, even if looking for women who may have arrest warrants against them and who police suspect may be hiding in a shelter.

  • That some children in the shelters cry and want to see their fathers but are denied meaningful contact with the fathers even when there is no issue of abuse of the children and no ethical or moral reason for denying contact.  In some cases, workers at women’s shelters assist some mothers to violate court orders in relating to a father’s access to his children as part of a plan to unlawfully keep children from seeing their fathers.  The rights and freedoms of the children are often violated by forcefully detaining the children in the shelter against the child’s wises  and preferences and in many cases denying the children even phone contact with their fathers.

  • That workers spy on women residents and sometimes listen in on private phone calls.

  • That many of the shelters have no formal accounting system for keeping track of money and donations and that there are few, if any, audits on shelters.  Yet, millions of tax dollars flow to these facilities.

  • That some of the women working in shelters are lesbians who deplore men and many of the other women hate men partly because they can’t find a man themselves or because they have been the victim of abuse themselves.

  • That some women’s shelter staff have made sexual advances towards the new women who come into the shelter and attempt to coerce new women into lesbian relationships at a time when these new women are vulnerable. Some women have reported being told that if they enter into sexual relationships with shelter workers they will receive preferential treatment by the shelter workers and can obtain special access to donations which come into the shelter.

  • That many of these women who work at shelters don’t want to see other women happy and married, so one of their main objectives appears to be to to destroy and break up families.

  • That many of the women who are in the the shelters, including some workers, have emotional and psychological problems themselves and in many cases are more violent than the partners they left.

  • That many staff members are former abused women themselves with emotional problems and have a hatred against all men.

  • That children are being shown videotapes of men beating up women and then being brainwashed into believing that only fathers are the ones who are violent towards their partners and children.  Yet published research clearly shows that children are safest in the care of their biological father.

  • That women assault each other in the shelters but the shelters hush this up using threats to residents to keep silent, so that the police and the public will not become aware of the violence in the shelters.

  • That women who come into many of the women’s shelter are told they must sign an intake form agreeing that they will not report about anything they witness in the shelter and to waive their legal rights to sue the shelter. It has been reported that the women are being told that they cannot even take the agreement they signed out of the women’s shelter so that others might be able to see what it is they have signed.

  • Some shelters tell new residents they are not allowed to call police in regards to any illegal activities or incidents of abuse or violence at the shelter without the permission of the shelter.  They are told that this is for “security and privacy” reasons.  The real reason why this is done is to conceal illegal activities and violence in the shelter so that members of the public will not become aware.

  • That there is a a lot of swearing used in the facility and that young children are exposed to swearing and foul language while in the shelter.

  • That new women who come into the shelter are expected to never go back to their husbands and partners and are expected to destroy their marriages.  Even if a woman want to attempt to make her relationship with her partner another chance, she is forced into silence often under threat that she will get kicked out of the shelter is she says anything about wanting to see her former partner.

  • That donations made by corporate sponsors are being squandered and in some cases, removed from the shelters for the profit of staff members.

  • That there is a pecking order in the shelters.  Women who do what they are told by staff or become lesbian partners are granted extra privileges by shelter staff.  Some women have reported that they feel more abused in a shelter then they did when they were with their partners.

  • That workers at shelters routinely provide family courts judges testimonial letters saying that new residents are excellent mothers without doing any check into the past history of the mother.  This is done as part of a strategy to misled the court and to help the mother destroy her children’s relationship with their father.  In some cases violent mothers who have seriously abused their children are willingly been accepted into a shelter and provided a most praising letter to the court.

  • That some women with significant financial assets have stayed at women’s shelters at the expense of taxpayers without having to disclose their financial status.  In some cases women have owned houses and had properties where they could have stayed instead of using the facilities of taxpayer funded facilities.

  • That some shelters are referring new women residents to certain lawyers who are lesbian and radical feminist or who have been reported as being unethical and anti-male.  Often these types of lawyers will resort to any dirty and unethical trick to help women destroy their marriages and destroy their children’s relationship with their fathers.

  • That women’s shelters have been known to harbour women who are fugitives from the law. It has been reported that some women have kidnapped children and have used women’s shelters in various communities and provinces to hide themselves and their children from apprehension from the law.

  • That many women who felt that they or their children have been mistreated by the women’s shelter feel that there is no place that they can file a complaint about their experience without fear of retribution by those who operate the shelter.

  • That some women make it a business of going to different shelters on a regular basis to gather free furniture, food and clothing.  Some women even do this while they are still married and still living secretly with their husbands or partners.

Women’s shelters have been referred to as “One stop divorce shops” by journalists who have written stories about them.  Canada Court Watch believes that any women’s shelter, especially those that receive any government or community funding should maintain the highest standards of accountability and professionalism.

In the matter of women’s shelters it is the position of Canada Court Watch:

Intake application and verification process

  • That all women who apply to stay in a shelter be required to provide proper identification and to fill in an application form which clearly indicates all relevant circumstances to their case such as why they they need services, details of the circumstances requiring them to apply at a shelter, custody of the children, status of any court action (if applicable), disclosure of criminal record or warrants for arrest and a financial statement.

  • That all women who apply for accommodation at any government women’s shelter be required to fill in and sign a financial statement similar to the one used in family court and their financial means assessed for the purposes of determining a fee for services if they have the financial means to pay for services. The taxpayers should not be carrying the cost of services for those who clearly have the financial assets or means to pay.

  • That intake application forms be kept on file for no less than 10 years by the shelter and be made available to any government department conducting an audit on the shelter.

  • That all women’s shelters use standardized intake application for service forms and that a copy of a blank form be readily available for viewing by the public on a publicly accessible or government website.

  • That an information package be given to each person seeking residency which would include a complaint form and details as to how to make complaints about the shelter and the code of conduct for residents and workers.

  • That all women’s shelters be linked to a government database which will track the use of services by individuals to ensure that services are not being abused.

Protection of children’s rights

  • That shelter worker shall not engage in any activities or provide any advice that could be seen as interfering with a child’s rights to his/her relationship with other family members, including the other parent. If anything, shelter workers should be helping to protect children’s rights.  Shelter workers should not be taking on the position of judge and jury in such matters.

  • That the issue of the children’s access to the other parent and extended family members should be investigated ASAP and unless there is compelling evidence (not just allegations from one parent) that the child is at risk, then steps should be taken ASAP to ensure that the child’s contact with the other parent is maintained and/or encouraged.  Women’s shelters should not be used as a tool by one parent to violate the the rights of children to have meaningful contact with their other parent.

Fee for services based on financial ability to pay

  • That based-on-income user fees on a per night basis be charged to all women whose financial statement would indicate that they have the financial means to pay for such services.  The taxpayers should not be funding free services to those who clearly have the financial ability and means to pay. (This would be considered financially prudent and help to reduce abuse

  • That the daily user fee and the formulas to calculate the daily user fee should be readily available to the public or posted on the government’s internet site.

Restrictions to use of services

  • That residency at a shelter be denied to any woman who would be considered a fugitive from the law.  Should it be discovered that any resident is being sought by the authorities, then shelter workers must immediately report any woman who they know is fleeing from authorities. Not only does housing known criminals set a bad example for other women and children by saying that it is OK to help someone break the law, but it also puts children at risk by housing criminals in the same facility as young vulnerable children.

  • That women who apply for residence in a shelter with children from outside of the community in which the children have been normally living, should be considered for acceptance only after they have shown that they have attempted to obtain  accommodation at a women’s shelter within their community first. (This to help prevent parents from taking children from their community as part of a plan to  to prevent access by other family members)

  • That any women with a history of violence against another person or abuse against children be refused admittance to a shelter.  (This to prevent children who are already residing in the shelter from being exposed to known violent persons)

  • That residency in any women’s shelter be limited to a maximum period of three months in any one calendar year unless there are reasonable circumstances which may justify otherwise. (This to help reduce abuse of the system and to help reduce dependency on women’s shelters.  Women’s shelters should be for emergency short term housing only.)

  • That residency at a shelter be strictly restricted to those women who are fleeing physical or emotional abuse by a partner. Women’s shelters should not be used as temporary housing for immigrants or to house those women who are only in need of accommodation for financial reasons.  Women who are not fleeing abuse should attend facilities intended for temporary housing such as local churches, the YWCA, the Salvation Army, welfare, etc.

Code of Conduct for Residents

  • That shelters have a written code of conduct that all residents must abide by and that this code of conduct be signed by each new resident upon arrival to the shelter. Copies of this Code of Conduct to be given to each resident immediately after they have arrived.

  • That the use of foul language by shelter workers and/or residents in front of children be prohibited and that any resident or shelter worker who refuses to abide by this simple rule of conduct after being warned, be expelled from the shelter. (Children should not be exposed to foul language as this is a form of child abuse.)

  • That there should be no restriction or code of silence placed on residents which would prevent them from reporting illegal activities such as drug use or violence in the shelter to police, Children’s Aid Society or to any other authority.

  • That there should be clear written guidelines provided to each resident informing them what they should do in the even that they see illegal activity at the shelter or see workers or residents violating the shelter’s published code of conduct.

  • That the general rules that residents and their children must follow while residing in a shelter, must be in writing and acknowledged in writing by each new resident before they are granted residency in the facility.  Part of the introductory package to each new member should include how to file a complaint against the shelter should they not be satisfied with the services provided.  Such rules to be published and made available to members of the public upon request.  Ideally such rules should be posted on a website for the shelter.

Advocacy services, legal advice and counselling

  • That shelters should not engage in the business of providing heath care services such as counselling.

  • That women’s shelter workers not be allowed to have contact with the police, Crown Attorney or others involved with a resident’s legal matters. Women’s shelter staff should be providing shelter for women, not engaging in the area of providing legal advocacy services.  Other groups and organizations outside of the shelter should be providing advocacy services and women residents should be referred to these outside, arms-length services.

  • That shelter staff should not be providing legal advice. The taxpayers are already funding the Legal Aid plan which will provide legal services for the women so taxpayers should not be paying for this service twice by subsidizing workers from the shelter as well.

  • Counseling should not be provided for children by women’s shelter staff.  All counselling should be provided by trained persons who are independent of the shelters and who are not in conflict of interest.

  • That women’s shelters, being largely publicly funded, should not refer residents to any particular legal firm or lawyer.  Residents should be advised to obtains the names of specific lawyers from the applicable lawyer referral service of the law society having jurisdiction in the province.

Financial records and general business records

  • That all shelters be required to maintain proper financial and services provided records and to have these records available to the public under the same criteria as the Freedom of Information legislation.

  • That shelters share a government operated database with all women’s shelter across Canada which will be used to keep track of residents who come to the shelters to ensure that services are not being abused by some resident who may abuse the system by moving from one women’s shelter to another. This will also help shelters to be made aware of applicants who have abused services or violated a residents code of conduct at another women’s shelter. (This to help reduce abuse of the system and to help reduce dependency on women’s shelters.  Women’s shelters should be for emergency short term housing only.)

Complaints process

  • That an Ombudsman with the provincial government or an independent body be appointed and given the authority under legislation to investigate complaints about women’s shelters in each Province.

  • That all residents be provided with written details of how to file a complaint about a women’s shelter at the time they are admitted into the facility.

Code of Conduct for shelter workers

  • That any staff member caught making sexual advances towards any resident shall have their employment or volunteer activities at the shelter immediately terminated.  Workers and volunteer must be made aware that they hold a position of trust over the women residents and should not be allowed to abuse this power over women who are most vulnerable.

  • That residents of shelters be allowed to retain copies of any documents they must sign to gain entrance to a woman’s shelter, just as they have the right to retain a copy of any other legal document they sign.

Management of women’s shelters

  • That all women’s shelters be overseen by an elected Board of Directors with general membership being open to any member of the public in the community from the region in which the shelter provides services.

Equal services

  • That every community in which there is a publicly funded women’s shelter, the government must ensure that there is also at least one facility for men and children seeking shelter from family violence.